Carrubo (Ceratonia siliqua L. (1758))

NOME COMUNE

Carrubo

NOME SCIENTIFICO

Ceratonia siliqua L. (1758)

FAMIGLIA

Fabaceae

HABITAT

È pianta spontanea nel bacino del Mediterraneo, del Portogallo e Marocco atlantici, vive nelle zone aride di questa regione. In Italia è presente allo stato spontaneo nelle regioni del Sud e particolarmente in Sicilia mentre è naturalizzata in Toscana e a nord di questa, dove peraltro è rara. In Puglia, una legge regionale (Art. 18 L. R. 04/06/2007) la fa rientrare nelle specie protette. [31]

PARTE USATA

I frutti (detti silique), i semi dei frutti.

PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE

Polveri, frantumazioni, bevande, sciroppi, capsule. La farina (polvere) si ottiene facendo essiccare la polpa e tritandola assieme anche ai semi della pianta. Nelle industrie alimentari è impiegata come additivo esplica una funzione addensante, emulsionante, stabilizzante e gelificante. Questo ingrediente, talvolta indicato con la sigla E410, ha infatti la capacità di adsorbire umidità e altre sostanze dall’ambiente circostante per 50-100 volte il suo peso.

DISCIPLINA DELL’IMPIEGO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI E DI SOSTANZE E PREPARATI VEGETALI DEL MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO 

Ceratonia siliqua L., fructus, semen fructus: Regolarità del transito intestinale. Azione emolliente e lenitiva (sistema digerente). Modulazione/limitazione dell’assorbimento dei nutrienti e facilitazione del senso di sazietà. [40]

COMPOSIZIONE CHIMICA 

I baccelli di carruba contengono elevate quantità di carboidrati (40– 60%), composti polifenolici, in particolare tannini (18–20%), fibre alimentari (27–50%), minerali (potassio, sodio, ferro, rame, manganese e zinco) e basse quantità di proteine (3– 4%) e lipidi (0,4–0,8%). Questo frutto è conosciuto soprattutto per la sua ricchezza di zuccheri composti essenzialmente da saccarosio (32– 38%), fruttosio (5–7%) e glucosio (5–6%), ma le proporzioni sono variabili. I baccelli contengono anche una quantità elevata di fibre e composti fenolici. [38]

La cromatografia HPLC (High- Cromatografia liquida ad alte prestazioni) per la determinazione dei polifenoli nei baccelli di carruba rivela la presenza di tannini condensati (proantocianidine), composti da gruppi flavan-3-olo e i loro esteri galloilici, acido gallico, (+)-catechina, ( )-epicatechingal- tardivo, ( )-epigallocatechingallato e glicosidi della quercetina [41] [13]; diversi autori segnalano anche la presenza di tannini idrolizzabili (gallotannini ed ellagitannini) nei baccelli. [4][42] [21]

Le sostanze contenute nei baccelli di carruba differiscono ampiamente a seconda della specie di carruba, dal clima e dallo stadio di maturazione, nonché dalle diverse parti dell’albero.[42] [51] Uno studio concluso che nei bacelli immaturi di carruba, è contenuto il pirogallolo, catechine, acido gallico e, acido clorogenico e ed epicatechine. [55] Le foglie del carrubo sono più ricche di fibra rispetto ai baccelli di carruba; l’estratto di carruba risulta complessivamente più ricco e con meno zuccheri rispetto alle foglie. [49] 

CENNI STORICI E CURIOSITÀ 

La carruba è stata una pianta estremamente importante per lo sviluppo ed il progresso dell’uomo mediterraneo. La storia ci dice che per alcune popolazioni il frutto di questa pianta è stato fondamentale per il loro sostentamento; spesso, e per alcuni periodi particolari, è stato l’unico alimento a disposizione. [31]

Il nome scientifico della specie è Ceratonia siliqua. Entrambi i termini caratterizzanti tale nome (l’uno di origine greca, l’altro latina), richiamerebbero, a una prima analisi, la forma del frutto. In latino, infatti, siliqua non è altro che il baccello, mentre il termine ceratonia deriverebbe dal greco keras (che significa corno, secondo alcuni anche in questo caso per la forma del frutto), ma potrebbe anche richiamare, secondo altre interpretazioni, il termine keraunós, che significa fulmine. Di fatti, una leggenda greca vuole che l’albero del carrubo abbia avuto origine proprio a seguito di un fulmine che colpì il corno di un toro. E ancora oggi, gli anziani dell’area iblea (prov. di Catania) sono convinti che gli alberi di carrubo attraggano in modo particolare i fulmini e, dunque, non vadano realizzate abitazioni nelle immediate vicinanze degli stessi. [27]

