Newsletter Fitoterapia nr. 64 – Marzo 2024

Le piante medicinali “afrodisiache”: focus Ashwagandha.

 

Journal of Medicinal Plants Studies 2023; 11(4): 34-38

“The effectiveness of Withania somnifera supplementation on male sexual health: A systematic review of randomized clinical trials.” (2023). 

Welch, Jacob, Humza Bashir, and Sawyer Daniels.

 

Contesto e premesse

Sin dall’antichità l’uomo ha ricercato nel mondo fisico che lo circondava, ma anche in quello immateriale, come nella magia, un aiuto per favorire il desiderio sessuale ed accendere l’eros al momento opportuno; alla base di questa esigenza che accompagna l’umanità da sempre vi è quella di garantirne la continuità.

Un grande progresso, (negli anni ’90) in questo contesto fu rappresentato dalla commercializzazione del noto farmaco sildenafil citrato, appositamente creato per migliorare la disfunzione erettile maschile, ma non privo di avvertenze di utilizzo. Negli ultimi anni tuttavia non si è arrestato, ma anzi, è continuativamente cresciuto, anche l’interesse per alternative naturali, come per alcune piante medicinali che, nella storia, sono state conosciute per i loro benefici a favore della libido (negli uomini e nelle donne), della qualità delle relazioni sessuali, della capacità e del desiderio sessuale.

La storia dell’umanità è stata quindi strettamente legata alla conoscenza dell’uso di numerose piante, chiamate piante afrodisiache, in tutte le civiltà. Gli afrodisiaci, dal nome della dea greca dell’amore, Afrodite, indicano un insieme di sostanze, alimenti, piante o sostanze che risvegliano e aumentano il desiderio, e l’esperienza sessuale. [1]

Al maschile, la disfunzione sessuale erettile colpisce il 13% circa della popolazione, ma l’età è un fattore di rischio indipendente: più aumenta l’età più cresce il rischio di avere questo problema. Quasi il 40% dei pazienti intorno ai 50-55 anni e il 50% degli over 70 ha problemi di disfunzione erettile. Il motivo è legato al fatto che a partire da quell’età si verifica un aumento di tutti i fattori di rischio cardiovascolari e anche dell’uso di farmaci [32]. Il problema non è tuttavia solo maschile; circa il 30-50% delle donne presenta problemi sessuali nel corso della vita. Se i problemi raggiungono una gravità tale da provocare angoscia, si può parlare di disfunzione sessuale (dolore durante i rapporti sessuali, contrazioni dolorose involontarie (spasmi) dei muscoli intorno alla vagina, mancanza di interesse (desiderio) nel sesso e problemi con l’eccitazione o l’orgasmo [31].

Come è evidente da un punto di vista fisiopatologico, queste problematiche nell’uomo e nella donna possono avere cause fisiologiche profondamente diverse ma cause psicologiche (psico-emotive) anche comuni.

L’elevata richiesta di preparati “afrodisiaci” degli ultimi anni, come di consueto accade, ne ha determinato una grande crescita dell’offerta prevalentemente in forma di integratori naturali; attraverso la promozione su più canali, l’efficacia di questi prodotti, viene spesso “magnificata”, attraverso informazioni superficialmente descrittive e promozionali; nella realtà, per la natura stessa delle cause di queste problematiche, questi preparati non potranno esercitare effetti “miracolosi”; alcuni di essi, tuttavia, potranno invece abilitare significativamente un migliore stato psico-fisico, utile a facilitare o migliorare la vita sessuale in uomini e donne; è in particolare sui noti effetti negativi dello stress (ansia, stanchezza, disforia, etc.) sulla sessualità che le piante medicinali adattogene possono avere effetti positivi sia nella donna che nell’uomo.

 

La newsletter

La newsletter vuole condividere alcune osservazioni sull’argomento e contribuire alla conoscenza della potenzialità d’efficacia di alcune tra le più accreditate piante medicinali “afrodisiache”, ritenute utili sulla base di un consolidato uso tradizionale e delle attuali evidenze scientifiche. La newsletter propone inoltre le conclusioni di una recente (2023) review scientifica che sostiene i razionali “afrodisiaci” di Ashwagandha (Withania somnifera Dunal), che è una delle piante medicinali che, insieme ad altri adattogeni, è recentemente molto apprezzata per favorire la fisiologica vitalità della sessualità maschile e femminile.

 

Le piante medicinali afrodisiache in breve

Per la comprensione delle potenzialità d’efficacia, delle piante medicinali “afrodisiache”, e quindi di ciò che da esse ci si può attendere, è utile richiamare i meccanismi fisiologici fondamentali che governano la sfera della sessualità per poter prevedere se, un aiuto naturale o di sintesi, potrà essere efficace. Vi è infatti un distinguo rispetto a quanto una sostanza potrà agire in caso di problematiche fisiologiche nell’esperienza (es. circolatorie, ormonali, etc.) e problematiche collegate al desiderio.

