Giuggiolo (Ziziphus jujuba Mill.)

NOME COMUNE

Giuggiolo

NOME SCIENTIFICO

Ziziphus jujuba Mill.

FAMIGLIA

Ramnaceae

HABITAT

probabilmente originario dell’Africa settentrionale e della Siria è stato poi esportato in Cina ed in India. Cresce principalmente nell’Asia meridionale e orientale, nonché in Australia, in America in Europa, generalmente nelle regioni tropicali e subtropicali e mediterranee. [55]

PARTE USATA

i frutti del giuggiolo tecnicamente chiamati drupe, i semi, in alcune culture tradizionali raramente anche le foglie

PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE

estratto secco nebulizzato e titolato in flavonoidi totali come rutoside min. 0.4 % e in olio essenziale min. 0,3% (Farmacopea Francese X), la cui dose giornaliera va da 10 a 13 mg/kg, suddivisi in due somministrazioni preferibilmente lontano dai pasti.

CLAIMS MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO

Semen: Rilassamento (sonno) e benessere mentale.

Fructus: Azione emolliente e lenitiva (sistema digerente). Transito intestinale. [42]

AZIONI FISIOLOGICHE

sedative, emollienti e bechiche

COMPOSIZIONE CHIMICA

I principali bioattivi nel Giuggiolo si trovano principalmente, a concentrazione diversa, nei semi, nella polpa e nelle foglie che nelle medicine tradizionali sono le parti più impiegate per l’uso medicinale tuttavia parte dei fitochimici del Giuggiolo possono essere presenti anche nelle radici, nei fiori e nel fusto.
Il giuggiolo tende ad avere un profilo saponinico unico, sebbene alcune saponine siano comuni in altre varietà di piante (acido oleanolico, acido betulinico) mentre il profilo flavonoide nel Giuggiolo è in qualche modo da ritenersi unico. I bioattivi tendono a variare in concentrazione a seconda della coltivazione , delle condizioni di crescita e delle condizioni del suolo; le polpe tendono a contenere più amminoacidi per grammo rispetto mentre i semi contengono rispetto alla polpa un maggior contenuto in flavonoidi. [11]
I terpenoidi e le saponine presenti in Ziziphus jujuba sono: Giujuboside come Giujuboside A, Giujuboside B, D ed E oltre al composto amminico Jubanina E [64,52,40,7,48]; Zizyphus-saponine I e II; e zizybeoside II [23,24]; Acido ceanothico (nelle foglie e nei frutti selvatici ), Acido epiceanotico e Acido ceanotenico [23,20]; Acido maslinico (più nei frutti che nelle foglie), Acido oleanolico e Acido oleanonico [23]; Acido betulinico [20] e Acido zizibberanalico [23] e Acido zizibernalico [22]; Acido ursolico e Acido α-idrossiursolico [22,23]; Acido alftolico, [23] Acido colubrinico, [37] e Aido ursonico [20]; composti cumaroilici 3-O-cis-p-acido cumaroilalftolico e 3-O- acido trans-p-cumaroilalfitolico (noto anche come Acido cumaroilmaslinico) [22]; Acido pomolico, Acido pomonico ed estere metilico dell’Acido pomolico [15,22]; Acido palmatico, Acido palmitoleico e oleico [22,64]; Acido linoleico , Acido miristico , Acido stearico , Acido arachidico e Acido docosanoico [64]; Acido oleanolico / ursonico. [22]
I flavonoidi e polifenoli in Ziziphus jujuba sono: Apigenina e il suo diglucoside Isovitexina; Swertish e Puerarin come flavonoidi monoglucosidici; Spinosina e Isospinosina come flavonoidi diglucosidici, 6 ” ‘- feruloilspinosina e 6’ ‘- feruloilisospinosina come molecole correlate [4] e 6 ” ‘- sinapoilspinosina [6]; (-) – epiafzelechina [58]; Rutina (Quercetin-3-O-Rutinoside) [22,2], acido protocatechuico, acido clorogenico, acido gallico e acido caffeico. [62] Molti composti nel Giuggiolo sono strutturalmente simili all’apigenina (Swertish, Puerarina Spinospina e Isospinosina). [16]
Nel giuggiolo son contenuti altri vari composti tra cui: nucleosidi e nucleobasi, come principalmente cAMP [39] e uridina [21]; Minerali come selenio , zinco e ferro [14]; alcuni polisaccaridi bioattivi (per un totale di 5,1-6,76% del peso totale), [65,9] costituiti da: polisaccaridi neutri (arabinosio, xilosio, mannosio, glucosio e galattosio ) [9] che sembrano avere proprietà antiossidanti; polisaccaridi acidi contenenti ramnosio, arabinosio, xilosio, mannosio, glucosio e galattosio [9] che sono anche di natura antiossidante; Polisaccaridi acidi con ramnosio, arabinosio, xilosio, glucosio e galattosio [9] altri bioattivi nei frutti come flavonoidi, polisaccaridi (carboidrati) e alcune saponine e alcaloidi; molti chemiotipi identificati nei frutti di Ziziphus sono stati riconosciuti sono in questa pianta e la caratterizzano. Il Giuggiolo contiene vari oli aromatici. [3]