Il nome comune, con il quale noi oggi conosciamo la pianta e il suo frutto deriva comunque anche chiaramente dal lemma arabo “kharrub”. [27]

La pianta è citata in Galeno come “Amurca” (indigeribile) e “Caharliub” da Mattheus Sylvaticus, Opus Pandectarum Medicinae, Venezia 1523, c. 119.
La maestosità della chioma del carrubo, i suoi frutti dai molti usi, la sua longevità hanno fatto sorgere intorno a questo gigante della natura, specialmente dove la sua presenza era più estesa come in Sicilia, una serie di leggende e credenze popolari come quella che le fronde dei carrubi era l’abitazione elettiva di fate e streghe. [31] Era pertanto fortemente sconsigliato addormentarsi nei pressi di tale albero, un po’ come accade con il noce, che richiama quel “noce di Benevento”, celebre per essere ritenuto il luogo di ritrovo delle streghe. [27]

Pare inoltre fossero di legno di carrubo le croci alle quali furono crocifissi i due ladroni posti ai fianchi di Gesù Cristo, così come lo stesso Giuda pare si impiccò a un ramo di carrubo, «circostanza ch’è bastata probabilmente presso il volgo a farlo ritenere come un albero malauguroso, efficacissimo ad attirare i fulmini ed abitato dalle fate». In realtà, sappiamo che l’albero al quale si impiccò Giuda, il Siliquastro o, appunto, Albero di Giuda, non fu un carrubo vero e proprio, ma un suo parente prossimo, botanicamente parlando. Tra l’altro, il caratteristico colore rosso del legno di carrubo ha ulteriormente inciso nella diffusione di miti e credenze popolari simbolicamente connesso a tale cromatismo. In una delle innumerevoli versioni delle storie dei Paladini di Francia raccolte in Sicilia, Gano di Magonza cerca di convertire al Cristianesimo i tre spagnoli di religione islamica, Marsiliu, Buluvanti e Faliaruni, predicando loro all’ombra delle fronde di un albero di carrubo. Tuttavia, fattosi agevolmente distrarre dai tre, come segno divino di disapprovazione nei confronti di Gano, l’albero iniziò a sudare e i suoi frutti a sprizzare sangue. [27]

Un’altra credenza popolare era quella che che affermava che sotto tale albero si potesse rinvenire un tesoro cioè una “truvatura”. [31] La leggenda più celebre, in tal senso, è quella che riguarda il re normanno Guglielmo II (meglio noto come Guglielmo “il Buono”), il quale, impegnato in una battuta di caccia nei pressi di Monreale, si fermò a riposare al riparo dell’ombra di un carrubo. Qui, nel sonno, gli comparve la Madonna, la quale gli rivelò che scavando al di sotto dell’albero sarebbe emerso un tesoro, da utilizzare per l’edificazione di un tempio in suo onore. Risvegliatosi, Guglielmo fece sradicare immediatamente l’albero e, trovato il tesoro, ordinò di costruire quel Duomo di Monreale che oggi è riconosciuto, in Sicilia e nel mondo, come uno dei capolavori dell’architettura normanna: «andava un giorno il giovinetto principe a cacciagione, secondo suo costume, nella suburbana villa di Monreale, non più di quattro miglia… dalla reggia distante. Dal cacciare lasso, al rezzo di fronzuto carrubbio si mette a riposar poco sopra la chiesa di Ciriaca, quando ecco a lui dal sonno sorpreso la madre di Dio di celeste luce raggiante in sogno gli appare, ed additandogli, che in quel luogo i paterni tesori nascondevansi, amorosamente lo esorta a seguitare dalla cristiana pietà l’intrapresa carriera, e il manifestato danaro ad impiegare in usi sacri ed in alleggiamento dei sudditi. I tesori scoverti far fede alla celeste apparizione. Non si frappone indugio. Il re dà a costruire …” Destato, Guglielmo fa voto di fabbricare alla stessa Vergine in quel medesimo luogo un tempio. [27]