Infatti, secondo Helen Singer Kaplan (che è stata una nota terapista della sessualità austriaco-americana e la fondatrice della prima clinica negli Stati Uniti per i disturbi sessuali istituita presso una scuola di medicina), il desiderio è il motore del ciclo della risposta sessuale; è ciò che innesca la libido, che ci rende predisposti ad attuare dei comportamenti che ci porteranno a riprodurci. Ciò che influenza e aumenta il desiderio, con la fisiologica conseguenza, della ottimale reazione fisica, può essere sia fisiologico che psicologico; fanno parte della prima categoria il testosterone, gli afrodisiaci e la stimolazione corporea. Ai fattori psicologici invece appartengono la stimolazione erotica, le fantasie, l’amore, l’attrazione per il partner e il corteggiamento. Al contrario i “soppressori sessuali” sono i disordini ormonali, la depressione e i farmaci con effetti negativi sulla sessualità. Mentre i deterrenti mentali sono ad esempio un partner che non ci attrae, avere pensieri, fantasie ed emozioni negative, lo stress e la paura. Il meccanismo di inibizione si basa sull’impiego di immagini, associazioni, emozioni e pensieri svantaggiosi al mantenimento del desiderio. Un disturbo del desiderio può essere generale o situazionale: nel primo caso tutte le sensazioni erotiche provocano ansia e attivano una risposta di difesa; nel secondo, invece, il problema si instaura solo in determinate situazioni specifiche. Oltre a determinare se questo disturbo sia diffuso o circoscritto è importante capire se sia solo un calo o una vera e propria avversione. Per avere un aiuto valido, è fondamentale rivolgersi a figure professionali formate che possano fare una diagnosi accurata e sostenere nella risoluzione del problema consigliando la giusta terapia [2].

La complessità dell’argomento e la sua vastità suggerirebbero che la soluzione di queste problematiche dovrebbe essere interdisciplinare.

Fatta questa premessa, la ricerca dell’umanità, per la soluzione di questi problemi, è stata pressoché infinita, e le storie di filtri d’amore e pozioni a base di erbe, tramandati in più epoche, ne testimoniano la realtà in tutte le classi sociali.

Ma cosa aspettarsi veramente dalle piante medicinali afrodisiache? Probabilmente, come anticipato, non si troverà una risposta “miracolosa” tuttavia le piante medicinali per sostenere la vitalità sessuale maschile e femminile vantano un ampio uso tradizionale e un crescente corredo di evidenze scientifiche che ne supportano una verosimile utilità. Si può inoltre osservare che quasi la maggior parte delle piante medicinali ritenute “afrodisiache” si distinguono per numerose altre e dimostrate azioni medicamentose (es. adattogeni).

Come anticipato il problema è sentito da secoli immemorabili. Nello stesso periodo in cui in Europa si affrontava il problema con il fosforo e la cantaride (un insetto dall’effetto vescicatorio usato come afrodisiaco) in India e in Cina venivano scritti veri e propri trattati sulla sessualità. In Caraka Samhita ad esempio, che è ritenuta tra le fonti più antiche e autorevoli della Medicina Ayurvedica, in una sezione chiamata Vajikarana, si parla solo di piante afrodisiache. Un passo del libro afferma che “la salute ha tre principali pilastri: una dieta equilibrata, un sonno adeguato e una vita coniugale e sessuale sana”. Vaji in sanscrito significa cavallo e Vajikaran si traduce con “produrre il vigore di un cavallo”. In Vajikarana sono riportate più di 100 formule fitoterapiche volte a migliorare la spermatogenesi, il desiderio e le prestazioni sessuali. Alla luce di ciò che oggi sappiamo riguardo la “fisiologia del sesso” ci è possibile spiegare alcuni effetti biologici delle piante presenti nel Vajikaran. Sappiamo ad esempio che la libido è influenzata da fattori neuro-chimici e vascolari. Le ipotesi più accreditate suggeriscono che serotonina e dopamina siano i neurotrasmettitori coinvolti nel controllo del desiderio; questo è il motivo per cui alcune classi di farmaci che influenzano i livelli di serotonina possono indurre un calo della libido. Sembra inoltre che esistano numerosi cross-talk a livello neuronale tra la dopamina e l’ossido nitrico. Quest’ultimo è il vero protagonista nell’atto sessuale poiché favorisce la produzione del cGMP (Guanosina monofosfato ciclico) che promuove l’afflusso del sangue a livello dei genitali. Nel Vajikaran si parla del Tribulus terrestris, una pianta ora usata dai culturisti e dagli sportivi. Come confermato da studi recenti, la sua radice è in grado di aumentare i livelli di androgeni nel maschio e com’è noto, c’è una diretta relazione tra i livelli di testosterone e il rilascio di ossido nitrico. Alcune piante abbracciano altri aspetti della sessualità ad esempio è stato confermato da studi sull’uomo che la Withania somnifera stimola la spermatogenesi nel maschio e la lubrificazione vaginale nella femmina. Effetti simili sono stati riscontrati anche con i semi di Mucuna pruriens. Essa può vantare anche la presenza L-DOPA, il precursore della dopamina che abbiamo visto stimolare il desiderio. Un altro afrodisiaco usato in oriente è il Ginseng coreano perché promuove e prolunga l’erezione nell’uomo probabilmente a causa della stimolazione delle surrenali, ma si ricordano ad esempio la Yohimbe in Africa occidentale, la Damiana in America centrale, la Maca in Perù. Il noto farmaco sildenafil, che inibisce la fosfodiesterasi V, ovvero l’enzima che inattiva il cGMP (Guanosin-monofosfato ciclico), favorisce l’erezione analogamente a quanto già si sapeva, avvenire in natura, con potenza diversa, assumendo l’Epimedium sagittatum (Berberidaceae). Riportata anch’essa nel Vajikaran, può vantare una frazione flavonoidica in grado di proteggere il seme e le gonadi da ossidazione. Inoltre contiene l’icariina, una molecola che agisce esattamente con lo stesso meccanismo d’azione del sildenafil in modo dose dipendente [3].