CENNI STORICI

Il Giuggiolo (Ziziphus Jujuba Mill.) è un piccolo albero di provenienza asiatica che nel corso dei secoli si è diffuso largamente anche in tutti i paesi mediterranei. Se ne utilizza il frutto (la drupa) e di semi del frutto. Il nome botanico di questa pianta è Ziziphus jujuba Mill. (oppure Ziziphus jujube, corretto ma come comune) che è sinonimo di Ziziphus zizyphus (L.) Karst. come da WCSP (2012) che lo riporta come sinonimo con i dettagli della pubblicazione originale: Deut. Fl. 870 1882; altri nomi per il frutto di questa pianta sono Dattero cinese, Dattero coreano, Dattero indiano o Dattero rosso.Il nome Ziziphus è legato a una parola araba usata lungo la costa nordafricana, “zizoufo” usata per Ziziphus lotus (L.) Desf., ma è anche legata alle antiche parole persiane “zizfum “o “zizafun” ; e gli antichi greci usavano la parola “ziziphon” per indicare la giuggiola da cui il latino “ziziphum”. [17,51] Le giuggiole venivano mangiate dagli antichi dell’età calcolitica (età del rame : 1500-1000 a.C.), e i frutti sono stati coltivati negli ultimi 400 anni sia in India che in Cina. Questi frutti sono stati menzionati in Yajurveda, in Sutra, nei poemi epici ed testi medici e altra letteratura prodotta da studiosi come Kautilya, Panini e Patanjali. In Yajurveda e Brahmanas sono menzionati tre tipi di giuggiole: Badara con frutti di grandi dimensioni; Koal o Ktmila con frutti di media grandezza e Karkandhu con frutti arancio-rossastri o marroni; mentre i primi due tipi sembrano essere Ziziphus mauritiana, il terzo tipo, con il suo frutto rosso, sembra essere Ziziphus nummularia. [17,5] Il frutto di Ziziphus jujuba Mill. (Rhamnaceae), noto anche come giuggiola, o dattero cinese, o dattero rosso, è stato ampiamente utilizzato come alimento e medicina erboristica in Cina per oltre 3.000 anni dalla quale derivano gran parte delle conoscenze sull’uso medicinale. La descrizione della giuggiola fu riportata per la prima volta in Classic of Poetry (1046-771 a.C.). Nell’antico libro cinese sulla fitoterapia Huangdi Neijing (475-221 a.C.), la giuggiola era descritta come uno dei cinque frutti più preziosi. In Shennong Bencao Jing (300 a.C.-200 d.C.), un precedente libro che codifica le erbe medicinali, la giuggiola era considerata uno dei medicinali erboristici superiori che prolungavano la vita nutrendo il sangue, migliorando la qualità del sonno e regolando il sistema digestivo. [10] La pianta della Giuggiola giunse in Italia attraverso i Romani, e venne diffusa dai Veneziani nel ‘600 che la fecero conoscere prima in Dalmazia e poi nella zona dei Colli Euganei. Presso i Romani Presso il giuggiolo divenne il simbolo arboreo del silenzio, e come tale fu usato per adornare i templi della dea Prudenza ma se ne diffuse ben presto anche l’uso profano. Una specie affine al giuggiolo, lo Ziziphus spina-christi, è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù. L’altra sarebbe il Paliurus spina-christi chiamata comunemente “marruca”. Erodoto (5° secolo a.C.) definì le giuggiole simili ai datteri e descrisse che potevano essere usate per produrre un vino liquoroso ed inebriante ma i preparati più antichi vengono fatti risalire ad Egizi e Fenici, mentre i Greci mangiavano comunemente le giuggiole come frutta. Nella tradizione Omerica (Odissea IX libro si narra che Ulisse e i suoi uomini, fuori rotta per una tempesta, ripararono sull’isola dei Lotofagi nel Nord Africa. Una volta a terra i naufraghi si lasciarono tentare dal frutto del loto, un frutto magico che fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa. Si ipotizza che questo frutto di Loto fosse lo Ziziphus lotus, un giuggiolo selvatico, e che l’incantesimo dei Lotofagi non fosse provocato da narcotici ma soltanto dalla bevanda alcolica che si può preparare coi frutti del giuggiolo. Nel corso del Medio Evo la sapienza erboristica soprattutto nei monasteri conservò le conoscenze sul Giuggiolo ma col Rinascimento il Giuggiolo e i suoi frutti furono ampiamente rivalutati anche come simbolo di nobiltà. Risale a quest’epoca l’abitudine della potente famiglia dei Gonzaga, nella propria residenza estiva “Il Serraglio” in prossimità del lago di Garda, di servire agli ospiti uno squisito liquore a base di giuggiole chiamato il “brodo di giuggiole”. Il successo e la fama del brodo di giuggiole furono tali che in breve l’espressione assunse un carattere addirittura proverbiale, a indicare qualcosa di talmente buono da far sdilinquire, da far uscire quasi di sé per la contentezza. Nel 1612 venne pubblicato in prima edizione il Vocabolario dell’Accademia della Crusca, nata a Firenze alcuni decenni prima con lo scopo di dare dignità, stabilità e identità alla lingua italiana. Già al suo primo apparire, la grande opera lessicografica riportava l’espressione metaforica “andare in brodo di giuggiole”, e la definiva come una situazione in cui è possibile “godere di molto di chicchessia”. [26]

