Melissa (Melissa officinalis L.)

NOME COMUNE

Melissa

NOME SCIENTIFICO

Melissa officinalis L. (1753)

FAMIGLIA

Lamiaceae (dette anche “Labiate”). La Melissa appartiene alla stessa famiglia botanica a cui appartengono anche il Basilico, l’Issopo, la Lavanda, la Maggiorana, la Menta, l’Origano, il Puleggio, il Rosmarino, la Santoreggia, il Serpillo, il Timo ecc. È una famiglia a cui appartiene il più gran numero di piante contenenti oli essenziali, piante che spesso sfruttiamo in cucina per insaporire i cibi ma che richiamano in natura anche un gran numero di insetti impollinatori. La famiglia comprende 5600 specie divise in 224 generi. [53]

HABITAT

Originaria della Turchia, cresce in tutti i paesi del Mediterraneo e in Europa centrale ed orientale, nei luoghi freschi e semi-ombrosi.

PARTE USATA

Le foglie.

PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE

Uso orale: estratto secco titolato in acido rosmarinico min. 2% (Farmacopea Francese X); infuso delle foglie (1,5-4,5 g); tintura (1:5 in etanolo al 45%); Estratto fluido (1:1 in 45% di etanolo quantificato ad almeno 500 µg/mL di citrale); olio essenziale. Altre preparazioni equivalenti.

Uso cutaneo: Crema contenente l’1% di un estratto acquoso liofilizzato (70:1). [39]

DISCIPLINA DELL’IMPIEGO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI E DI SOSTANZE E PREPARATI VEGETALI DEL MINISTERO DELLA SALUTE ITALIANO

Melissa officinalis L.: folium, herba cum floribus, aetheroleum: Funzione digestiva. Regolare motilità gastrointestinale ed eliminazione dei gas. Rilassamento e benessere mentale. Normale tono dell’umore. Antiossidante. [79]

COMPOSIZIONE CHIMICA

La Melissa contiene principalmente: oligomeri dell’Acido caffeico fino all’11%, [41] tra cui l’acido rosmarinico, esteri metilici dell’acido caffeico e acidi melitrici (A e B); [41] le estrazioni alcoliche sembrano essere migliori fonti di acido rosmarinico e le foglie essiccate sembrano essere una migliore fonte di acido rosmarinico; [90]

la Melissa contiene nello specifico: molecole esosidiche e solfatate dell’Acido rosmarinico [16] ed i relativi esteri metilici; [102] Acido caftarico, [16] Acido caffeico, Acido p-cumarico, [100] Acido melitrici A e B, [2]1,3-Benzodiossolo, [102] Acido Yunnaneico F, Acido salvianolico A, B e C e l’isomero F (raramente), Acido litospermico A, Acido sagerinico, [16] Acido protocatecuico, [102][119] Acido carnosico, Acido ursolico e Acido oleanolico, Kaempferolo diglucoside, [49][100] Quercetina glucoside, [100] Apigenina (come 7-O-beta-D-glucopiranoside), [84] Luteolina-3′-O-glucuronide[49][50], Galattolipidi (lipidi legati al galattosio), inclusi 25 monogalattosildiacilgliceroli e 13 digalattosildiacilgliceroli. [116]

L’olio essenziale contiene: Idrocarburi monoterpenici (sabinene, β-pinene, limonene e Phellandrene); Monoterpeni ossigenati (Geraniale, Nerale, Geranylacetate, Linalolo, (Z)-Carveol e Myrtenolo, 2,3-deidro-1,8- cineolo, carvacrolo, epossilinalolo, α-terpeniolo, borneolo, nerolossido, citronellale e acetato di citronellile, terpinene-4-olo, anetolo, mentone-2,3-diolo, damascenone, diidrocarveolo ed eugenolo; Idrocarburi sesquiterpenici ( Bicyclogermacrene, Caryophyllene, Germacrene-D, Farnesene (0,05%), γ-Elemene e Cadinene [14]; Composti carbonilici (Nonanal, (Z)-Jasmone e β-Ionone); Alcoli (Benzyl alcoli, Fenchyl alcoli e Cavicolo)[14]1-dodecen-3-ino (0,09%), dodecano, isogeranolo e bourbonene).[30]

Non sembra contenere né acido clorogenico né acido ferulico.[69] Il contenuto fenolico della Melissa risulta essere maggiore di quello della Lavandula angustifolia (Lavanda) mentre minore di quello dell’Origanum vulgare (Origano) [100] e della Menta piperita; [49] è paragonabile a quello delle foglie di mora e al timo, ma è maggiore di quello delle foglie di olivo e dell’ortica. [69] Il contenuto di flavonoidi della melissa è circa il 47% dei fenoli totali e sembra essere maggiore in Kempferolo rispetto alla quercetina (rapporto 3,5:1 circa). [100] [69] Sembra esserci anche un contenuto di tannini. [69] La componente di olio essenziale (aromatico) della melissa è solo lo 0,32% dell’erba rispetto al peso secco totale. [25]

CENNI STORICI E CURIOSITA’

Il nome Melissa deriva da un vocabolo greco antico, attestato in dialetto ionico come μέλισσα (mélissa) e in dialetto attico come μέλιττα (melitta), a sua volta derivato da μέλι (méli, “miele”, da cui anche Pamela, Melita e Mellito); il suo significato è “colei che fa il miele”, ossia “ape” [33] [72] [34] [51] [52] (lo stesso del nome Debora) oppure “gradita dalle api”, sebbene vada notato che il termine era usato anche per indicare le sacerdotesse pagane, in particolare quelle di Delfi. [33] [72] [22]

Il nome è presente nella mitologia greca con la figura di Melissa, che era una ninfa alla quale Rea affidò il figlio Zeus appena nato per sottrarlo al padre Cronos che voleva divorarlo. Ella lo allevò amorevolmente nutrendolo di miele e del latte della capra Amaltea. Melissa era pure una dea cretese rappresentata come ape regina. Si deve a Domenico Puntillo, giornalista e ricercatore presso il Museo di Storia Naturale della Calabria e l’Orto Botanico dell’UNICAL, una avvincente ricostruzione storica dell’uso della Melissa nel mondo occidentale e della quale riportiamo di seguito alcuni contenuti. [53]