Nella vita degli esseri umani, la qualità delle relazioni sessuali e la quantità o frequenza degli incontri intimi sono importanti. A volte questi incontri sono influenzati da fattori sia psicologici che fisici che diminuiscono progressivamente la risposta sessuale, la soddisfazione e anche la fiducia delle persone, il che porterà indirettamente a evitare gli incontri sessuali, a problemi di coppia o di relazione e alla mancanza di desiderio sessuale. Per questo motivo, in Asia, Africa ed Europa, gli esseri umani hanno guardato alla natura in cerca di soluzioni che li aiutassero a migliorare la qualità e la frequenza delle loro relazioni sessuali. Secondo letteratura scientifica, ci sono piante per la libido e piante per promuovere il desiderio sessuale. L’erezione, nel maschio, avviene come risultato del rilassamento mediato dal sistema nervoso della muscolatura liscia del pene. Poiché è comprovato che l’aumento dell’ossido nitrico (NO), che è un composto vasodilatatore, facilita il riempimento del muscolo del pene con il sangue, e che per generare ossido nitrico, è necessaria la presenza dell’aminoacido L-arginina, che agisce come precursore, e catalizzatore enzimatico dell’ossido-nitrico sintasi; quindi un corretto apporto di L-arginina attraverso il cibo o l’integrazione, oltre che di piante che stimolano la sintesi di NO, sembrano strategie appropriate.
Per quanto riguarda le piante, sono state studiate decine di specie vegetali di diverse culture e paesi, che sono state tradizionalmente utilizzate come afrodisiaci naturali, con prove scientifiche diverse per alcune come per altre. [4]

In estrema sintesi si potrebbe dire che esistono erbe che facilitano il fenomeno amoroso ed altre che interagiscono con le sue dinamiche. Alcune di esse vengono storicamente impiegate in cucina per potenziare le capacità afrodisiache che la cultura popolare attribuisce a certe pietanze come pesci, molluschi e, fra le carni, la selvaggina; altre erbe vengono utilizzate per il bagno, il massaggio e le odorose fumigazioni dell’ambiente, nelle fasi di preludio alla prassi amatoria. Tra gli afrodisiaci, le erbe utilizzate in cucina sono sicuramente le piante più note, perché spesso utilizzate non a questo scopo ma per insaporire le vivande: l’aglio, il timo, l’origano, il pepe, la senape, lo zenzero, i chiodi di garofano e la noce moscata; meno conosciute non come piante ma come erbe dell’amore sono invece il ginepro, il mirto, la menta, il coriandolo, il cerfoglio, lo zafferano. Per le fasi prodromiche della pratica amatoria primeggia una categoria di erbe ancora assai nota, è quella delle piante aromatiche ricche di essenze odorose; erbe che appartengono soprattutto alla famiglia delle Labiatae. Lavanda, la verbena, il gelsomino, le zagare e il rosmarino sono tradizionalmente impiegate per bagni odorosi e tonicizzanti, per massaggi e unzioni con oli pregiati, per una favorevole stimolazione olfattiva.

Tra le piante medicinali definite afrodisiache vi sono quelle che fungono da tonici generali e quelle che operano come veri e propri stimolanti dell’attività sessuale, con effetti però spesso controversi e con farmacodinamiche per lo più sconosciute. In generale le piante medicinali afrodisiache possono, più o meno direttamente, influenzare la sfera sessuale mediante due strade: [5] 

la prima è la corroborazione del corpo ottenibile con l’ingestione di sostanze adattogene non pericolose (come invece si sono dimostrati gli anabolizzanti o gli stimolanti anfetaminici), cioè di erbe che possiedono principi capaci di rendere il nostro corpo più resistente allo stress (Ginseng, Ashwagandha, Rodiola, Ginko, etc.) [5]

la seconda è l’accentuazione del desiderio ed il miglioramento delle prestazioni sessuali; questi risultati, tuttavia, si ottengono artificialmente sempre con grande difficoltà, perché ogni attività sessuale è mediata non solo dal corpo ma anche dalla psiche; qualcuno dice dallo spirito. A questa considerazione si aggiunga che l’attrazione sessuale è mediata da un biochimismo squisitamente epidermico, che sino ad oggi l’utilizzo di farmaci non è riuscito a modificare, e che l’azione della più potente sostanza afrodisiaca naturale, è risultata di gran lunga inferiore a quella del sildenafil citrato, prodotto di sintesi [5].

Gli afrodisiaci vegetali potrebbero essere empiricamente classificati come “in storici”, “attivi ma dannosi”, “moderatamente attivi”.