USI MEDICINALI TRADIZIONALI

Le parti della pianta più frequentemente utilizzate nei sistemi medici tradizionali sono i frutti ed i semi, meno frequentemente le foglie. Lo Ziziphus Jujuba (dattero cinese / coreano, giuggiola) è una pianta che produce frutti e semi utilizzati per scopi medicinali nella medicina tradizionale cinese. Può possedere proprietà ansiolitiche e sedative.[25] Nella medicina tradizionale cinese Ziziphus jujuba (chiamato Da Zao) [25] è usato per prevalentemente come antidolorifico, antitumorale, espettorante, refrigerante, sedativo, tonico gastrico; in Giappone, Jujuba è usato per trattare l’epatite cronica , il dolore toracico e delle costole.[35] Sembra anche avere proprietà antifungine e insetticide, [1] e in alcune aree è anche segnalato come antidiarroico.[56] In Ayurveda, la radice di Ziziphus nummularia, una specie di giuggiolo molto diffusa in India, è descritta come amara ed è utilizzata come rinfrescante e per curare la tosse, i problemi biliari e il mal di testa. [31] La corteccia guarisce il meteorismo ed è utile per il trattamento della dissenteria e della diarrea. [30] Le foglie sono antipiretiche e riducono l’obesità. Il frutto è rinfrescante, digestivo , tonificante, afrodisiaco, lassativo e contrasta disturbi biliari, bruciori, sete, vomito [32] ed è ottimo anche nel trattamento della tubercolosi e delle malattie del sangue. I semi curano le malattie degli occhi e sono utili anche nella leucorrea.[33] I lavoratori tradizionali del Chhattisgarh, in India, usano la frutta per curare le febbri comuni e per il vomito usano i semi con germogli (Ficus benghalensis) e zucchero. I guaritori tradizionali della regione del Bastar usano le foglie essiccate e la corteccia in polvere per medicare le ferite. [30] Anche le foglie fresche vengono utilizzate per lo stesso scopo. La pasta acquosa delle foglie viene applicata esternamente per alleviare una sensazione di bruciore. Le radici sono usate per trattare la dissenteria; vengono somministrati con latte vaccino fino alla guarigione del paziente. Gli anziani usavano il succo di foglie fresche con latte di bufala per ridurre l’intensità del vaiolo. Allo stesso modo, anticamente, era comune l’uso di semi per trattare i disturbi agli occhi e la raucedine della gola mantenendo le radici fresche di questa pianta in bocca. I guaritori tradizionali usano le foglie fresche di questa pianta con il cumino per curare le infezioni urinarie.[34] Il frutto è impiegato come antidoto nell’avvelenamento da aconito, dolori addominali in gravidanza ed esternamente in impiastri e applicazioni per ferite. I semi dei frutti hanno azione rinvigorente e sedativa. [5]