Esiste anche un forte legame tra, da una parte, il frutto e la pianta del carrubo e, dall’altra, la tradizione culturale del Cristianesimo. Una testimonianza è la parabola del figliol prodigo descritta nel Vangelo di Luca (XV, 16), laddove il protagonista, lontano da casa e parecchio affamato, invidia la condizione del maiale, perché almeno questi può cibarsi delle “dolci siliquie”. [27] Il carrubo è noto anche come “il Pane di San Giovanni”, poiché, dice la leggenda, che il Battista si nutriva nel deserto anche del frutto di questo albero. A chi gli chiese il perché, rispose che quell’albero, essendo lunare, andava nella sua evoluzione a trasformarsi in solare, del quale era simbolo il Battesimo e la Redenzione. [31] Questa leggenda spiegherebbe anche il nome popolare del frutto, pane di san Giovanni, diffuso in tutta Europa, in base a una tradizione evangelica riportata sia da Marco che da Matteo. Essa narra di Giovanni Battista il quale, nel deserto, si cibò soltanto di locuste e miele selvatico, laddove pare che per locuste si debba intendere non gli insetti ma proprio il nostro frutto (tant’è che in alcuni Paesi dell’Europa settentrionale, l’albero di carrubo è chiamato proprio locust tree) e che tale erronea interpretazione sia dovuta, secondo il celebre filosofo Rudolf Steiner, a un refuso nella traduzione del brano evangelico. [27]

Il carrubo esisteva come albero spontaneo nelle terre del bacino orientale del Mediterraneo. [31] Abbiamo testimonianza della sua presenza in autori naturalisti come Columella o Plinio il Vecchio, il quale definisce il carrubo, il frutto, «[…] non gran fatto differente dalle castagne […], se non che in questi si mangia anchora la corteccia. Esse sono lunghe quanto le dita de gli huomini […]» (Historia Naturalis). [28]

Una tesi assai accreditata afferma che la sua coltivazione ebbe inizio soltanto al tempo dei Greci, che la estesero in Sicilia, ma furono gli Arabi che, col nome di Kharrub o Charnub, ne intensificarono la coltivazione e la propagarono fino in Marocco e in Spagna. Altri studiosi sostengono che l’originaria diffusione del carrubo in Sicilia sarebbe dovuta ai Fenici, provenienti dai territori del Medio Oriente considerata area di origine del carrubo. L’Enciclopedia Agraria italiana concorda con questa impostazione e afferma che il carrubo per le sue proprietà e caratteristiche fu sicuramente uno degli alberi da frutto più apprezzati anche dai discendenti dei Fenici cioè i Cartaginesi. È certo che al tempo dei romani il carrubo veniva coltivato. [31]

Lo scienziato tedesco Ferdinand Hoefer, ha paventato l’ipotesi secondo cui la popolazione dei Lotofagi, così ben descritta da Omero nel libro IX dell’Odissea, si nutrisse in realtà proprio di carrube. Quel loto dolce e inebriante di cui parla il grande poeta greco altro non sarebbe se non la carruba, presente in tutta l’area dell’Africa settentrionale e della Sicilia in cui i Lotofagi sono stati storicamente collocati. D’altronde, riprendendo tale ipotesi, Giuseppe Bianca fece notare che effettivamente il baccello è caratterizzato da un’elevata componente zuccherina e da esso se ne può ricavare un ottimo distillato, rendendo tale frutto “inebriante”. [27]

Nel medioevo gli arabi provenienti dal Medio Oriente, nella loro conquista del Mediterraneo, diffusero la conoscenza e la coltivazione di questa pianta che attecchiva egregiamente anche in territori asciutti e caldi. Le carrube, note a tutte le popolazioni cristiane d’Europa, venivano utilizzate per la preparazione di prodotti medicinali e di dolci. Già prima dell’età moderna il carrubo era coltivato in tutta l’area mediterranea. Nella seconda metà del ‘700 interessanti notizie sulla coltura del carrubo in Sicilia vengono fornite dall’abate Sestini. A quel tempo, la produzione siciliana di carrube era valutata in 60 mila quintali l’anno. Di questa enorme produzione, circa 40 mila quintali venivano esportati, mentre il resto era utilizzato come alimento per il bestiame e per la povera gente, oltre che per usi medicinali. [31]

Nel suo sviluppo l’albero del carrubo assomiglia al ciclo della vita dell’uomo. Avviene in cinque periodi: improduttivo o d’infanzia fino a dieci anni; di formazione fino a venti anni; d’incremento fino a trent’anni; di maturità da trenta ad oltre cento anni e ancora a duecento anni è considerato giovane e produce fino a trenta quintali di frutti; di vecchiaia o decadenza oltre i quattro secoli. Col passare dei secoli in realtà il carrubo non invecchia, diventa più robusto, gigantesco, più chiomato, più possente e fruttificante. La pianta del carrubo può raggiungere anche i tre/cinque secoli di vita e i quindici metri di altezza con la sua chioma sempreverde. I rami sono eretti, ma quelli inferiori più vecchi e più robusti, s’inarcano verso il basso fino a toccare il terreno.
Gli arabi ritenevano che tutti i semi del carrubo avevano la particolare caratteristica di avere sempre un peso costante (1/5 di grammo) e quindi utilizzarono per primi i semi detti carati (dall’arabo qīrāṭ o karat) come unità di misura dell’oro. [31]