Gli storici sono quelle erbe a cui la tradizione ha sempre attribuito proprietà afrodisiache, perché ravvisava nella loro morfologia totale o parziale (spesso le radici) una somiglianza con gli organi genitali, ad esempio l’orchidea e la mandragola; a queste vanno aggiunti anche alcuni frutti (che non possono essere dimenticati), quali il melograno e la mela, indiscusso frutto del peccato [5].

Gli attivi dannosi sono quelle erbe che contengono sostanze che ci danneggiano profondamente; il riferimento è esplicitamente ad alcune specie di Solanaceae, usate anche a scopo magico per la realizzazione di filtri d’amore (stramonio, belladonna ecc.) e a quelle comunemente chiamate “droghe” (papavero sonnifero, canapa, coca, ovulo malefico ed altri funghi psichedelici), piante che esercitano la loro attività afrodisiaca non tanto perché eccitano, quanto perché disinibiscono [5].

Come sostanze vegetali afrodisiache moderatamente attive possono essere intese tutte quelle piante officinali (come quelle adattogene) che possono favorire e sostenere alcune funzioni legate alla sfera sessuale, maschile o femminile, con diversi meccanismi come ad esempio:

– un’azione sulla fisiologica produzione ormonale

– un’azione di aiuto a vincere eventuali blocchi emotivi agendo a livello mentale

– un’azione di miglioramento della circolazione sanguigna a livello dei genitali

– una funzione favorente il benessere delle vie urinarie, in particolare della prostata

– un’azione tonificante sull’organismo, contrastando gli stati di affaticamento psico-fisico.

Grazie a queste azioni i soggetti potranno sentirsi meglio, più tonici e in forma, e di conseguenza ne trarrà beneficio anche la loro vita sessuale [6].

Tra le piante conosciute come “afrodisiache” che vengono ritenute comunque sicure ne ricordiamo di seguito alcune.

Il Ginseng (Panax ginseng C.A. Meyer – Fam. Araliaceae): noto per le spiccate proprietà adattogene e tonificanti generali. La Commissione E (Monografie Tedesche a cura del Ministero della Sanità della Germania) e l’OMS riconoscono l’uso della sua radice per rinforzare l’organismo in caso di affaticamento ed astenia. Grazie a queste azioni svolgerebbe quindi un’azione positiva anche a livello sessuale. “È stato osservato inoltre che alcuni componenti permetterebbero l’afflusso di sangue al corpo cavernoso con un meccanismo che coinvolge l’ossido di azoto. Si è giunti alla conclusione che il Ginseng potrebbe essere quindi utile in casi di disfunzione erettile ma manca comunque una certezza a causa della debolezza metodologica”; [7] [6] porre attenzione in caso di ipertensione e se si stanno utilizzando farmaci anticoagulanti [6].

Il Ginkgo (Gingko biloba – Fam. Ginkgoaceae): a questa pianta vengono attribuite proprietà antiossidanti e favorenti la circolazione. Queste azioni derivano soprattutto dai flavonoidi e dai terpeni contenuti nelle foglie. È proprio grazie ai benefici apportati alla circolazione del sangue che il Gingko è considerato un rimedio naturale per migliorare la propria vita sessuale. Utile dunque i disturbi sessuale sono legati ad un malfunzionamento circolatorio; porre attenzione all’uso se si soffre di ipertensione e se si stanno utilizzando farmaci anticoagulanti [6].

La Muira puama (Ptychopetalum olacoides Bentham – Fam. Olacaceae): pianta originaria dell’Amazzonia brasiliana dove gli indigeni la utilizzano tradizionalmente come digestivo e tonico fisico-mentale. “La corteccia contiene un alcaloide, la muirapuamina, che avrebbe un’azione vasodilatatrice [7]. Questa azione, unita alle proprietà toniche attribuite tradizionalmente alla pianta, la renderebbe un rimedio naturale utile come stimolante sessuale [6].

La Serenoa (Serenoa repens (W. Bartram) Small – Fam. Arecaceae): è una palma nana americana, conosciuta anche con il nome di saw palmetto. Si utilizzano le bacche mature contenenti acidi grassi, polisaccaridi, flavonoidi e tannini. Gli estratti di questa pianta sono considerati dalla Commissione E tedesca e dall’OMS un “rimedio per trattare i disturbi causati dall’ipertrofia prostatica benigna lieve e moderata [7] [6].

L’Epilobio (Epilobium angustifolium (o parviflorum) Schreb. – Fam. Oenotheraceae): è una pianta utilizzata dalla tradizione popolare per favorire il benessere e la fisiologica funzionalità della prostata. Utile quindi per aiutare a contrastare i disturbi accusati in caso di problemi alla prostata come difficoltà ad urinare, sensazione continua di andare in bagno, dolore durante la minzione e calo del desiderio sessuale [6].

La Maca (Lepidium meyenii Walp. – Fam. Brassicaceae): è una radice coltivata ad altitudini superiori ai 3000 metri delle Ande, ed è considerata un afrodisiaco. La radice di maca contribuisce a una sana funzione sessuale in quanto stimola il desiderio sessuale e ha un’influenza benefica sulla fertilità: in particolare, aumenta la quantità e la motilità dello sperma, questo perché aiuta a mantenere un sistema riproduttivo sano. Inoltre, la maca aiuta a mantenere la resistenza, le sensazioni e la vitalità ottimali, processi che possono influenzare la qualità delle nostre relazioni sessuali [1].