RAZIONALI D’AZIONE GENERALE SUL SNC

Un complesso studio farmacologico ha indagato gli effetti sul sistema nervoso centrale dei semi di Ziziphus jujuba Mill. (o spinosa (Buhge) Hu ex. Chen.) [fam. Ramanaceae] e della corteccia di Magnolia officinalis Rehder e Wilson [fam. Magnoliaceae] che hanno una significativa rilevanza etno-farmacologica per la loro storia di utilizzo nella medicina tradizionale asiatica per ansia lieve, nervosismo e problemi legati al sonno. Scopo dello studio è stato quello di identificare i bersagli farmacologici degli estratti di Magnolia officinalis (ME), Ziziphus spinosa (ZE) e della loro combinazione valutandone l’affinità con il sistema nervoso centrale sui recettori associati al rilassamento e al sonno. Nello studio sono stati condotti specifici test in vitro di legame con radioligando e di funzionalità cellulare su: adenosina A1, dopamina (trasportatore, D1, D2S, D3, D4.4 e D5), serotonina (trasportatore, 5-HT1A, 5-HT1B, 5-HT4e, 5-HT6 e 5-HT7) e il recettore delle benzodiazepine GABA. I risultati dello studio hanno dimostrato interazioni con il recettore dell’adenosina A1, il trasportatore della dopamina e il recettore della dopamina D5 (attività antagonista), i recettori della serotonina (attività antagonista 5-HT1B e 5-HT6) e il recettore delle benzodiazepine GABA a una concentrazione di 100 g / ml o inferiore. L’estratto di Magnolia ME dimostrava un’affinità specifica con il recettore dell’adenosina A1 (Ki di 9,2 ± 1,1 g / ml) e ha potenziato la corrente di cloruro sulle subunità benzodiazepiniche del recettore GABA (effetto massimo a 50 g / ml); lo stesso estratto ha avuto una modesta azione antagonista sul recettore 5-HT6 mentre ZE sul il recettore 5-HT1B. Lo studio ha concluso che le interazioni nei modelli di legame sui recettori sono coerenti con il tradizionale uso ansiolitico e pro-sonno del seme di Ziziphus spinosa e della corteccia di Magnolia officinalis. [33]

RAZIONALI D’AZIONE SULL’ANSIA

I semi della drupa del Giuggiolo sono tradizionalmente impiegati per la riduzione dell’ansia. [50] La somministrazione orale di 0,5, 1 e 2 g / kg di estratto di estratto etanolico dei semi nel ratto topi conferma azione ansiolitica similmente a Buspirone e Diazepam (2 mg / kg e 1 mg / kg, rispettivamente) e specifici test (modello di ansia [13]) a 500 mg / kg, indicano che questo estratto diventa meno potente nell’ansiolisi a 1 e 2 g / kg, diventando sempre più sedativo. [50]