Il nome italiano Melissa deriva comunque dal latino medievale “melissa”, come abbreviazione di “melissophyllum” [dal greco μελισσόϕυλλον, comp. di μέλισσα (ape) e ϕύλλον (foglia)], con il significato di pianta molto ricercata dalle api. I nomi Cedronella, Erba limona, Citraggine, Appiastro, Erba cedrata, derivano dal forte aroma agrumato emanato dalla pianta.” [53] Per secoli e in numerose medicine tradizionali la Melissa fu impiegata come pianta medicinale, come pianta per preparare profumi o come pianta aromatica o ornamentale. Nella antica Ionia il medico e poeta greco Nicandro di Colofone (III-II se. A. C.), nel suo trattato “Αλεξιϕάρμακα “(dal greco άλέξω e ϕάρμακον = allontanare e veleno oppure “contravveleni”) consiglia l’utilizzo della pianta come antidoto. Un consiglio simile viene da Plinio il Vecchio, nell’Historia Naturalis, sull’uso della Melissa contro i morsi delle vespe, dei ragni e degli scorpioni nonché contro “vulvarum strangulationes”. Analogamente Dioscoride Anarzabeo consiglia il vino di Melissa, chiamandolo Melissophyllon contro il morso dei cani e propone l’utilizzo del decotto contro il mal di denti e la dissenteria. Sarà tuttavia tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, che Carlo Magno (nel cap. LXX del Capitulare de villis velet curtis imperii imperialibus), ordinò che nei giardini del regno si dovessero coltivare 16 alberi e 73 erbe (elencati in una precisa notazione) tra le quali troviamo la Melissa alla quale fu riconosciuto un primo valore ufficiale. [53]

Nel XII secolo Sant’Ildegarda di Bingen, consigliava la Melissa (chiamandola “binsuga” o “apiago”) per rallegrare l’animo e allietare il cuore nonché “contra albuginem oculorum (leucoma oculare?)”. Il Giovanni Michele Savonarola che fu medico e naturalista, professore all’Università di Padova e Ferrara, consigliava una miscela di erbe tra cui la Melissa nelle febbri pestifere e in quelle flemmatiche. Il Mattioli, un altro medico e naturalista del cinquecento, commentando Dioscoride, oltre a citare le proprietà menzionate da Avicenna e Galeno, scrive sulla Melissa: “è di rallegrare l’animo. Conferisce à sua essa gli stomachi frigidi, & humii, fa digerire, apre l’oppilationi del cervello, & minatio giova à quelle debolezze di cuore, che impediscono il sonno. Rimove i batticuori, le false sollecitudini, immaginationi, & fantasie, che causano gli humori malincolici, & la flemma adusta”. Il Donzelli, anch’egli medico coevo di Mattioli, cita l’olio distillato di Melissa in questo mod: “Vale contro gli effetti cardiaci, originati da flato, ò dal fervore dell’atrabile: leva la melanconia, instationi della milza, e della matrice. Di più corrobora il cerebro, e conforta la memoria”. [53]

Sempre nel Cinquecento racconta Carlo Stefano nel suo libro “Le herbe, fiori, stirpi che si piantano negli horti” che “Melissophyllon overo Meliphyllon cosi detto da Greci, come se lo chiamassero foglia d’apio et di mele, overo foglia melita. Latino lo chiamano apiastro, non che sia apio salvatico si come è il mentrastro […] perchè è à le api giocondissimo, per il che usano i contadini stropicciare con quest’herba le casse delle api, distando rivocarle poi che sono fuggite”: la Melissa, e oggi ne abbiamo conferma, è quindi ottima pianta mellifera. Van Foreest nelle sue osservazioni cita casi di pazienti con palpitazioni del cuore curati con la Melissa. Il famoso medico e naturalista Castore Durante, medico (archiatra) alla corte del papa Sisto V, chiama la pianta Citrago e ne decanta anch’egli virtù più o meno simili: “conforta il cuore, e leva il suo tremore, lenisce il petto, e apre l’opilationi del cervello. Aiuta la digestione, e sana il singhiozzo, e vale ai morsi d’animali velenosi, e a tutte l’infermità flegmatiche, e malenconiche” poi aggiunge che è di nocumento perché “eccita gli appetiti venerei per esser ventosa, e è di pochissimo nutrimento”. Poi la consiglia anche “mangiandola nell’insalata si mescolino con herbe frigide, come lattuga, e simili”. [53]

Nel 1601 la Melissa entrò nella composizione del famoso liquore Chartreuse che avrebbe avuto la virtù di allungare la vita. Il Barone Raverat, in una breve monografia, lo consiglia alle donne per combattere l’amenorrea, la leucorrea e l’insonnia. Piganiol de la Force dà notizia che nel 1611 la farmacia del convento dei Carmelitani Scalzi, prossima al Palazzo del Lussemburgo, inventò l’Acqua di Melissa commercializzata quando venne eretto il monastero. La ricetta venne ceduta a Padre Damiano che a sua volta ne fece dono al monastero conferendogli la piena, intera ed esclusiva proprietà. L’Acqua di Melissa è un’acqua distillata diluita in alcool. La ricetta comprendeva 23 componenti tra cui la Melissa officinalis. Secondo il Boyer numerose erano le proprietà attribuite a questo elisir: cefalica, antispasmodica, cordiale, emmenagoga, diuretica e sudorifera. Egli racconta che il Cardinale Richelieu soffriva di tremendi mal di testa i quali si placavano immediatamente con l’uso di questo elisir, perciò il cardinale ne portava un flacone sempre con sé. In Italia, l’Acqua di Melissa nasce nel 1710 nella città di Venezia ed è ufficializzata con un decreto della Repubblica Serenissima la quale attribuisce ai frati Carmelitani Scalzi di Venezia l’esclusivo privilegio nella produzione e vendita. [53]

La Melissa sarà poi la principale componente della famosa acqua Arcquebuse conosciuta precedentemente con il nome di “Eau d’Arquebuse”, tintura alcolica officinale la cui formulazione comprendeva piante vulnerarie per lo più appartenenti alla famiglia delle labiate (Issopo, Lavanda, Maggiorana, Melissa, Menta, Nepetella, Origano, Salvia, Timo) utilizzata per curare le ferite da fuoco provocate appunto dagli archibugi da cui il nome. La ricetta definitiva è stata elaborata nel 1857 dal frate Emmanuel, erborista, della comunità dei frati maristi dell’Hermitage. [53]

La pianta entrerà nella composizione anche del famoso liquore Assenzio (a base di Artemisia absinthium L.); così come entrerà a far parte della leggendaria Acqua di Colonia della quale riportiamo brevemente la storia. Certo Giovanni Paolo Feminis, emigrato in Germania, aprì a Colonia una distilleria-erboristeria specializzata nella vendita di profumi, soprattutto dell’Acqua mirabilis della cui ricetta era venuto in possesso in un convento da padri erboristi. Morendo lasciò la sua ricetta ad un suo discendente, Giovanni Antonio Farina, che sua volta la lasciò a Giovanni Maria Farina che in un suo negozio venderà l’acqua come Acqua di Colonia. Proprio quest’ultimo, depositario della ricetta originale, in una sua pubblicazione, ci fa sapere che questa “acqua” curava emicrania, cefalee, vertigini, otiti, blefariti e congiuntiviti, palpitazione di cuore, emorragie nasali, scorbuto, attacchi di epilessia (?), isteria, tremori delle braccia e delle gambe, vomito spasmodico, nevralgie, asma, dispepsie, flatulenze, pustole maligne, carbonchi, antrace, punture di insetti e degli scorpioni. Quest’acqua aromatica, medicinale, ma anche profumo e cosmetico, oltre agli oli essenziali di Bergamotto, Limone, Lavanda, Rosmarino, Origano, Fiori d’Arancio, conterrà ovviamente anche l’olio essenziale di Melissa. [53]