Il Tribulus (Tribulus terrestris L. – Fam. Zygophyllaceae): che nell’antica storia cinese o nella tradizione indiana, si ritiene abbia dei benefici sulla capacità sessuale. Questa pianta offre un’alta concentrazione di saponine steroidee, soprattutto negli estratti titolati. Principalmente, il tribolo aiuta a mantenere il tono corporeo e muscolare e i livelli di energia; oltre a promuovere la capacità e il desiderio sessuale e a sostenere la salute degli organi riproduttivi [1].

La Damiana (Turnera diffusa Willd. ex Schult. – Fam. Turneraceae) è nota per le sue azioni afrodisiache – toniche – psicostimolanti – antidepressive che agirebbero influenzando il desiderio sessuale, modulando i livelli ormonali, favorendo il corretto funzionamento del sistema nervoso e la resistenza fisica; in particolare favorirebbe l’integrazione degli stimoli olfattivi, tattili e mentali. Per questi motivi si ritiene tradizionalmente che la Damiana contribuisca ad un buon appetito sessuale colmando l’energia mancante e fornendo forza vitale positiva [1].

 

Focus Ashwagandha come “afrodisiaco”

Ashwagandha (Withania somnifera Dunal. – Fam. Solanaceae) è una tra le piante medicinali, più studiate negli ultimi vent’anni anche per la capacità, che le si attribuisce tradizionalmente, di sostenere la vitalità sessuale principalmente nell’uomo ma anche nella donna. L’uso medicinale di Ashwagandha [8], comune nella Medicina ayurvedica, è sempre più popolare anche in occidente perché questa significativa pianta medicinale viene oggi inserita in numerose formulazioni di integratori fitoterapici grazie alla conosciuta azione adattogena e antistress; questi preparati si dimostrano utili in caso di affaticamento e stanchezza sia fisica che mentale. Ashwagandha viene apprezzata come ergogenico anche nel mondo sportivo dove, in alcune discipline, ha dimostrato di migliorare la forza muscolare, la resistenza fisica e la prestazione cardiovascolare. È proprio negli studi nell’attività sportiva che è stata ampiamente messa in evidenza anche la capacità di questa pianta di influenzare positivamente i livelli di testosterone. Queste evidenze cliniche hanno avviato una serie di ulteriori ricerche per rafforzare le evidenze dell’azione di Ashwagandha nel favorire la vitalità e vigoria sessuale principalmente negli uomini ma anche nelle donne. L’utilizzo di Ashwagandha per favorire la vitalità sessuale si perde nella notte dei tempi ed in particolare in India dove proprio il nome tradizionale della pianta, evocherebbe anche l’azione come corroborante sessuale. L’articolo scientifico, da cui prende spunto la newsletter, ha recentemente contribuito a rafforzare queste evidenze.

La reputazione di Ashwagandha come pianta dall’azione afrodisiaca non riguarda tuttavia solo la sfera maschile. La scarsa funzione sessuale è un problema diffuso che colpisce circa il 40% delle donne e ne peggiore la qualità di vita [29].

Un primo studio prospettico, randomizzato, controllato con placebo ha valutato l’efficacia e la sicurezza di un estratto standardizzato di radice di Ashwagandha nel migliorare la funzione sessuale in 80 donne sane di età di età compresa tra 18 e 50 anni, senza alcun disturbo ormonale, ma affette da disturbo da desiderio sessuale ipoattivo (HSDD). La valutazione del disturbo è stata effettuata con il punteggio del Sexual Function Index (FSFI) <26 o il punteggio della Female Sexual Distress Scale (FSDS) >11. Le pazienti arruolate sono state randomizzate a ricevere una capsula contenente estratto standardizzato di radice di Ashwagandha 300 mg due volte al giorno (n=40), oppure placebo identico (n=40) per otto settimane. La funzione sessuale è stata valutata utilizzando FSFI, FSDS e SSE (“Satisfaction with simulation experience” scale). Le valutazioni sono state effettuate al basale, a quattro e a otto settimane. La Qualità della vita (QoL) è stata valutata utilizzando la scala del questionario sulla salute generale (GHQ-28) e la sicurezza è stata valutata utilizzando segni e sintomi clinici. Lo studio ha concluso che vi è stato un miglioramento statisticamente significativo (p<0,0001) nei punteggi FSFI nel gruppo trattato con Ashwagandha [14,20 (0,98) al basale a 22,62 (2,06) alla settimana 8] rispetto al placebo [14,17 (0,71) al basale a 19,25 (2,23) all’ottava settimana], e questo miglioramento è stato osservato in tutte le sottoscale (desiderio, eccitazione, lubrificazione, orgasmo, sessualità soddisfazione e dolore) della scala FSFI. Sempre nel gruppo trattato con Ashwagandha si è verificato un miglioramento maggiore (p<0,0001) nei punteggi FSDS rispetto al placebo. Sebbene non statisticamente significativo (p, 0,078), si è verificato un miglioramento nei punteggi GHQ-28 a otto settimane nel gruppo Ashwagandha rispetto al placebo, e questa tendenza è stata osservata per tutti i domini di GHQ-28 (funzione globale, fisica, psicologica e sociale). Un numero maggiore di donne, nel gruppo trattato con Aswhagandha, ha avuto un miglioramento di punteggi SSE alla settimana 4 (p, 0,017) e alla settimana 8 (p, 0,002) rispetto al placebo. Gli eventi avversi erano comparabili nei due gruppi. Nel gruppo di trattamento, due donne hanno riferito nausea e una donna sonnolenza, mentre nel gruppo placebo, due hanno riferito nausea, una ha riportato sonnolenza e una ha riferito nausea con sonnolenza. Lo studio ha concluso che la somministrazione orale di Ashwagandha (300 mg due volte al giorno) per otto settimane, nelle donne altrimenti sane, che non presentano disturbi ormonali, migliora la salute sessuale, mantiene il benessere generale e migliora la vitalità [29].