RAZIONALI D’AZIONE SEDATIVI E SUL SONNO

Nella Medicina tradizionale cinese una fitomedicina chiamata Suan Zao Ren (che è a base Ziziphus jujuba) rappresenta il trattamento per l’insonnia più comunemente usato come dimostrato da una revisione di circa 217 studi clinici; [59] dagli studi scientifici disponibili il Giuggiolo dimostra effetti sedativi relativamente dose-dipendenti ma risulta significativamente sinergico con il 5-HTP . È stato dimostrato che l’estratto etanolico dei semi prolunga il tempo di sonno indotto dall’esobarbitale a 1 g / kg, ma non a 500 mg / kg tuttavia senza una influenza significativa sulla latenza del sonno (tempo necessario per addormentarsi). [50] Questo effetto di potenziamento della sedazione viene ricondotto all’azione del flavonoide spinosina sui recettori post-sinaptici 5-HT (1A) (recettore della serotonina), con aumento sinergico se accoppiato con antagonisti del 5-HT1A a 15 mg / kg di spinosina. [57] Questo miglioramento è stato notato anche con i jujubosidi con sinergia con 5-HTP a 2 mg / kg. [8] In uno studio è risultato che le saponine e i flavonoidi (ma non i polisaccaridi) sembravano avere proprietà anti-locomozione, ma solo il componente saponinico sembrava aumentare il sonno indotto dal fenobarbitolo; in questo studio in cui è stato testato anche un dosaggio di fenobarbitolo tale da non indurre il sonno la quantità di animali che sono riusciti a dormire è aumentata dal 20% al 90% le saponine e del 70% con i flavonoidi). [29]
Uno studio clinico è stato condotto attraverso una valutazione soggettiva della tollerabilità e dell’efficacia di una combinazione di estratti di corteccia di Magnolia officinalis e seme di Giuggiolo in persone con difficoltà di sonno.
295 volontari con difficoltà di sonno da lieve a moderata sono stati trattati con una combinazione di estratti di corteccia di Magnolia officinalis e semi di Ziziphus (2,7% di honokiol e 0,1% di spinosina). Per la valutazione degli effetti i partecipanti hanno compilato un questionario per auto-riferire sulla tollerabilità e l’efficacia del preparato dopo un minimo di due settimane di trattamento con una capsula (365 mg) un’ora prima di coricarsi.
Dallo studio è emerso che nessuno dei partecipanti ha riportato eventi avversi significativi. Poco più della metà dei partecipanti (53,1%) ha ricevuto una sola confezione del preparato e ha compilato un solo questionario. Poco meno della metà del i partecipanti (46,9%) hanno richiesto almeno una confezione aggiuntiva di preparato e hanno riempito più questionari (da 2 a 20; media 4,2 questionari). Degli individui che hanno compilato un solo questionario, il prodotto è stato considerato rilassante dall’86,9% e capace di assistere ad un sonno ristoratore ed efficace nel ridurre l’affaticamento dovuto alla mancanza di sonno dal 82,8% dei pazienti. I punteggi erano più alti per il gruppo che ha restituito più di un questionario ma la differenza non era significativa. Lo studio ha concluso che una combinazione di estratti di corteccia di Magnolia officinalis e semi di Ziziphus è stato ben tollerato e soggettivamente valutata utile in persone con difficoltà di sonno da lieve a moderata. [36]