Per quanto longevo e capace di raggiungere i tre secoli di vita, il carrubo non è un pino. Ha una crescita lentissima. Chi lo pianta non potrà mai ‘goderselo’. È evidente che chi lo mette a dimora lo fa per rispetto al paesaggio, alla storia, alla tradizione. È questo un gesto d’omaggio al prossimo, discendenti o no che siano. [28]

USI TRADIZIONALI 

I frutti della carruba, chiamati baccelli o crocchette, sono stati un’importante fonte nutrizionale fin dagli albori dell’umanità.
Anche se era un alimento molto raro, i ritrovamenti archeologici indicano che veniva utilizzato dagli esseri umani già intorno a 43000 anni fa. [56] Nelle isole greche i carrubi erano presenti e usati già 9000 anni fa. [8]

Il principale utilizzo tradizionale e moderno dei baccelli di carruba è quello alimentare, ma uno dei suoi primi usi medicinali è stato quello per il trattamento delle infiammazioni della bocca, nella medicina popolare araba. [32]

Nel Sud Italia il carrubo i baccelli vengono utilizzati come alimento umano e animale, per curare le infiammazioni intestinali, e il loro decotto viene usato come espettorante. [20]

Nell’etnomedicina del Marocco, che è nel mondo uno dei principali paesi coltivatori di carruba, essa è ampiamente utilizzata. [5] [9] In uno studio recente, di Bachar M, et al. [7] viene riportato che nel Bouhachem (Marocco), la polvere dei baccelli di carruba viene mescolata con miele e somministrata per via orale per trattare la diarrea e i dolori di stomaco. Nella provincia di Sulaymaniyah (Kurdistan, Iraq), gli erboristi utilizzano la polvere di carruba per trattare il dolore addominale e la diarrea, [1] mentre in Palestina l’uso è limitato. L’etnomedicina utilizza le parti del carrubo sia per il benessere degli esseri umani e sia per quello degli animali. [3] I frutti vengono utilizzati come cibo per gli animali e gli estratti acquosi, sempre dei futti, sono usati per trattare malattie degli occhi e della pelle e per lo stesso scopo viene utilizzato l’estratto di foglie. Un ulteriore uso medicinale è riportato da Palabaş Uzun S, et al. [43], in Turchia, dove vengono utilizzate tutte le parti della pianta ed i relativi decotti per trattare i disturbi urinari, anemia e problemi sessuali.
Nella regione di Marmaris, si prepara una melassa di baccelli di carruba (estratto acquoso concentrato) chiamato Pekmez. Questo liquido appiccicoso e viscoso viene utilizzato come alimento, e per il trattamento della prostatite, dell’anemia e dei disturbi epatici. [23] [18]

Akbulut, et al. [2] conclude che il carrubo sia una delle piante più commercializzate, per scopi medicinali, in Turchia, e se ne menziona l’uso anche nella cura dei parassiti intestinali. Uno dei maggiori problemi di salute nutrizionale nel mondo islamico è la sete durante il mese di digiuno del Ramadan, dove i musulmani evitano di bere e mangiare dall’alba al tramonto. Oltre ai tanti usi della carruba per la preparazione di cibi diversi, gli estratti acquosi della polvere di carruba sono serviti come dissetanti salutari per le persone a digiuno [64] e “possono essere tranquillamente consumati durante il digiuno del Ramadan da parte di pazienti con malattie del fegato”.
La pianta fiorisce nei mesi di luglio-agosto fino a dicembre e l’ombra delle chiome, conservando il fogliame molto fitto, produce zone preziose d’ombra in luoghi aridi. [31] Il carrubo è ampiamente utilizzato come albero ornamentale in California, Australia, Marocco, Siria; gli alberi maschi sono preferiti in quanto non producendo frutti non sporcano le strade e i marciapiedi. [29]

I semi di carruba sono “un meraviglioso dono della natura”. Infatti essi rappresentano una miniera inesauribile per una vasta gamma di impieghi industriali. Un tempo, le carrube venivano utilizzate nel processo di fermentazione per la produzione di alcool etilico. I suoi fiori consentono alle api di produrre un miele (scurissimo) di particolare qualità. Parte dei succedanei del cioccolato sono ottenuti da pasta o semi di carrube. [31] A differenza del cioccolato i frutti della carruba non contengono zuccheri e ciò li rende ugualmente appetibili senza troppi zuccheri aggiunti nelle ricette. Ha, inoltre, un certo numero di vantaggi rispetto al cioccolato: è ipoallergenico, e ipoglicemizzante. [29]