Joseph Du Chesne, latinizzato in Quercetanus, allievo di Paracelso e medico personale di Enrico IV, introdusse la Melissa in alcune sue formulazioni (Acqua teriacale per la plebe, Acqua contro la febbre, Acqua contro lo scorbuto e le idropisie, Acqua antiepilettica maggiore). Chomel, pupillo di Tournefort e famoso medico ordinario del re, ci informa che la Melissa è stimata per “le malattie delle donne, ma ancora in quelle del cervello. Questa pianta è isterica, cefalica e stomachica” e ancora: “La Melissa e la sua acqua distillata è utile nell’apoplessia, la paralisi e le affezioni soporose”. [53]

 

PANORAMICA DELL’USO MEDICINALE TRADIZIONALE [94]

Gli usi medicinali di M. officinalis risalgono, come anticipato, a oltre 2000 anni fa. Nella Medicina Tradizionale Europea, M. officinalis era noto come: melissophyllon, baulme, melissa e balsamo. Dioscoride (40-90 d.C.), il padre della farmacologia, si riferì alla pianta nel suo De Materia Medica come segue: «Un decotto di foglie fa bene a quelli punti da scorpioni, o morsi da ragni o cani, lo ha inoltre consigliato per il trattamento di amenorrea, dissenteria, soffocamento causato da tossicità da funghi, ulcere intestinali, lamenti da dolore difficoltà respiratorie, tumori scrofolosi e altri gonfiori, artralgia e mal di denti. [82] Nel Medioevo, la melissa veniva usata per fermare le emorragie e per curare mal di denti, mal d’orecchi, nausee mattutine, torcicollo e calvizie. [87]

Esiste testimonianza di una prescrizione di Paracelso (1493– 1541) della M. officinalis come rivitalizzante ed efficace nell’alleviare le malattie del sistema nervoso, [93] inoltre nello stesso periodo fu notato che M. officinalis poteva aumentare la capacità di concentrazione e sostenere la memoria. [101] Tommaso Cogan (1545–1607) affermava che il consumo quotidiano di un infuso di M. officinalis migliorava negli studenti la capacità di comprensione e la memoria e veniva consigliata anche il distillato ottenuto da una miscela di borragine e melissa per il trattamento della malinconia. Evelyn (1620 – 1706) nel suo libro “Acetaria, a discourse of Sallets” – che è il primo libro pubblicato sulle insalate – ha menzionato questa pianta come “Baulm, Melissa and Baum” e la descrisse con qualità come “calda e secca”, “cordiale ed esilarante”, utile per il miglioramento della memoria e anti malinconico. Il The London Dispensary(1696) cita che “Un’essenza di Melissa nel vino delle Canarie ogni mattina mantiene la giovinezza, rafforza il cervello, giova ad una natura angosciante e previene la calvizie”.[46]

Esiste inoltre una antica prescrizione europea, per il trattamento dell’ipertensione, contenente M. officinalis, Tilia europaea L., Crataegus oxyacantha L. e Achillea millefolium L. [114] Nella medicina popolare danese, M. officinalis è usata per il trattamento dell’insonnia, malinconia e tristezza. [60] Nella medicina popolare austriaca, l’infuso di Melissa e l’applicazione esterna del suo olio essenziale (EO) sono utilizzati per trattare i disturbi gastrointestinali, nervosi, epatici e biliari. [110] In Croazia, M. officinalis è utilizzata per il trattamento delle piaghe, mal di gola e tosse. [6] La somministrazione orale della pianta miscelata con natron veniva impiegata per curare le ulcere intestinali, angoscia e palpitazioni cardiache causate dal consumo di funghi tossici. Una composizione erboristica contenente M. officinalis è stata utilizzata per il trattamento dell’ortopnea ed è stato notato che l’applicazione di un impacco con sale comune e M. offiicinalis può curare scrofola, gonfiori, ulcere, artralgia e mal di denti. [57] Gli erboristi libanesi usavano M. officinalis per curare l’emicrania e i problemi di stomaco e per migliorare la funzione cardiaca e la memoria. [89] Nella medicina tradizionale marocchina, M. officinalis è usato come tranquillante, come antidepressivo, antispasmodico e cardiotonico [20] Nell’antico Iran, M. officinalis era noto come Wadrangboy e Wattrangboy che significa “aroma di cedro” riferendosi all’aroma agrumato della pianta. [94] M. officinalis è una pianta medicinale molto importante nella medicina tradizionale iraniana (ITM). Nel suo “Canone”, Avicenna (981-1037), il genio iraniano, filosofo e medico, ha raccomandato questa pianta come un medicamento in tutte le malattie causate da catarro, biliari e nella depressione, nell’ansia, nelle ossessioni e nelle psicosi. [59]

Avicenna credeva che l’aroma della pianta fosse responsabile dei suoi potenti antidepressivi [62] e usava M. officinalis per curare il sangue, cuore e palpitazioni cardiache. [58] Jorjani (1042–1136), uno dei più illustri scienziati iraniani, e altri suoi importanti colleghi dell’ITM hanno utilizzato M. officinalis per il trattamento di varie malattie del sistema nervoso centrale come demenza, epilessia, paralisi, ictus, tremore, emicrania e vertigini. [3] [29] [63] In altri contesti tradizionali questa pianta è stata descritta come cardiotonica e favorente la digestione, potenziatrice della memoria, lieve sedativo, antidoto (per funghi tossici) e disinfettante per ferite. [107] In aromaterapia, per inalazione, questa pianta viene raccomandata per il trattamento degli incubi. [10] M. officinalis è anche stata usata in alcune malattie degli occhi come la congiuntivite grave e la carenza di vista causate dall’opacità dell’umore acqueo [29] per questo problema, la principale farmacopea ITM (Medicina Tradizionale Iraniana), prescrive una semplice applicazione di un preparato fatto con 40 g di foglie secche,80 g di foglie fresche e 9 dei semi secchi della pianta. Sempre nell’ITM M. officinalis è molto utilizzata in preparazioni multi-componenti per potenziarne l’efficacia terapeutica come risultato di sinergia tra prodotti erboristici per il trattamento di cancro, sincope, palpitazioni cardiache, asma, diabete, febbri, singhiozzo, infiammazione articolare e dolore, alitosi, afte, rabbia e problemi gastrointestinali. [29] [10] [63]