Un piccolo studio clinico pilota condotto in Australia (2021), randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo ha studiato gli effetti di semi di Giuggiolo in microgranuli in soggetti con insonnia. Dopo due settimane di pre-randomizzazione i partecipanti sono stati randomizzati a ricevere 2 g/die di un estratto di Giuggiolo in granuli incapsulati o placebo per quattro settimane. Dopo quattro settimane di wash-out, i partecipanti sono passati dall’uno all’altro trattamento per quattro settimane. Nello studio sono state valutate la qualità del sonno valutata dall’indice di gravità dell’insonnia e dall’indice di qualità del sonno di Pittsburgh (PSQI). Sono stati inoltre valutati anche la qualità della vita, l’umore, la compromissione funzionale e i parametri del sonno. Lo studio ha concluso che i 12 pazienti randomizzati hanno completato entrambi i periodi di cross-over (sei in ciascuna sequenza) e che i miglioramenti per la qualità del sonno misurati sul PSQI erano statisticamente significativi per i periodi di trattamento con il preparato rispetto al placebo (p=0,046). Dallo studio sono emersi effetti di mantenimento tuttavia non significativi. I parametri soggettivi del sonno misurati sui diari del sonno hanno mostrato miglioramenti nel gruppo verum in termini di tempo di sonno totale, efficienza del sonno e latenza del sonno, e non nel gruppo placebo . Lo studio suggerisce che il preparato a base si estratto di semi di Giuggiolo ha migliorato sia la qualità del sonno soggettivo che la quantità del sonno rispetto a placebo e che è un trattamento erboristico accettabile e ben tollerato per il trattamento dell’insonnia. [53]
Un ulteriore studio clinico (PubMed 2020) si è posto l’obiettivo di determinare l’effetto di capsule contenenti estratto di semi di giuggiola sulla qualità del sonno in donne in postmenopausa. Lo studio clinico in doppio cieco è stato condotto su 106 donne in postmenopausa. Le partecipanti allo studio sono state randomizzate in 2 gruppi di intervento e di controllo [53]. Il gruppo di intervento ha ricevuto 250 mg di un preparato di semi di Giuggiolo in capsule e il gruppo di controllo ha ricevuto una capsula di placebo due volte al giorno per 21 giorni. Al termine dello studio è emerso che nel gruppo di trattamento i punteggi medi della qualità del sonno erano migliorati in entrambi i gruppi tuttavia il miglioramento era superiore e statisticamente significativo (p <0,001) nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo placebo. Lo studio suggerisce che l’assunzione di estratto di semi di Giuggiolo in capsule ha avuto un impatto positivo sul miglioramento della qualità del sonno in donne in postmenopausa e potrebbe essere raccomandato come coadiuvante fitomedicinale. [41]

RAZIONALI D’AZIONE ANTICONVULSIVANTI

In uno studio condotto su ratti, in cui è stata indotta una crisi convulsiva, è stato osservato che Ziziphus Jujuba è stato in grado di attenuare gli effetti avversi della crisi convulsiva migliorando i valori dei biomarcatori ossidativi e riducendo la conseguente compromissione cognitiva. Nello stesso studio è stata anche osservata una riduzione delle contrazioni fisiche, con assoluta protezione del 100% contro convulsioni indotte da pentilenetetrazolo (con potenza uguale al 300 mg/kg di sodio valproato) e del 66,7% in convulsioni indotte dall’elettricità, al dosaggio sedativo di 1 g / kg , mentre dosi più basse risultavano efficaci ma con potenza inferiore. [47]

RAZIONALI D’AZIONE PRO-COGNITIVI

Studi nel ratto confermano l’impiego tradizionale del Giuggiolo come tonico mentale e pro-cognitivo in relazione alla suggerita capacità del Giuggiolo di stimolare la proliferazione dendritica tuttavia la potenza di questa azione rimane sconosciuta rispetto a un farmaco di riferimento. Uno studio su topi maturi , 40-100 mg / kg di estratto di metanolo per 30 giorni hanno indotto proliferazione neuronale. [17] Secondo valutazioni del Ki67, un marker di proliferazione, e secondo test di immuno colorazione con doublecortina, i neuroni nel giro dentato nell’ippocampo risultavano significativamente migliorati già con 40 mg / kg di estratto di Giuggiolo e risultavano aumentati ulteriormente con 100 mg / kg dell’estratto, con un aumento percentuale rispettivamente del 475% e del 672% rispetto al controllo. Gran parte di questo potenziamento era dovuto all’aumento delle quantità di dendriti terziari a entrambe le concentrazioni (rispettivamente 354% e 579%), il che suggerisce una proliferazione dendritica o un’attenuazione della perdita dendritica associata all’invecchiamento; in questo studio non sono stati valutati i reali effetti su cognizione e apprendimento nonostante i risultati suggeriscano promettenti miglioramenti. [28] Il giuggiolo non dimostra effetti colinergici. [34]