Molti addensanti, gelificanti, di prodotti alimentari sono ottenuti da farina di semi di carrube. I semi macinati vengono anche usati per la preparazione di gomme industriali. Come uso della tradizione popolare i semi, macinati fino a diventare farina, venivano usati come anti-diarroici. Dai semi inoltre si ricava una farina utilizzata nella preparazione di budini, gelatine, marmellate giacché possiedono un potere addensante. I frutti si conservano per molto tempo e possono essere consumati comunemente freschi o secchi o, in alternativa, passati leggermente al forno. Essendo una pianta molto longeva, dopo le prime piogge d’agosto, ai suoi piedi si ha la comparsa, del cosiddetto fungo del carrubo (Laetiporus sulphureus). Raccolto viene venduto a prezzo molto elevato nei mercati locali e viene cucinato come carne al ragù.

In fitoterapia l’estratto secco della carruba è utilizzabile, anche assieme allo zenzero, nel colon irritabile ad alvo diarroico. Le carrube venivano e ancora oggi vengono aggiunte all’alimentazione del bestiame o utilizzate per la preparazione di mangimi animali. Effettivamente questi legumi a polpa concentrata, leggermente zuccherina, mediamente proteica e povera di grassi, hanno contribuito a nutrire la nostra gente, soprattutto nei periodi di siccità, quando il frumento scarseggiava. Come medicamento, sotto forma di infusi, i nostri antenati utilizzavano le carrube per curare malattie di ogni genere. Il legno, di color rosa-porporino, molto venato, duro e pesante, fornisce carbone, legna da ardere ed è sfruttato per l’ebanisteria e negli anni passati per la fabbricazione degli utensili agricoli e dei macchinari in legno soggetti a usura. [31]

La stessa medicina popolare, in Sicilia, ha da sempre riconosciuto le proprietà possedute dal frutto. Non a caso, nel 1875, il dialettologo e studioso di tradizioni popolari Corrado Avolio, già ne riconosceva l’importanza per l’alimentazione umana, sottolineando come le condizioni di salute della popolazione dei territori della Contea di Modica fosse di gran lunga migliore rispetto a quelle degli abitanti di altre zone, attribuendo il merito al vistoso consumo di carrube: «la carruba è un cibo sanissimo; e ce lo provano tutti i ragazzi del nostro territorio e della vasta Contea di Modica, i quali ne mangian sempre, e sono pingui e vivacissimi; i quali crescono su robusti, di rado scrofolosi e rachitichi, come se ne osservano moltissimi ove non vegeta il Carrubo». [27]

Del baccello del carrubo se ne è anche fatto ampiamente utilizzo, sotto forma di decotto, come lenitivo per attenuare le coliche uterine sofferte dalle donne nel post-partum. Altro utilizzo riguardò il catarro, uno dei tre spauracchi degli anziani, convinti, così come riportato da Giuseppe Pitrè nella sua Medicina popolare siciliana, che catàrru, carùti e cacarieddu portassero l’uomo alla tomba. Quindi, già in passato si conoscevano perfettamente le doti curative e terapeutiche possedute dalla carruba: tra queste, anche il ruolo esercitato nella cura dei disturbi enterici e come astringente. [27]

La linfa delle carrube verdi era utilizzata come adesivo per riparare i vecchi piatti di ceramica, al posto di fil di ferro. [27] Studi recenti hanno messo in evidenza le alte potenzialità di questa pianta. Da ciò deriva l’interesse che recentemente si è risvegliato attorno al carrubo che è stato rivalutato sia in termini economici che in termini di arboricoltura, anche se la coltura di questo arbusto è piuttosto difficoltosa data la lentezza della sua crescita. Oggi, il carrubo è in serio pericolo a causa delle alterazioni subite dall’equilibrio ecologico e soprattutto proprio a causa della sua lentezza nella crescita; pertanto va protetto e tutelato.

PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE 

La pianta del carrubo viene attualmente studiata per molteplici attività farmacologiche, soprattutto nel tratto digestivo ed in particolare per le azioni antiossidante, antidiarroica, antibatterica, antiulcera e azioni antinfiammatorie. [41,45,13] [4,42,51]

Uno studio indica inoltre che la polpa del frutto della carruba possiede un effetto lassativo sulla propulsione gastrointestinale, [55] [51] inoltre è stato suggerito che il carrubo possa essere utilizzato in prevenire le malattie legate ai radicali liberi come naturale integratore antiossidante. [53]