Secondo “Zakhire Kharazmshahi pharmacopeia”, un decotto multifunzionale comprendente M. officinalis insieme a molte altre piante tra cui Terminalia chebula Willd. Ex Flem., Phyllanthus emblica L., Anchusa italica Retz., Lavandula stoechas L., Polypodium vulgare L., Ipomoea turpethum (L.) R.Br., Cuscuta epithymum Mur. può curare la laringotracheite, gonfiori, gonfiori della lingua e delle orecchie, emorroidi e menorragia. [63] In Ayurveda, M. officinalis è ritenuta utile per affinare la memoria. [83] È interessante notare che esistono somiglianze nelle applicazioni tradizionali di questo pianta in diverse culture. Gli esempi più evidenti sono il trattamento dei disturbi mentali, in particolare ansia e depressione, disturbi cardiaci e della memoria. Come accennato in precedenza, M. officinalis è solitamente utilizzata in formule poli-erbali sinergiche in funzione del potenziamento degli effetti voluti. Nell’uso tradizionale vengono utilizzate solo le parti aeree della pianta mentre non ne esiste un uso significativo delle radici.

 

SINTESI DEGLI EFFETTI FISIOLOGICI 

Agli estratti di Melissa officinalis L. secondo l’uso tradizionale e le attuali evidenze scientifiche vengono attribuite le seguenti azioni farmacologiche: azione anti-ansia; antispasmodica gastrointestinale; azione antidepressiva; azione neuroprotettiva, azione su umore, aspetti cognitivi e memoria; azione cardiovascolare; azione citotossica; azione antinfiammatoria e antinocicettiva; azione ipoglicemizzante; azione ipolipidemica; antimicrobica; antivirale; antiangiogenica; azione antiepilettica. [94]

 

FARMACOCINETICA [94]

Gli studi di farmacocinetica sugli estratti di Melissa si sono concentrati principalmente sull’Acido Rosmarinico (derivato dell’acido idrossicinnamico) e sulla relativa affinità intestinale epiteliale umana per il trasportatore di acidi monocarbossilici. (MCT). I risultati degli studi condotti hanno suggerito che la maggior parte dell’Acido Rosmarinico è metabolizzato dal microbiota intestinale in acido m-cumarico e idro-acidi fenilpropionici xilati. Questi metaboliti sono poi trasportati da MCT e distribuiti all’interno del corpo. [70] [71]

L’acido rosmarinico viene anche metabolizzato in metil-acido rosmarinico, acido caffeico e acido ferulico. L’acido Rosmarinico e i suoi metaboliti sono presenti nel plasma e nelle urine, prevalentemente come forme coniugate come glucuronide solfato. [13] [14]

Il metabolismo dell’Acido Rosmarinico può essere alterato dalla presenza di altri fenoli (assunti con la dieta), assunzione di cibo, malattie e farmaci; risulta evidente che gli estratti vegetali con un’elevata diversità di composti fenolici possono avere una maggiore biodisponibilità rispetto a composti isolati. Falé et al. (2013) hanno dimostrato che la co-somministrazione di acido Rosmarinico con flavonoidi come luteolina e apigenina (entrambi presenti in M. officinalis) può incrementare la biodisponibilità dell’Acido Rosmarinico in specifiche linee cellulari (polmonari); pertanto quando si studia l’assorbimento dell’estratto di Melissa, e soprattutto dell’acido rosmarinico, la realtà del contenuto totale di flavonoidi di M. officinalis dovrebbe essere tenuto molto in considerazione. [40]

In uno studio controllato randomizzato su individui sani i livelli sierici di Acido Rosmarinico sono stati misurati utilizzando un metodo di rilevamento colorimetrico con HPLC; dopo somministrazione orale di una singola dose di estratto di M. officinalis estratto contenente 100, 250 o 500 mg di Acido Rosmarinico, la concentrazione dell’acido Rosmarinico totale ha raggiunto mediamente in un’ora una Cmax di 72,22 nM e 162,20 nM per gli estratti contenenti rispettivamente 250 mg e 500 mg di Acido Rosmarinico. L’area sotto la curva (AUC) dell’Acido Rosmarinico risultava di 832,13 nmolh/L; inoltre è stato osservato un aumento significativo della media [dell’AUC Totale e un ritardo nel tempo per raggiungere la massima concentrazione sierica (Tmax) con l’assunzione di cibo. [80]

È stato inoltre osservato, nel ratto, che l’Acido Rosmarinico viene assorbito per via percutanea e distribuito attraverso il sangue alla pelle, ai tessuti muscolari e ossei. [86] Nel ratto le forme integre di triterpeni, acido oleanolico ed ursolico di M. officinalis vengono ritrovate nel sangue e nei tessuti dopo l’assunzione orale. Sempre nella sperimentazione animale sono stati dimostrati il metabolismo e le proprietà farmacocinetiche del citrale, (anossi- monoterpene) derivato dall’olio essenziale di M. officinalis. Il Citrale è quasi completamente assorbito per via orale e, come conseguenza, offre un’estrema versatilità. [36] Il citrale viene convertito nella corrispondente forma acida (per azione dell’aldeide deidrogenasi (ALDH)). [21] L’urina è la via principale di eliminazione del citrale, seguita dalle feci. [36] Il citrale somministrato per via orale viene rapidamente metabolizzato ed escreto (con circa il 50% della dose orale escreta entro 24 ore) sotto forma di diversi metaboliti. [35]

A seguito di applicazione cutanea l’Olio Essenziale (OE), in gran parte non viene assorbita probabilmente a causa dell’elevata polarità. In questo caso una parte relativamente piccola di citrale viene eliminata nell’urina mentre la maggior parte del composto è escreta nelle feci, suggerendo un ruolo nel metabolismo del primo passaggio attraverso la pelle. [36] La biodisponibilità dei diversi estratti di Melissa officinalis riveste un ruolo cruciale per il suo uso medicamentoso, in particolare per i suoi numerosi effetti neurologici, per la distribuzione cerebrale e la biodisponibilità e dei l principali ingredienti bioattivi (compresi RA, e triterpeni). Sembra che i metaboliti dell’acido rosmarinico possano in parte spiegare il suo effetto farmacologico poiché la maggior parte dell’Acido Rosmarinico è metabolizzata dal microbiota intestinale. È interessante notare che gli effetti antivirali della Melissa sono stati osservati anche attraverso l’applicazione topica e sono principalmente attribuiti all’acido Rosmarinico che possiede un assorbimento percutaneo accettabile.