Un secondo studio ha valutato gli effetti dell’integrazione con Ashwagandha in donne con disfunzioni sessuali (disturbi dell’orgasmo e difficoltà sessuali). Lo studio aveva lo scopo di determinare l’efficacia e la sicurezza di un estratto di radice di Ashwagandha ad alta concentrazione (HCARE) per migliorare la funzione sessuale in donne sane. In questo studio pilota, 50 soggetti sono stati randomizzati in un gruppo trattato con HCARE e in un gruppo trattato con placebo (amido). I soggetti hanno assunto capsule di HCARE o placebo da 300 mg due volte al giorno per 8 settimane. La funzione sessuale è stata valutata utilizzando due scale psicometriche, il Female Sexual Function Index (FSFI), la scala del disagio sessuale femminile (FSDS) e dal numero di incontri sessuali totali e riusciti. Dallo studio è risultato che il trattamento con un estratto di Ashwagandha ad alta concentrazione (HCARE), alla fine del trattamento, porta a un miglioramento significativamente più elevato, rispetto al placebo, nel punteggio totale FSFI ( < 0,001), nel punteggio del dominio FSFI per “eccitazione” ( < 0,001), “lubrificazione” ( < 0,001), “orgasmo” ( = 0,004) e “soddisfazione”( < 0,001), nonché migliora il punteggio FSDS ( < 0,001) e il numero di incontri sessuali riusciti ( < 0,001). Questo studio ha dimostrato che la somministrazione orale di HCARE può migliorare la funzione sessuale nelle donne sane [30].

Un terzo studio si è posto l’obiettivo di valutare l’efficacia di Ashwagandha nel periodo della perimenopausa che è notoriamente il periodo durante il quale molti cambiamenti fisiologici segnano la transizione nell’ultimo periodo mestruale di una donna e questi cambiamenti sono associati ai noti sintomi climaterici. Questo studio mirava quindi a valutare l’efficacia e la tollerabilità di un estratto di radice di Ashwagandha sui sintomi climaterici, la qualità della vita (QoL) e parametri ormonali nelle donne in perimenopausa. In questo studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, della durata di 8 settimane, 100 donne con sintomi climaterici sono state assegnate in modo casuale a prendere un placebo o 300 mg di un estratto di radice di Ashwagandha due volte al giorno. I risultati sono stati misurati utilizzando la scala di valutazione della menopausa (MRS), della qualità di vita specifica in menopausa (MEN QoL), il punteggio “hot-flash” (vampate), i cambiamenti ormonali nell’estradiolo, dell’ormone follicolo-stimolante (FSH), dell’ormone luteinizzante (LH) e del testosterone. Delle 100 donne arruolate 91 partecipanti hanno completato lo studio. Rispetto al placebo, l’integrazione con Ashwagandha è stata associata ad una riduzione statisticamente significativa del punteggio MRS totale (p < 0,0001), con significative riduzioni degli aspetti psicologico (p = 0,0003), somato-vegetativo (p = 0,0152), e nei domini urogenitali (p <0,0001). L’assunzione di Ashwagandha ha dimostrato un miglioramento significativo dei punteggi MENQoL totali (p < 0,0001) inoltre è stato anche associato ad un aumento statisticamente significativo dell’estradiolo sierico (p < 0,0001) e una riduzione significativa dell’FSH sierico (p < 0,0001) e dell’LH sierico (p < 0,05) rispetto al placebo. Non c’erano differenze significative tra i gruppi nel livello sierico di testosterone. Questi risultati suggeriscono che l’integrazione con l’estratto di radice di Ashwagandha può essere un’opzione sicura ed efficace come coadiuvante nell’alleviare i sintomi climaterici da lievi a moderati durante la perimenopausa nelle donne[31].