RAZIONALI D’AZIONE NEURO PROTETTIVI

Il Giuggiolo sembra avere effetti protettivi nel cervello , ma mancano ancora prove che colleghino i promettenti gli studi in vitro e nell’animale con effetti clinici sull’uomo derivanti dall’assunzione orale. In risposta all’ischemia nel ratto, la somministrazione orale di un estratto metanolico di Ziziphus sembra proteggere i neuroni dalla morte cellulare (attenua al 58,4%, valutando l’immunoreattività dei nuclei neuronali quattro giorni dopo Ischemia) ed era efficace quanto il controllo attivo Ebselen a 100 mg / kg. Si ritiene che questo effetto sia secondario agli effetti antiossidanti nel cervello. [60] Per il Giuggiolo vengono proposti anche altri possibili meccanismi associati alla neuroprotezione come l’antagonismo dell’eccitotossicità. Il jujuboside A sembra avere nel ratto attività anti-calmodulina nel prevenire l’afflusso di calcio nei neuroni glutaminergici [49,50,51]; è stato inoltre dimostrato che il jujuboside A riduce il potenziale postsinaptico eccitatorio nei neuroni dell’ippocampo [36] ed è stato dimostrato che riduce le letture EEG nei ratti sottoposti a iniezioni intracerebrali di Jujuboside A. [53,54]

RAZIONALI D’AZIONE SUL TRANSITO INTESTINALE

I frutti del Giuggiolo si dimostrano particolarmente attivi sul transito intestinale aumentando l’idratazione fecale ed agendo tempo di transito; questi effetti sono dovuti alla componente polisaccaridica della polpa del frutto e non si ottengono da altre forme estrattive o con capsule flavonoidi concentrate. Un preparato tradizionale per contrastare la costipazione consiste nel far bollire 50 g di frutti di giuggiola (20 frutti interi di 2–2,5 cm di lunghezza) per ottenere una bevanda che di fatto è un concentrato di polisaccaridi solubili in acqua che dimostrano effetti anti-costipativi e rappresentano il 77% del peso secco dei frutti di giuggiola; in uno studio l’estratto ottenuto con il metodo precedentemente descritto è stato somministrato oralmente ai criceti (40 mg; equivalente a 50 g di frutta nell’uomo) ed è stato in grado di aumentare l’idratazione fecale e ridurre i tempi di transito in modo dose-dipendente; inoltre è stata osservata una riduzione dell’ ammoniaca fecale in modo dose-dipendente e sono aumentati i livelli di acidi grassi a catena corta nel colon. [27] Questi autori hanno ipotizzato che l’aumento degli SCFA spiegasse gli effetti osservati, poiché gli SCFA sono collegati alla stimolazione della mucosa [19], sebbene la diminuzione della mucosinasi possa anche spiegare in parte il maggiore contenuto di acqua nelle feci. [27] In uno studio clinico con sulla costipazione, in persone con tempo di transito prolungato (indicativo di costipazione), Ziziphus Jujuba ha normalizzato i sintomi nell’84% del gruppo verum e solo del 12% nel gruppo placebo con un miglioramento della qualità maggiore nel gruppo verum. [43]

RAZIONALI FARMACOLOGICI SULL’ATEROSCLEROSI

I triterpenoidi contenuti nei frutti e nei semi di Ziziphus mostrano efficacia nel prevenire la conversione dei macrofagi (cellule immunitarie) in cellule schiumose e sono studiati per la possibile protezione dall’aterosclerosi. In uno studio è emerso che delle 50 piante medicinali studiate solo Ziziphus jujuba, i semi di finocchio e Poria cocos (un fungo chiamato in giapponese bukuryo) erano in grado di sopprimere in modo significativo la formazione di cellule espanse; in Ziziphus jujuba i bioattivi responsabili di questa azione sembrano essere l’acido oleanolico, l’acido pomolico e l’acido pomonico.[15]