 

AZIONE ANTISPASMODICA [94]

In diversi sistemi di medicina tradizionale, M. officinalis è stata usata come agente antispasmodico, e come rimedio per i disturbi gastrici e il singhiozzo. In uno studio in vivo, l’effetto rilassante di M. officinalis e del citrale, sulle contrazioni dell’ileo, hanno esercitato azione spasmolitica in modo dose dipendente, probabilmente per inibizione della risposta a KCl, AC e 5-idrossitriptamina (5-HT). [88]

Nel 2005 uno studio randomizzato in doppio cieco controllato con placebo, condotto per valutare l’efficacia di un preparato poli-erbale (contenente Melissa officinalis L., Matricaria recutita L. e Foeniculum volgare M. var. dulce) per il trattamento delle coliche infantili, in una settimana ha dimostrato un miglioramento significativo nelle coliche infantili da allattamento al seno. [91] Questi risultati insieme agli usi tradizionali di M. officinalis suggeriscono un possibile ruolo di questa pianta nel ridurre contratture intestinali oltre che nell’alleviare malattie bronco-costrittive come l’asma o la BPCO.

 

EFFETTI ANTINFIAMMATORI E ANTI-NOCICETTIVI [94]

Esistono numerosi riferimenti tradizionali che riportano l’uso di M. officinalis per trattare diverse malattie infiammatorie tra cui asma e infiammazione articolare. Melissa officinalis è stata usata anche come antidolorifico. Studi farmacologici confermano azioni antinfiammatorie e anti-nocicettive della pianta. Nei topi, il pretrattamento con estratto acquoso di M. officinalis, ha ridotto significativamente l’edema della zampa e l’infiammazione con diminuzione della risposta nocicettiva. [18]

Sempre nei topi gli estratti etanolici di M. officinalis esercitano effetti antinocicettivi, dose dipendenti, esercitati in modelli chimici di nocicezione, con coinvolgimento (inibizione) della L-arginina e l’attivazione dei sistemi colinergici. Le proprietà antinocicettive della Melissa vengono ricondotte al suo contenuto in Acido Rosmarinico [47] i cui valori IC (2,6 mg/kg) sembrano molto utili per le applicazioni cliniche. La somministrazione a lungo termine di olio essenziale di M. officinalis (0,01–0,04 mg/giorno) ha mostrato un significativo effetto antinocicettivo in un modello animale di iperlagesia diabetica. [48]

L’olio essenziale ha anche mostrato una significativa riduzione e inibizione dell’edema della zampa indotto da carragenina in vivo sui ratti, tuttavia a dosaggi molto alti e non impiegabili per l’uso clinico umano e per problemi di sicurezza. [20] Il meccanismo anti-infiammatorio dell’olio essenziale sembra essere correlato al suo contenuto in citrale che risulta in grado di inibire il TNF-α (in cellule RAW264. 7 stimolate dal lipopolisaccaride), e di sopprimere IL-6 e IL-1β in macrofagi peritoneali stimolati da LPS in topi normali. [20]

 

AZIONE ANTIOSSIDANTE [94]

Diversi studi in vitro e in vivo hanno confermato l’azione antiossidante dell’olio essenziale e degli estratti di M. officinalis. [24] [26] [43] [73] [75] [78] [118]

L’estratto idroalcolico (etanolo) di M. officinalis è stato studiato per la sua attività antiossidante in vitro. L’attività antiossidante dell’estratto (90,4371,55 μg/mL) era statisticamente superiore a quella degli acidi gallico e caffeico (rispettivamente 44,2971,92% e 44,5977,10%) ed era statisticamente paragonabile a quello della quercetina (98,4670,89%) e idrossianisolo butilato (BHA) (96,0871,58%). [32] La presenza in Melissa officinalis dell’alto contenuto di sostanze fenoliche può spiegare l’azione antiossidante dell’estratto. L’Acido Rosmarinico dimostra attività scavenging DPHH con un valore EC50 di 26,03 μg/mL. [38] L’elevata capacità di scavenging dell’olio essenziale da M. officinalis (IC50 valore di 7,58 μg/mL nel saggio DPPH) è stato attribuito alla presenza di monoterpenaldeidi e chetoni (citrali, citronellale, isomentone e mentone) e alla miscela di idrocarburi mono e sesquiterpenici. [78]

Nel 2011 è stato condotto uno studio clinico a braccio singolo per la valutazione la capacità di M. officinalis di migliorare lo stress ossidativo nel personale di radiologia. I risultati hanno mostrato un significativo miglioramento livelli plasmatici di SOD, catalasi e GSH perossidasi così come riduzione di danni al DNA plasmatico, perossidazione lipidica e attività mielo-perossidasica. [118] Questi dati indicano che M. officinalis e i suoi composti fenolici esercitano attività antiossidante attraverso l’eliminazione dei radicali liberi, inibizione della perossidazione lipidica e aumento degli enzimi anti-ossidanti. Pertanto, gli effetti terapeutici di M. officinalis nella prevenzione e nel trattamento delle patologie correlate allo stress ossidativo come le malattie neurodegenerative e cardiovascolari potrebbe essere attribuito alla sua attività antiossidante. [17]

 

AZIONE ANTIANSIA [94]

Ci sono molti riferimenti sull’uso tradizionale di M. officinalis come pianta medicinale calmante. Negli ultimi decenni, diversi studi hanno studiato e supportato gli effetti ansiolitici di M. officinalis. In uno studio in vitro su cervello di ratto, l’estratto metanolico di M. officinalis e del suo principale componente (Acido Rosmarinico) hanno mostrato una azione inibitoria su GABA-T (GABA transaminasi). [12]

In un altro studio in vivo, la somministrazione orale di estratti idroalcolici della pianta ha indotto un effetto ansiolitico, possibilmente attraverso l’inibizione del GABA-T con conseguente aumento dei livelli cerebrali di GABA. [56] [103] In aggiunta, nei topi, l’estratto acquoso di una miscela di M. officinalis e Passiflora caerulea ha ridotto massicciamente i livelli plasmatici di corticosterone che è un importante mediatore associato allo stress fisiologico.[42] La rilevanza delle prove dai suddetti studi sugli animali (in media con 240–360 mg/kg) nella pratica clinica è stata supportata dai risultati di due studi clinici; in una una sperimentazione clinica crossover controllata con placebo, 18 volontari sani, sottoposti a stress indotto in laboratorio ( una versione di 20 minuti del DISS:Defined Intensity Stressor Simulation), hanno ricevuto due singole dosi/die di 300 e 600 mg (a distanza di 7 giorni ) di un estratto metanolico standardizzato di M. officinalis. Dallo studio è merso che la dose di 600 mg di M. officinalis è risultata migliore sull’umore negativo indotto da DISS, e sull’aumento dell’autovalutazione del senso di calma. [66]

I risultati di uno studio pilota prospettico in aperto su stress, disturbi d’ansia e disturbi del sonno (da lievi a moderati) dimostrano che la somministrazione orale di un estratto standardizzato di foglie di M. officinalis (contenente più del 7% di AR e del 15% di derivati dell’acido idrossicinnamico), alla dose di 600 mg/giorno per 15 giorni, riduce significativamente le manifestazioni di ansia del 18%, migliora i sintomi associati all’ansia del 15% e riduce l’insonnia del 42%. [27]