 

La rewiev in breve

Lo studio, in forma di rewiev, ha valutato criticamente le conclusioni tratte da studi clinici randomizzati condotti per determinare l’efficacia di W. somnifera (Ashwagandha) nel migliorare i risultati sulla salute sessuale maschile. Da una ricerca da circa ottomila studi potenzialmente rilevanti, sono stati inclusi 5 studi che soddisfacevano tutti i criteri di inclusione predefiniti per la rewiev. Quattro degli studi inclusi hanno riportato differenze significative tra i gruppi prima e dopo l’intervento, fornendo promettenti elementi a supporto all’uso di W. somnifera come integratore per migliorare la salute sessuale maschile. Withania somnifera Dunal (ashwagandha” o “ginseng indiano”, Solanaceae) [9] è endemica dell’India (ma è diffusa anche in Belucistan, Pakistan, Afghanistan, Sri Lank, Congo, Sud Africa, Egitto, Marocco, Australia e Giordania) [9] e per migliaia di anni, varie parti di questa pianta sono state utilizzate nelle pratiche mediche ayurvediche e indigene [11]; è entrata come farmaco ufficiale nella Farmacopea indiana nel 1985 [12]. Studi farmacologici condotti con W. somnifera hanno dimostrato le sue proprietà antinfiammatorie, antistress e immunomodulatorie. Gli studi suggeriscono anche che l’integrazione con W. somnifera influisce su sistemi corporei come il sistema nervoso, endocrino e cardiovascolare [12]. Studi sui ratti hanno dimostrato promettenti capacità di W. somnifera nelle malattie neurodegenerative [13]. Studi clinici sull’uomo hanno dimostrato l’azione positiva di W. somnifera nel trattamento complementare di ansia, depressione e disturbi del sonno [14]. La salute sessuale gioca un ruolo cruciale nel benessere generale e nella qualità della vita degli uomini. Nel corso della storia, varie medicine tradizionali sono state utilizzate per migliorare la funzione sessuale maschile e affrontare i problemi di salute sessuale. L’Ashwagandha è uno di questi rimedi erboristici che ha guadagnato molta attenzione per i suoi potenziali benefici nel migliorare la salute sessuale maschile. Lo scopo di questa revisione è stato la valutazione critica approfondita degli studi clinici randomizzati esistenti che indagano sugli effetti dell’Ashwagandha sulla salute sessuale maschile e ha valutato globalmente i potenziali benefici e limiti della Withania somnifera nel migliorare vari aspetti della salute sessuale maschile, tra cui la funzione erettile, la libido, la fertilità e la soddisfazione sessuale generale. La metodologia impiegata in questa revisione sistematica garantisce che i risultati siano basati su prove scientifiche rigorose e forniscano una prospettiva equilibrata sull’efficacia dell’integrazione di Withania somnifera concentrandosi su metodologia, standardizzazione e controllo di qualità. Analizzando e consolidando i risultati di molteplici studi clinici, è possibile trarre conclusioni più affidabili e raccomandazioni informate sia per i ricercatori che per gli operatori sanitari. Nella rewiev sono stati inclusi studi clinici randomizzati che hanno valutato l’efficacia e l’efficienza dell’integrazione di W. somnifera per il trattamento di disturbi legati alla salute sessuale maschile. Gli studi dovevano confrontare l’integrazione di W. somnifera con un gruppo di controllo (placebo, controllo attivo o nessun trattamento). Sono state escluse le sperimentazioni che utilizzavano qualsiasi ingrediente attivo oltre a W. somnifera. Le ricerche condotte per questo studio hanno prodotto un totale di 8.203 articoli di riviste e ne sono stati selezionati 5 relativi a studi clinici randomizzati che soddisfacevano i criteri predefiniti per l’inclusione, per un totale di 308 partecipanti di età tra i 18 a 70 anni.

Risultati

Prestazione del liquido seminale

Due studi hanno prodotto risultati relativi alla performance del liquido seminale dei pazienti [21,25]. Uno studio ha rilevato un aumento sostanziale della concentrazione degli spermatozoi, del volume del liquido seminale e della motilità degli spermatozoi nel gruppo di trattamento. Tutti questi aumenti erano altamente significativi (p < 0,0001) [21]. Anche il secondo studio ha riscontrato un miglioramento significativo della prestazione del liquido seminale (aumento di numero e motilità) [25].

Livelli ormonali

Tre degli studi hanno valutato l’effetto di W. somnifera sui livelli ormonali [21-23]. Uno studio ha riscontrato un aumento significativo degli ormoni luteinizzanti nel gruppo di trattamento [21]. Tutti e tre gli studi hanno riscontrato un aumento significativo dei livelli di testosterone nel gruppo di trattamento rispetto al controllo [21-23]. Uno studio ha rilevato che l’integrazione con Ashwagandha dimostrava un miglioramento del DHEA-S salivare [23].

Funzione erettile

Due studi hanno esaminato la capacità dell’integrazione con W. somnifera di influenzare la funzione erettile [22, 24]. Uno studio ha utilizzato l’indice internazionale dei punteggi della funzione erettile [24] e l’altro ha utilizzato un questionario DISF-M [22] per determinare la funzione erettile. Uno studio ha riscontrato miglioramenti statisticamente significativi nei punteggi [22] mentre l’altro non ha riscontrato differenze significative tra i gruppi [24].

Desiderio sessuale e benessere generale

Due studi hanno misurato l’effetto dell’integrazione di W. somnifera sul benessere generale, compresi i desideri sessuali [22,23]. Entrambi gli studi hanno utilizzato questionari self-report, SF-36 [22] e POMS-SF [23]. Uno studio ha riscontrato miglioramenti significativi nel questionario SF-36 [22] mentre lo studio che utilizzava il POMS-SF non ha riscontrato differenze significative [23].