Al carrubo vengono attualmente riconosciute globalmente le seguenti attività farmacologiche: analgesica, antialopecia, anti-Alzheimer, anti cancro, protettiva nei confronti degli effetti tossici del cobalto (e altri metalli non essenziali), antidepressiva, antidiabetica, antivirale, antidiarroica, antinfiammatoria, antiobesità, antiveleno, cardioprotettiva, anticorrosiva, inibitrice enzimatica (conservante), profertilità, epatoprotettiva, immunmodulatoria, nefroprotettiva, pro-cerebrale, dermoprotettiva (e depigmentante). [6]

ASSORBIMENTO [53] 

Molte azioni intestinali (assorbenti-antidiarroiche) dei derivati della carruba dipendono da sostanze che non vengono assorbite come le fibre nei frutti e nelle farine dei semi. Altre azioni intestinali, come vedremo in seguito, sono riconducibili a sostanze che vengono invece assorbite. Altre attività medicamentose degli estratti di carruba dipendono dai composti fenolici (PC) e dal loro comportamento nel tratto digestivo e il loro assorbimento è prevalentemente intestinale.

Benchè, in generale, i composti fenolici nelle piante medicinali interagiscano con il cibo e possano essere resi meno biodisponibili, durante la digestione, si ritiene che per molte piante medicinali, i dosaggi raccomandati dalle farmacopee ufficiali, offrano una concentrazione sufficiente di composti polifenolici tale da essere assorbita e trasformata, per apportare benefici alla salute. [14] [60] [44,58,61] Gli acidi fenolici di piccole dimensioni molecolari, come l’acido gallico e gli isofavoni sono facilmente assorbiti nell’intestino, così come la quercetina. [10] [39]

EFFETTI ANTIOSSIDANTI E DI ELIMINAZIONE DEI ROS [53] 

Utilizzando il DPPH (2,2-difenil-1-picrilidrazil) e il metodo ABTS (2,20- azino-bis [acido 3-etilbenztiazolin-6-solfonico]) diversi studi in vitro hanno dimostrato che gli estratti della carruba hanno potenti effetti antiossidanti. [48,52,16,57] La potente attività antiossidante di questa pianta è dovuta al suo forte effetto spazzino dei radicali liberi e all’inibizione dell’attività MPO (Mieloperossidasi) in modo concentrazione-dipendente. [51,49] Il blocco dell’attività MPO da parte degli estratti di carruba ha quindi la capacità di ridurre la produzione di acido ipocloroso (HOCl) da H2O2. [51]

Altrettanto importante, è la capacità della carruba di inibire la fosforilazione di una particolare ossidasi (p47phox- Ser-328) che è un enzima multicomponente che viene attivato per produrre l’anione superossido enzima viene modificato dagli estratti di carruba, a varie dosi, che inducono una modulazione dell’attività della NADPH-ossidasi e riducono la sovrapproduzione di anione superossido. [51]

L’estratto acquoso di carruba protegge le cellule dai disturbi provocati dalla perossidazione lipidica indotta da DSS (Destran sodio solfato) (5%) e etanolo (80%). L’eliminazione dei radicali liberi è uno dei principali meccanismi antiossidanti per inibire la reazione a catena della perossidazione lipidica e per ridurre l’effetto deleterio dei prodotti citotossici. [37] L’estratto di carruba dimostra, nel ratto, un effetto coadiuvante positivo sulle SOD e sull’attività della catalasi migliorando l’eliminazione delle ROS. [39]

ATTIVITÀ ANTIDIARROICA E ANTIBATTERICA [53] 

La fisiopatologia della diarrea è un sintomo clinico pronunciato da un passaggio accelerato e massiccio di materiale fecale fluido attraverso il tratto gastrointestinale. La diarrea secretiva produce uno squilibrio tra i processi di assorbimento/secrezione nell’intestino tenue. Questo disturbo può dipendere da diverse cause comprese le infezioni di virus, parassiti e batteri. Questo tipo di diarrea è prevalentemente una conseguenza del rapido movimento del cloruro e ioni bicarbonato verso il lume dell’intestino. [37]

Le infezioni gastrointestinali da Escherichia coli enterotossigenico (ETEC) pongono un grave problema di salute tra i bambini di età inferiore a cinque anni nei paesi in via di sviluppo. [34] Kivçak et al., [33] hanno dimostrato che tutti i vari estratti (n-esano, metanolo, acetato di etile ed estratti acquosi) di Ceratonia siliqua L. foglie (mg di estratto/ alone inibizione – disco) hanno inibito l’Escherichia coli (ATCC 25922) e che l’attività antibatterica (inibizione di 7 mm) dell’estratto di n-esano contro Escherichia coli (ATCC 25922) era simile a quello di un antibiotico sintetico battericida (inibizione di 8 mm). Analogamente la crescita di Staphylococcus aureus ATCC 29213 e Staphylococcus epidermidis ATCC 12228 sono stati inibiti da vari estratti (etanolo, metanolo ed estratti acquosi). Questi effetti inibitori sui germi patogeni possono essere benefici per la salute inibendo l’ipersecrezione nei pazienti affetti da diarrea. I gliconutrienti, che funzionano specificamente come prebiotici a beneficio della flora batterica e inibiscono la crescita eccessiva di batteri patogeni, rendono la carruba un trattamento sicuro per alleviare rapidamente ed efficacemente la diarrea nei bambini. [16]