 

AZIONE ANTIDEPRESSIVA [94]

L’uso tradizionale di M. officinalis come pianta medicina antidepressiva è riportata in antichi libri di medicina; studi in vitro dimostrano che estratti acquosi e metanolici di M. officinalis potrebbero inibire leggermente le monoaminossidasi (MAO)-A e quelli metanolici sembrano più potenti in questa azione [73] tuttavia i dosaggi necessari sono improponibili per l’uso clinico. Si ritiene che l’estratto etanolico della pianta esercitati proprietà anti depressive nel test del nuoto forzato (FS) tramite potenziamento della neurotrasmissione dell’epinefrina, [37] [103] oppure meccanismi di inibizione MAO correlati. [104] [105] I principali meccanismi antidepressivi di Melissa officinalis dipenderebbero quindi anche da sostanze polari capaci di inibire l’attività MAO correlata e che agirebbero con effetto sinergico con l’Acido Rosmarinico.

 

EFFETTI SULL’UMORE, LA COGNIZIONE E LA MEMORIA [94]

M. officinalis è stata tradizionalmente utilizzata per il trattamento di demenza e amnesia, due disturbi strettamente associati con il morbo di Alzheimer (AD) inoltre la pianta è stata riconsiderata come un trattamento per la psicosi. L’estratto etanolico di M. officinalis può infatti esercitare un’attività inibitoria dell’AChE tempo e dose dipendente [43] [32] con una potenza equivalente alla fisostigmina utilizzata come standard di riferimento. [32]

I bioattivi più potenti nella inibizione di ACHE sembrano essere due isomeri dell’Acido Rosmarinico. [32] Si ritiene inoltre che l’alto contenuto in flavonoidi e le notevoli proprietà antiossidanti potrebbero inibire significativamente la concentrazione di AChE. [85] Alcuni studi hanno riportato l’attività inibitoria di AChE del citrale (la componente principale dell’olio essenziale) e di alcuni altri monoterpeni. [31] Sulla base dei risultati di cui sopra, è possibile stabilire che l’attività inibitoria dell’AChE di M. officinalis nella AD sia principalmente da attribuire all’Acido Rosmarinico e ad alcuni dei suoi derivati. Anche l’acido gallico (un importante costituente di M. officinalis) potrebbe inibire la matrice metalloproteinasi-2 (MMP-2), un enzima che è stato suggerito essere coinvolto nell’AD, in vitro. Poiché l’acido ascorbico (come potente antiossidante) non ha avuto alcun effetto sull’attività di MMP-2, l’effetto inibitorio di MMP-2 dell’acido gallico sembra essere correlato a meccanismi diversi dall’attività antiossidante. [85]

È stato dimostrato che la disfunzione del sistema GABA-ergico può contribuire al deterioramento cognitivo e all’AD negli esseri umani. [96] La radiomarcatura e valutazioni elettrofisiologiche hanno dimostrato che i principali chemiotipi di M. officinalis possono legarsi ai recettori GABA-A suggerendo proprietà anti-agitazione. [54] [1] Il monoterpene trans-ocimene, viene indicato come possibile responsabile per questo effetto dose dipendente. [76] In vivo, l’estratto etanolico di M. officinalis ha migliorato l’apprendimento e la memoria, in modelli di deficit cognitivo indotto dalla scopolamina, in un modo simile all’effetto di altri inibitori delle colinesterasi. [99] Il coinvolgimento di altri meccanismi nell’attività di potenziamento della memoria di alcuni sono stati segnalati anche per altri costituenti dell’estratto. [109] [108]

L’acido ursolico ha migliorato il deficit cognitivo legato all’età attraverso l’attività di inibizione degli enzimi antiossidanti e la riduzione della perossidazione lipidica. [74] Gli studi clinici hanno confermato gli effetti benefici di M. officinalis nel trattamento di alcuni sintomi dell’AD e del deficit cognitivo. Uno studio in doppio cieco controllato con placebo, condotto per 4 settimane, è stato condotto per determinare gli effetti di massaggi, con olio essenziale di Melissa officinalis, sul comportamento di agitazione di persone con grave demenza (la preparazione è stata applicata sui volti e le braccia dei pazienti due volte al giorno dal personale di assistenza). I risultati hanno mostrato che il 60% dei soggetti nel gruppo di trattamento e il 14% dei soggetti nel gruppo placebo hanno sperimentato una riduzione del 30% di punteggio della Cohen-Mansfield Agitation Inventory (CMAI). I miglioramenti sull’agitazione risultavano quindi del 35% nei pazienti che ricevevano Olio Essenziale e del 11% in quelli trattati con placebo. Anche la qualità di vita dei pazienti nel gruppo trattato risultava notevolmente migliorato. [15]

Un altro studio simile di 12 settimane non ha dimostrato nessuna differenza nell’agitazione tra i gruppi di pazienti con AD trattati con olio essenziale di M. officinalis (massaggio con 10% w/w di EO in una lozione base), donepezil o placebo (massaggi con lozione a base di olio di girasole al 10% in peso/w). Lo studio ha comunque concluso che ci sono stati miglioramenti in tutti e 3 i gruppi di trattamento, con un 18% di miglioramento nella Pittsburgh Agitation Scale (PAS) e il 37% di miglioramento del NPI (Neuro Psychiatric Inventory). [23] Un altro studio clinico che ha indagato gli effetti di M. officinalis sulla capacità cognitiva e l’umore in soggetti sani, ha dimostrato che la somministrazione acuta dell’estratto etanolico della pianta (600 mg) può modulare umore e performance cognitiva. [67]

Uno studio in vitro condotto dagli stessi autori ha suggerito una proprietà di legame al recettore colinergico nel cervello umano (tessuto corticale) come potenziale meccanismo di azione dell’estratto di M. officinalis. [68] Analogamente, uno studio di 16 settimane controllato con placebo, su 42 pazienti, con AD da lieve a moderata, ha dimostrato una riduzione dell’agitazione e un miglioramento cognitivo e delle funzioni comportamentali. Per lo studio è stato impiegato un estratto idroalcolico di M. officinalis (60 gocce/giorno), standardizzato per contenere 500 μg di citrale/mL. [5] Questi dati suggeriscono che gli effetti di miglioramento della memoria di M. officinalis possono essere attribuito alla sua attività inibitoria dell’AChE, alla stimolazione dell’acetilcolina (recettori nicotinici e muscarinici) e recettori GABA-A, così come l’inibizione di MMP-2.

