Newsletter Ayurveda nr. 67 – Giugno 2021
Newsletter n° «67»
Giugno 2021
PROFILI DI PRODOTTO: olio di Cocco
L’olio di Cocco: razionali d’impiego nel massaggio e per la salute.
La newsletter in breve
In Ayurveda l’olio di Cocco è tradizionalmente molto apprezzato come olio base per il massaggio, o come ingrediente di specifici Taila medicati, e trova prevalente indicazione nel massaggio per i disturbi di Pitta. L’olio di Cocco è tuttavia in generale molto diffuso e impiegato per la massoterapia in tutto il mondo, grazie a caratteristiche fisiche e farmacologiche che lo rendono un’eccellente sostanza a favore di nutrimento e la cura della pelle. In India l’olio di Cocco oltre che per il massaggio ayurvedico è tradizionalmente impiegato per scopi alimentari e medicinali. L’India è uno dei paesi tradizionalmente produttori e esportatori di olio di Cocco.
La newsletter, disponibile in forma estesa nel formato PDF sotto-scaricabile, offre una panoramica delle diverse tipologie di olio di Cocco oggi disponibili, delle moderne metodiche di produzione, raffinazione e deodorazione e delle relative caratteristiche qualitative. La newsletter si focalizza inoltre sui principali razionali medicamentosi dell’olio di Cocco e sulle caratteristiche che identificano l’olio di Cocco per l’uso dermocosmetico da quello per uso alimentare che viene comunemente sconsigliato, per il massaggio. Le argomentazioni della newsletter sono tratte da un’ampia monografia, interamente dedicata all’olio di Cocco, consultabile sul sito web aziendale di Benefica® all’indirizzo: https://www.benefica.it/fitoterapia/cocco-cocos-nucifera-l/. La monografia, riporta dettagliate informazioni, basate su evidenze scientifiche, sulle attuali e ricorrenti metodiche di produzione, estrazione, raffinazione e deodorazione dell’olio di Cocco oltre che sui suoi principali razionali medicamentosi ed etno-medicinali, sull’inquadramento ayurvedico, e sull’uso storico del Cocco e dell’olio di Cocco in India e nel mondo.
Inquadramento ayurvedico
In India la creazione della palma da Cocco, con la sua corona di fronde di foglie, viene attribuita al saggio Vishwamitra, per sostenere il suo amico re Trishanku quando quest’ultimo fu letteralmente “defenestrato” dal cielo da Indra per i suoi misfatti. [1,2] Nel villaggio di Vadakurungaduthurai, si crede che Lord Kulavanangeesar abbia preso la forma di un albero di Cocco per aiutare a placare la sete di una donna incinta. Nel Kerala, si crede che la dea Bhagavati sia l’anima dell’albero di Cocco; uno degli epiteti comuni della dea è Kurumba che significa “tenero Cocco”. Racconti popolari di tutte le altre aree narrano che il Cocco sia originato dalla testa di un morto. [3,4] I botanici pongono l’origine della palma da Cocco nella zona della Papua Nuova Guinea, in un passato molto lontano. [5] Harries (1990) sostiene che il paese d’origine del Cocco sia la Malesia e ha affermato che la diffusione delle specie “Cocos” sia originata dal Gondwanaland, supercontinente esistito in era neoproterozoica (circa 500 milioni di anni fa). Le teorie più recenti suggeriscono che il Cocco sia originario della Malesia o comunque di una regione biogeografica approssimativamente definita come l’area che comprende la sud-est asiatico, l’Indonesia, l’Australia, la Nuova Guinea e diversi gruppi di isole del Pacifico. Il subcontinente indiano e l’Asia meridionale, che sono importanti per la diversità delle piante coltivate in otto centri, sono ritenuti centri secondari di origine di Cocos nucifera. [6]