Eventi avversi

Solo due studi hanno riportato abbandoni che non sono stati inclusi nell’analisi statistica [23,24]. Si è verificato un totale di 7 eventi avversi tra tutti gli studi inclusi [22]. Tutti gli eventi avversi sono stati osservati nell’ambito dello stesso studio [22]. Tre (3) partecipanti dei 7 che hanno manifestato eventi avversi, riscontrati in questo studio, hanno interrotto il trattamento ma sono stati comunque inclusi nell’analisi [22]. Quattro degli eventi avversi sono stati segnalati in soggetti assegnati al trattamento con W. somnifera: due soggetti hanno manifestato sonnolenza, uno ha sviluppato lieve dolore addominale e un soggetto ha sviluppato dolore articolare [22].

Discussione e conclusioni

Un totale di 5 studi clinici randomizzati su W. somnifera hanno soddisfatto i criteri di inclusione di questa revisione [21-25]. Lo strumento Cochrane del rischio di bias [16] (PRISMA) [26] è stato applicato a tutti gli studi inclusi. È stato stabilito che tutti gli studi [21-25] avevano un basso rischio di bias [16]. Le sperimentazioni sono considerate di buon livello metodologico se ricevono 3 o più punti sulla scala Jadad [18]. Tre studi [22, 23, 25] hanno raggiunto questa soglia mentre due hanno ricevuto il punteggio massimo di 5 [22,23]. Due studi [22,23] hanno soddisfatto tutti gli elementi della dichiarazione CONSORT [17]. Tre studi hanno soddisfatto meno di 20 item, [21, 24, 25], il più basso dei quali è stato 13 [21].

Nonostante alcune limitazioni di questa revisione, indicate dagli stessi autori, i suoi risultati dimostrano che l’integrazione di W. somnifera può avere un impatto positivo sulla funzione sessuale e migliorare il benessere sessuale generale [21-23,25] poiché la maggior parte degli studi riportano risultati profondamente positivi. L’effetto di W. somnifera sul testosterone maschile è promettente con tre studi che riportano miglioramenti significativi [21-23]; pertanto W. somnifera dimostra il potenziale di trattare disturbi legati a bassi livelli di testosterone.

Esistono prove a sostegno dell’esistenza di una correlazione tra disfunzione erettile e livelli di stress [27]. È stato dimostrato che i soggetti che sono in grado di ridurre o gestire i propri livelli di stress quotidiano riscontrano miglioramenti disfunzione erettile [28]. Nelle medicine tradizionali W. somnifera è considerata un agente di riduzione dello stress [12] ed è promossa come un ingrediente chiave negli integratori “antistress”. Solo uno studio ha esaminato l’effetto dell’integrazione sulla disfunzione erettile correlata allo stress ma senza evidenziare miglioramenti significativi [24], tuttavia è ampiamente dimostrato che W. somnifera è efficace nel ridurre i livelli di stress e quindi possiede il potenziale per aiutare ad alleviare la disfunzione erettile correlata allo stress.

Questa rewiev si è concentrata solo su studi clinici riguardanti soggetti di sesso maschile. Esistono, tuttavia, diversi studi che hanno indagato l’effetto di W. somnifera sulla salute sessuale femminile [29-31]. L’insieme delle evidenze disponibili suggerirebbe un impatto positivo, di W. Somnifera, sulla generale salute sessuale. In particolare W. somnifera può avere effetti positivi sulla salute sessuale maschile, in particolare sulla produzione di testosterone e sulla prestazione del liquido seminale.

 

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5. http://www.lerottedelmerlo.it/INIZIATIVEATEMA/FLORASPONTANEA/2010_PIANTE_MAGICHE_AFRODISIACHE
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Journal of Medicinal Plants Studies 2023; 11(4): 34-38

The effectiveness of Withania somnifera supplementation on male sexual health: A systematic review of randomized clinical trials. 

Jacob Welch, Humza Bashir and Sawyer Daniels

Author information:

Jacob Welch-Department of Biology, University of Mount Union Alliance, OH 44601, USA
Humza Bashir-Department of Biology, Binghamton University Binghamton, NY 13902, USA
Sawyer Daniels-Department of Astrophysics and Cosmology, Brown University Providence, RI 02912, USA

 

Abstract

This review aims to critically evaluate the existing evidence derived from randomized clinical trials to determine the effectiveness of W. somnifera (ashwagandha) in enhancing male sexual health outcomes. Extensive searches were conducted in databases including PubMed, Library of Congress, JISC Library, ClinicalTrials.gov, mRCT, Google Scholar, Embase, Web of Science, CINAHL, Medline, and Cochrane. Among the initially identified 8,203 articles with potential relevance, a thorough assessment of full-text articles was performed, resulting in the inclusion of 5 studies that satisfied all predefined inclusion criteria. All included studies were evaluated as having a low risk of bias. Four of the included studies reported significant intergroup differences before and after intervention, thus providing support for the use of W. somnifera as a supplement to enhance male sexual health. However, despite these promising results obtained from clinical trials, the current evidence remains insufficient to firmly endorse the use of W. somnifera for its impact on male sexual health..

Keywords: Withania somnifera, ashwagandha, Indian ginseng, winter cherry

Journal of Medicinal Plants Studies
ISSN (E): 2320-3862
ISSN (P): 2394-0530

 

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