EFFETTI SULLA MOTILITÀ E PERMEABILITÀ DELL’INTESTINO TENUE [53] 

Gli estratti di carruba agiscono con effetti opposti sulla motilità e permeabilità dell’intestino tenue. Il meccanismo di assorbimento/secrezione di acqua ed elettroliti si verifica in tutti i diversi segmenti dell’intestino (dal duodeno al colon distale). I trasporti intestinali di acqua, soluti organici e sostanze nutritive mantengono l’omeostasi dell’organismo e svolgono un ruolo nutritivo. L’associazione di Na+ e soluzione fisiologica è la base teorica per la reidratazione orale per la terapia in situazione di diarrea.; la secrezione di Cl avviene tramite i canali del cloro nella membrana apicale delle cellule epiteliali, ed è il mezzo fondamentale attraverso il quale le superfici mucose vengono idratate proteggendo anche dalla condizione di stitichezza. [12] In questo contesto, gli estratti acquosi della polpa, dei semi e della miscela (polpa e semi) dei baccelli immaturi della carruba a varie dosi (50, 100 e 200 mg kg 1, p.c.) hanno prodotto una diminuzione significativa del GIT (Transito gastro intestinale) (3–19%) nel ratto sano.

Al contrario, l’estratto acquoso dei baccelli maturi della carruba ha un’azione lassativa mediante facilitazione del transito gastrointestinale con un’azione dose-dipendente (3-25%). [55]

Di conseguenza, gli estratti acquosi di carruba (maturi e immaturi) hanno effetti inversi sul ricambio intestinale. L’estratto acquoso dei baccelli immaturi della carruba provoca una riduzione (>90% alla dose più alta) della secrezione digiunale e una intensificazione dell’assorbimento che mostra un rallentamento del transito gastrointestinale. Al contrario, l’estratto acquoso della polpa di carruba matura provoca un aumento della secrezione intestinale che facilita il GIT. Ciò potrebbe essere dovuto all’effetto degli estratti sui soluti organici come Na+ e Cl.

Questi risultati confermano che lo stadio di maturazione della carruba caratterizza una diversità nella composizione fitochimica che può essere responsabile di queste azioni diverse. È infatti accertato che la fibra agisce (mediante un’azione fisica) come lassativo che produce l’accelerazione del processo GIT. In aggiunta a ciò, la polpa di carruba ha un alto contenuto di zucchero, consistente prevalentemente di saccarosio; questi due aspetti potrebbero essere coinvolti nell’aumento del GIT. Al contrario, l’effetto inibente della motilità intestinale da parte dei baccelli immaturi di carruba indica che le sostanze che agiscono sull’’avanzamento del cibo nell’intestino sono presenti nei fitochimici. La carruba immatura è più ricca di tannini, che le conferiscono un effetto astringente. I tannini possono denaturare le proteine attraverso il complesso proteina-tannato, che costituisce una maggiore resitenza alla mucosa intestinale e riduce l’ipersecrezione e la diarrea. [55]

EFFETTI ANTINFIAMMATORI E ANTIULCERA [53] 

La malattia infiammatoria intestinale (IBD) è comune e si riferisce a un gruppo di condizioni caratterizzate da infiammazione a livello intestinale. [63] L’ulcera peptica è la conseguenza di uno squilibrio tra l’effetto protettivo di molti fattori come la barriera mucosa, la secrezione di muco, la rigenerazione cellulare e gli aggressori della mucosa come la secrezione acido-pepsinica, legata al meccanismo di digestione e ad altri agenti, come il consumo cronico di alcol, il trattamento con farmaci antinfiammatori non steroidei, stress e infezione provocata da Helicobacter pylori. [63] [46] Lo sviluppo di l’infiammazione della mucosa intestinale può alterare l’appetito e causare la perdita intestinale di nutrienti, con conseguente malnutrizione, pertanto, i pazienti possono necessitare di supporto nutrizionale. [25]

È stato dimostrato [50], in un modello di infiammazione indotto dal DSS (5%) nel ratto, che (MPO) e le citochine (TNF-a e IL-1b) sono state inibite dall’ estratto acquoso di baccelli di carruba, suggerendo che la carruba possa avere un potente effetto antinfiammatorio sul tessuto del colon infiammato e sul plasma. In un altro studio, la somministrazione di etanolo (EtOH, 80%) ha provocato nel ratto evidenti lesioni macroscopiche, compresa emorragia e iperemia così come cambiamenti istopatologici come quelli erosivi. Tuttavia, il pretrattamento con l’estratto acquoso di carruba ha invertito significativamente, in modo dose dipendente, le lesioni macroscopiche, le lesioni microscopiche e parametri biochimici indotti da EtOH.