RAZIONALI FARMACOLOGICI SULL’INFIAMMAZIONE

Un estratto idroalcolico (privo di alcaloidi) di Ziziphus jujuba è stato testato in due modelli infiammatori nei ratti e si è scoperto che l’estratto studiato ha ridotto l’infiammazione in modo dose-dipendente tuttavia con potenza inferiore all’indometacina (10mg / kg) usata come controllo attivo. [18] Nei topi, l’olio essenziale di semi di giuggiola (1-10%) applicato localmente è altrettanto efficace nel sopprimere l’infiammazione cutanea e l’edema quanto l’idrocortisone (1%); questo effetto non risulta dose-dipendente [58] I polisaccaridi contenuti in Ziziphus jujuba dimostrano di interagire con il sistema immunitario. In uno studio sui topi alimentati quotidianamente con polisaccaridi solubili in acqua a 50, 150 e 250 mg / kg, le due dosi maggiori hanno determinato un aumento dell’immunità non specifica (valutata dall’indice di milza e timo) e sono state in grado di stimolare la proliferazione di splenociti e macrofagi in vitro. [38]

RAZIONALI FARMACOLOGICI D’AZIONE SUL PESO CORPOREO

Concentrazioni di 1-50mcg / mL di estratti in cloroformio e etilacetato di Ziziphus jujuba in vitro sono state in grado di sopprimere l’adipogenesi a differenza di estratti acquosi e in butanolo; l’estratto in acetato di etile ha ridotto l’attività di GPDH (Glycerol-3-phosphate dehydrogenase ) del 50%. Gli estratti di Ziziphus jujuba dimostrano inoltre di sopprimere l’accumulo di lipidi negli adipociti e di ridurre il contenuto proteico di tre proteine adipogeniche di PPARγ, C / EBPα e C / EBPβ. [34]

RAZIONALI FARMACOLOGICI D’AZIONE ESTROGENICA

In uno studio sull’attività estrogenica di diverse piante medicinali, i frutti di Ziziphus (estratto etanolico al 95%) non hanno mostrato effetti estrogenici o antiestrogenici a concentrazioni inferiori a 1 mg / mL. [32]

RAZIONALI FARMACOLOGICI DERMOCOSMETICI

Gli oli essenziali dei semi di Ziziphus Jujuba sembrano essere in grado di indurre la ricrescita del pelo nei topi quando applicati localmente; in questo studio è stato concluso che lozioni contenenti tra l’1% e il 10% di olio essenziale di Ziziphus jujuba, applicate quotidianamente sulla pelle, hanno stimolato la crescita dei peli (lunghezza mediamente superiore del 12% 21 giorni); [61] queste stesse dosi di oli essenziali vengono ricollegate a significativi effetti anti-infiammatori che possono essere spiegare la crescita dei capelli. [4]

TOSSICOLOGIA

Il LD50 di una frazione di acetato di etile di giuggiola (flavonoidi concentrati) sembra essere di circa 2,5 g / kg nei topi femmine. [24] In alcune culture tradizionali Ziziphus jujuba è stato impiegato apparentemente per prevenire la gravidanza. [4] Un unico studio sull’argomento è stato condotto su topi femmine a cui è stato somministrato un estratto in etilacetato di giuggiola (60-240 mg / kg di peso corporeo); nello studio è stata osservata una riduzione del peso delle ovaie e l’inibizione del ciclo dell’estro, con un maggiore potenza rispetto alle altre piante medicinali; questo effetto è risultato concomitante anche con un’inibizione del delta-5-3β-HSD (delta 5-3 beta-hydroxysteroid dehydrogenase-isomerase) in modo dose-dipendente e tutti i parametri si sono normalizzati 32 giorni dopo l’interruzione della supplementazione. [24]

AVVERTENZE

Non assumere in gravidanza ed allattamento.

 

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