 

AZIONE CARDIOVASCOLARE [94]

M. officinalis è considerata tradizionalmente utile per il trattamento delle palpitazioni ed è nota per essere un potente tonico cardiaco e cardioprotettore. Gli studi farmacologici si concentrano principalmente sugli effetti anti-aritmici degli estratti di M. officinalis. In uno studio in vivo, l’estratto etanolico della pianta ha ridotto l’occorrenza di battiti prematuri ventricolari (VPB), fibrillazione ventricolare (FV) e tachicardia ventricolare (TV) a seguito di aritmie indotte da CaCl2 nei ratti. [4] Questi effetti antiaritmici e bradicardici è stato ipotizzato che siano dovuti all’azione della pianta (antagonista) sul coinvolgimento β-adrenergico. [98] [97]

Gli estratti di M. officinalis contengono in genere alte concentrazioni di AR e altri composti fenolici che possono prolungare gli intervalli QRS, QTc, JT e Tp Te; è quindi possibile che l’ECG in ratti mostri un’espressione modificata delle proprietà di conduttanza dei canali del sodio e del potassio nel cuore. [64] Anche se M. officinalis provoca isolatamente una riduzione della frequenza su tessuti isolati cardiaci, [44] non è stata osservata una significativa riduzione della frequenza cardiaca nell’uomo, tuttavia ha ridotto la frequenza degli episodi delle palpitazioni in pazienti con palpitazioni benigne. [8]

In generale si può ritenere che gli effetti anti aritmici di M. officinalis possano coinvolgere meccanismi correlati al blocco β-adrenergico e alla regolazione parasimpatica insieme al rallentamento della conduttività ventricolare attraverso il blocco correnti di sodio e/o potassio.

 

AZIONE ANTIMICROBICA [94]

In vitro, l’olio essenziale di M. officinalis esercita notevoli effetti antimicrobici su batteri patogeni Gram-negativi, come Pseudomonas aeruginosa, Salmonella enteritidis, Salmonella typhi, Escherichia coli, e Shigella, in particolare sui ceppi multi-resistenti. [78] L’olio essenziale mostra attività antibatterica con valori MIC che vanno da da 72,0 a 1000,3 μg/mL (paragonabile al valore MIC di Rosmarinus officinalis, 91,3–1113,3 μg/mL, ma inferiore a quello della ciprofloxacina come controllo positivo, 2,5–62,2 μg/mL). [55]

I Citrali (geraniale and nerale) e il citronellale nell’olio essenziale sono responsabili delle attività antibatteriche e antimicotiche. [78]

Gli estratti in etere di petrolio, cloroformio, etile acetato e n-butanolo mostrato attività anti batterica contro Sarcina lutea (ZI 10,7–19,3 mm), Staphylococcus aureus (ZI: 10,0–16,3 mm) e Bacillus cereus (ZI: 8,0–14,0 mm); i test sono stati concotti verso amoxicillina (ZI: 28,0–29,0 mm) e penicillina (32,7–36,6 mm). Estratti in etere e acetato di etile della pianta dimostrato fortissime attività batteriche la Sarcina lutea. Gli Acidi rosmarinico, caffeico e p-cumarico sono i principali composti attivi per l’attività antibatterica. [24]

I decotti di M. officinalis contenenti Acido Rosmarinico e Acido Litospermico risultano prevalentemente attivi contro P. aeruginosa (MIC=0.2, MBC=0.4), Salmonella typhimurium (MIC=0.2, MBC=0.4) e Penicillium funiculosum (MIC=0.1, MBC=0.2). [26] La potenza antimicrobica dei decotti di M. officinalis sui suddetti microrganismi era paragonabile o superiore a quelli della streptomicina (MIC=0.2, MBC=0.3 [P. aeruginosa]; MIC=0.25, MBC=0.5 [S. tyfimurio]; MIC=0.2, MBC=0.25 [P. funiculosum] utilizzando l’ampicillina come controllo positivo.

Inoltre, i terpeni solfatati dall’estratto idroalcolico di M. officinalis hanno, mostrato una moderata attività antimicrobica contro Candida albicans, Candida glabrata, Candida krusei e Aspergillus fumigatus (ceppi fungini), e S. aureus, E. coli, P. aeruginosa e Mycobacterium intracellulare (ceppi batterici) con MIC è superiore a 1,5 μg/mL, mentre la corrispondente MIC di ciprofloxacina era di 0,98 μg/mL. [106] Questi risultati supportano gli usi tradizionali di Melissa officinalis nel trattamento di febbri, ferite, scrofola e afte.

 

AZIONE ANTIVIRALE [94]

L’uso tradizionale di foglie di M. officinalis nei pazienti morsi da animali implica un’attività antivirale di questa pianta. È stato dimostrato che gli estratti alcolici e acquosi di M. officinalis esercitano una significativa attività anti-HSV-1 e anti-HSV-2 in vitro. [77] [81] Il più probabile meccanismo dell’attività antivirale del estratto acquoso di M. officinalis sembrerebbe influire sulla densità del virione HSV-1 prima che si attacchi alla cellula ospite [45] mentre l’estratto idroalcolico di M. officinalis non impedisce l’ingresso di HSV-2 nelle cellule, suggerendo un meccanismo antivirale successivo alla penetrazione del virus nella cellula. [77]

È evidente che l’Acido Rosmarinico gioca un ruolo importante nell’effetto antivirale della pianta. [11] L’inibizione di HSV-1 e HSV- 2 dell’olio essenziale di M. officinalis è stata dimostrata anche in vitro, utilizzando il saggio di riduzione della placca. L’OE colpisce il virus prima dell’assorbimento, ma non dopo la penetrazione nella cella ospite, indicando un effetto anti-virale dell’EO sui virus dell’herpes. [92]

In un altro studio, diverse concentrazioni di Olio Essenziale di M. officinalis sono state testate per inibire la proliferazione di HSV-2; quest’ultimo studio ha suggerito il ruolo del citrale e della citronella, per l’attività antivirale, che sembra dovuta all’inibizione della sintesi proteica nelle cellule. [9]

I risultati di due studi clinici (uno multicentrico studio che ha coinvolto 115 pazienti) e un altro successivo, in doppio cieco, controllato con placebo (che ha coinvolto 116 pazienti) rivelano una significativa attività antivirale della crema topica contenente l’1% essiccato estratto di M. officinalis contro le infezioni da HSV e che il trattamento deve essere ripetuto ogni anno, durante l’infezione. [113]

 

EFFETTI IPOGLICEMIZZANTI [94]

M. officinalis ha dimostrato evidenti effetti ipoglicemizzanti in vitro e in vivo ed è stato tradizionalmente utilizzato per il trattamento del diabete. L’estratto etanolico di M. officinalis (0,6 mg/mL) sugli adipociti primari umani ha indotto l’espressione del gene PPAR in modo metabolicamente rilevante. Tuttavia, la replicazione dello stesso effetto in condizioni cliniche ha bisogno di ulteriori studi con dosaggi minori. In vivo, il trattamento di topi obesi insulino-resistenti per 6 settimane con un estratto etanolico (200 mg/kg) di M. officinalis, ha ridotto significativamente l’iperglicemia e l’insulino-resistenza.[112]