L’utilizzo di prodotti naturali per la prevenzione o il trattamento dell’ulcera allo stomaco è in continua espansione in tutto il mondo. Questa azione viene ricondotta principalmente i composti fenolici posseggono numerose proprietà farmacologiche gastroprotettive, agendo come antisecretori, citoprotettivi e antiossidanti. Oltre alla loro azione gastroprotettiva, i flavonoidi agiscono anche nella guarigione delle ulcere gastriche e inoltre di queste composti polifenolici rappresentano nuove alternative per l’inibizione o la modulazione delle ulcere legate all’infezione batterica (H. pylori). [52] [24]

EFFETTI ANTIDIABETICI, IPOGLICEMIZZANTI E ANTI-ASSORBIMENTO DEL GLUCOSIO [53] 

La diminuzione dell’iperglicemia post-prandiale, attraverso l’inibizione dei due enzimi chiave (cioè l’alfa-amilasi e l’alfa-glucosidasi), nella terapia del diabete mellito di tipo 2, è un’importante strategia terapeutica utilizzata per la regolazione glicemica. Infatti, l’a-glucosidasi, dopo la sua catalisi attività, rilascia glucosio nel sangue che provoca un aumento del suo livello. La riduzione dell’assorbimento dei carboidrati intestinali, da parte degli inibitori dell’a-glucosidasi, limita l’aumento del livello di glucosio nel sangue. [35] Tra questi inibitori possiamo citare i farmaci ipoglicemizzanti orali sintetici come l’acarbosio e miglitolo, che tuttavia provocano effetti collaterali gastrointestinali. Attualmente la ricerca scientifica è molto orientata nello studiare gli inibitori naturali dell’a-glucosidasi così da poter limitare gli effetti collaterali nel limitare l’aumento della glicemia.
Gli inibitori degli enzimi alfa-amilasi e alfa-glucosidasi, ritardano e prolungano la digestione complessiva dei carboidrati, causando una diminuzione del livello di assorbimento del glucosio e quindi diminuiscono l’aumento del glucosio plasmatico postprandiale. [36]

Uno studio di Custódio et al., [11] ha dimostrato l’attività inibitoria in vitro, su a-amilasi, a-glucosidasi, dei decotti acquosi di foglie, farina, polpa e farina di semi di carrube, della corteccia di gambo di carrubo. La minimizzazione dell’assorbimento del glucosio potrebbe essere di qualche aiuto nel controllo dell’iperglicemia e potrebbe rappresentare un nuovo meccanismo per un bioattivo antidiabetico in pazienti con diabete. [47] Sono state recentemente segnalate numerose piante medicinali, ed i loro estratti, per essere efficaci nel trattamento della malattia diabetica. [22] Queste piante sono ricche fonti di agenti antidiabetici e antiossidanti come flavonoidi, gallotannini e altri polifenoli. [47] [26]

In uno studio molto recente, si è scoperto che la carruba immatura impedisce l’assorbimento del glucosio a livello intestinale e inibisce il trasporto elettrogenico del glucosio sodio-dipendente nei topi, inoltre la carruba immatura, a varie dosi, dimostra una significativa riduzione della glicemia e dei profili biochimici nei ratti diabetici. [54]

INTERAZIONI CON FARMACI 

La carruba è un tipo di fibra. Le fibre possono modificare la quantità di medicinali assorbiti dal corpo. L’assunzione di polvere di carruba, ad elevati dosaggi, insieme a medicinali assunti per via orale, può modificare l’efficacia del medicinale. Per evitare questa interazione, è opportuno assumere la carruba 30-60 minuti dopo i farmaci assunti per via orale. [30]

AVVERTENZE 

Se assunta per via orale: la carruba è ritenuta sicura per la maggior parte delle persone se assunta in quantità alimentari o come medicinale. Alcune persone sono allergiche alla carruba. [30]

GRAVIDANZA E ALLATTAMENTO 

Non ci sono abbastanza informazioni affidabili per sapere se la carruba è sicura da usare durante la gravidanza o l’allattamento. [30]

 

 

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