Inoltre l’Olio Essenziale di questa pianta ha ripristinato i normali livelli plasmatici di glucosio e ridotto il peso corporeo di ratti diabetici [48] con dosi, di 0,02 e 0,04 mg/giorno, che sembrano praticabili anche per la somministrazione umana, sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche tossicologiche per confermarne la sicurezza ed in particolare quella dell’acido ursolico; Melissa officinalis nei topi ha dimostrato di aumentare la sensibilità all’insulina oltre che il relativo aumento dei valori plasmatici e pancreatici. [61]

L’ Acido oleanolico, un altro triterpenoide costituente di M. officinalis, possiede potenti effetti antidiabetici e dimostra di migliorare la risposta all’insulina, preservare la funzionalità e la sopravvivenza del β- cellule, e proteggere contro le complicanze diabetiche. Questi effetti verrebbero raggiunti attraverso diversi meccanismi quali un potenziamento dell’espressione enzimi anti-ossidanti e geni di risposta di fase II, bloccanti NF-κB e la soppressione della via dei polioli, la produzione di AGE e l’iperlipidemia. [28]

 

EFFETTI IPOLIPIDEMICI [94]

Secondo la Medicina tradizionale Iraniana (ITM), M. officinalis è in grado di espellere le tossine dal sangue e il suo esteso uso come rimedio cardiovascolare può essere spiegato grazie ai suoi effetti ipopolipidemici. L’estratto etanolico di M. officinalis, somministrato per via intraperitoneale in ratti ipercolesterolemici, (25-75 mg/kg), induce una diminuzione degli enzimi epatici (fosfatasi alcalina (ALP), alaninaminotransferasi (ALT) e livelli di aspartato aminotransferasi (AST) nel siero con un effetto paragonabile a quello delle statine. [117] Inoltre, il trattamento di topi obesi insulino-resistenti, con estratto di etanolo (200 mg/kg/giorno) ha ridotto significativamente il plasmatriacilglicerolo (TAG), il colesterolo LDL/VLDL e gli acidi grassi non esterificati. [112]

Gli Acidi oleanolici ed ursolici dimostrato di diminuire i livelli sierici di colesterolo LDL e tri- gliceridi e potrebbero quindi spiegare, almeno in parte, quanto osservato sugli effetti ipolipemizzanti dell’estratto di M. officinalis. [97]

La somministrazione orale dell’estratto acquoso della pianta in ratti iperlipidemici ha ridotto i lipidi sierici totali e il colesterolo inoltre ha migliorato il quadro degli enzimi epatici e della perossidazione lipidica (LPO) oltre ai livelli di glutatione (GSH) nel tessuto del fegato; prese nel loro insieme questa attività indicano azioni ipolipidemiche ed epatoprotettive della pianta. [19]

La somministrazione orale di olio essenziale di M. officinalis riduce significativamente le concentrazioni plasmatiche di trigliceridi (TG) nei topi così come le concentrazioni di colesterolo in modo dose e tempo-dipendente nelle cellule HepG2. [65] Nonostante i risultati interessanti, le dosi dell’estratto di M. officinalis estratto usate negli studi sopra citati non sono applicabili negli studi clinici.

 

TOSSICOLOGIA [94]

Studi in vitro

Uno studio ha concluso che una concentrazione massima di 150 μg/mL di estratto acquoso di M. officinalis non ha azione citotossica. [11] L’olio essenziale ha mostrato effetti tossici su cellule HEp-2 in concentrazioni superiori a 100 mg/mL. [9] ed anche neurotossicità a concentrazione di 0,1mg/mL. [76]

I decotti di Melissa officinalis non hanno indotto epatotossicità a concentrazioni fino a 400 μg/mL. [26] Il citrale non risulta in grado di indurre attività estrogenica e non ha dimostrato attività androgenica e anti-androgenica. [94]

 

Studi in vivo

Uno studio ha concluso che la somministrazione orale di olio essenziale di Melissa officinalis a dosi di 300 e 2000 mg/kg nei ratti non induce tossicità. [20]

Anche l’estratto acquoso e metanolico della pianta non esercitano alcuna tossicità o cambiamento comportamentale alla dose di 2000 mg/kg nei topi svizzeri. [94]

Allo stesso modo, non sono stati segnalati effetti genotossici o mutageni per estratti acquosi (100 mg/kg) ed estratti alcolici (a dosi di 250 o 500 mg/kg) negli animali. [94]

 

Studi sull’uomo

Sulla base degli studi clinici disponibili, la somministrazione orale di M. officinalis è indicata come essere ben tollerata. Uno studio randomizzato e controllato dimostra che una dose di estratto di M. officinalis contenente 500 mg/die di Acido Rosmarinico nell’uomo è sicura. [80]

In un altro studio multicentrico, in doppio cieco controllato con placebo, in volontari sani, una formulazione in compresse contenenti 80 mg di M. officinalis e 120 mg di estratti di Valeriana officinalis è stata ritenuta sicura e ben tollerata, e non si sono verificati casi di gravi eventi avversi o modifiche significative nei test di laboratorio, nell’esame fisico e nella valutazione del benessere. [94]

Inoltre, i risultati di uno studio prospettico in aperto di 15 giorni non ha mostrato alcun effetto negativo a seguito di somministrazione orale di M. officinalis (600mg/die). [27]

In altri studi clinici non è emersa nessuna differenza statistica nella frequenza degli effetti avversi. [113] [5] Non risultano studi in vivo o nell’uomo che dimostrino la capacità di estratti di Melissa officinalis L. di inibire gli ormoni tiroidei. [Santini, Ferruccio, et al. “In vitro assay of thyroid disruptors affecting TSH-stimulated adenylate cyclase activity.” Journal of endocrinological investigation 26 (2003): 950-955.] Eventi avversi citati in altri studi clinici (vomito, vertigini, respiro sibilante, agitazione, dolore addominale, nausea, aumento dell’appetito, mal di testa, alterazioni EEG, ridotte vigilanza, aumento della pressione intraoculare) sono stati osservati a seguito dell’assunzione di dosaggi molto elevati di diverse tipologie di estratti (900-1200 mg/die). [8]

 

Gravidanza e allattamento

L’uso di Melissa officinalis in gravidanza e allattamento è sconsigliato per mancanza di dati sufficienti. Melissa può suscitare effetti emmenagogici, antitireotropi e antigonadotropi (aneddotici). (Ulbricht, C., Brendler, T., Gruenwald, J., et al., 2005. Lemon balm (Melissa officinalis L.): an evidence-based systematic review by the Natural Standard Research Collaboration. J. Herb.Pharmacother.5(4),71–114.)

 

 

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