Il termine sanscrito narikela, che indica il Cocco, si ritiene essere una parola aborigena, derivata da due termini di origine sud-asiatica, niyor (olio) e kolai (noce). [7,8] La parola Tamil ‘nai’ indica un grasso semisolido e sembra derivare da parole come “ngai” e “niu” usate per indicare l’olio di Cocco in Polinesia e nelle isole Nicobare. [9] La radice dei nomi per il Cocco nelle lingue Tamil, Telugu, Malayalam e Kannada è “ten”, che significa sud, e “tenaki” significa il frutto della noce del sud. Allo stesso modo “tennaimaram-tengimara” indicherebbe l’albero che appartiene al sud, nella lingua Sri. Nella lingua Lanka analogamente il nome del Cocco deriva dalla radice “ten” cioè di provenienza del sud. Per questi motivi l’origine del Cocco viene ricondotta alle isole del Sud Pacifico-Malesia-Polinesia. I nomi locali del Cocco in Polinesia, in Melanesia (“niu”), Filippine e Guam (“niyog”) derivano dalla parola malese “nyur” o “nyor”. Questo fatto è spesso citato come prova che la specie ha avuto origine in regione malese-indonesiana. Amarkosha (500-800 d.C.) riporta alcuni sinonimi di Cocco come nariker, narikel, narikela e langalin. I resti fossili indicano che la pianta si è evoluta a partire da 20 milioni di anni fa, prima che l’uomo apparisse sulla terra. [10]
Narikela o palma da Cocco (Cocos nucifera L.) è uno degli alberi che si vedono quasi in tutto il mondo ed è l’unica specie vivente del genere Cocos. [11] Nelle antiche letterature indiane è adorato come Kalpavruksha che significa “albero che dà tutto” infatti la pianta della Cocco dà più prodotti di qualsiasi altro albero al mondo. In Ayurveda phala, moola, pushpa, kshira della sua phala, la polpa del frutto di Narikela sono usati come ingredienti in 53 formulazioni, che sono efficaci in più di 25 condizioni di malattia. La mitologia indiana dice che anche gli Dei hanno tengono Narikela in grande considerazione sottolineandone l’importanza tra tutte le specie del regno vegetale. È uno degli alberi più utili al mondo ed è spesso indicato come “l’albero di vita”. Fornisce cibo, carburante, cosmetici, medicine e materia prima per molti altri usi. La noce di Cocco è un elemento essenziale anche in molti rituali indù. Le parti principali utilizzate per scopi medicinali sono i frutti, i fiori, l’olio, l’acqua e la radice. [12]
L’acqua di Cocco e il nocciolo di Cocco contengono vari micronutrienti utili per la prevenzione delle malattie e il mantenimento di una buona salute. Riferimenti riguardanti Narikela si trovano nei testi classici dell’Ayurveda come Charaka samhitha, Susrutha samhitha, Ashtanga hrudaya, Kaiyadeva nighantu, Bhavaprakasa nighantu, Raja nighantu, Dhanwanthari nighantu ecc. In Charaka Samhitha è menzionato nel trattamento di Paithikachardi. In Chakradatta, Narikela è menzionato in Sula chikitsadhikaara. Bhavaprakasa menziona Narikela per il trattamento di Amlapitha. [11]
In Ayurveda il Cocco è presente in diverse formulazioni tradizionali come: Himasagarataila, Narikelakhanda, Narikelakshara, Narikelalavana, Narikelasava, Naracharasa, Loharasayanam, Laxmivilastailam.
Il valore medicinale del Cocco è noto in India fin dall’antichità. [13] Sushruta Samhita (c. 400 aC) menziona narikera in madhura varga e asava. [14] Si usa il Cocco in Ayurveda nei seguenti disturbi: nella febbre cronica [Vaidyamanorama – VD, 800-1000 d.C.]; gastrite acida [(Cakradatta – CD, 1055 d.C.); VD]; parinam sula (dispepsia non ulcerosa e dispepsia da ulcera peptica); screpolature dei piedi (Vrndamadhava); emicrania; calicosi (Bhavaprakasa); vermi; ferite; e vomito (Charaka Samhita, 700 a.C.). [15] L’acqua di Cocco, i fiori, olio, il latte e la cenere del Cocco hanno tutti usi medicinali. Attualmente il Cocco è comunemente usato nella medicina Ayurvedica, Siddha, e nei sistemi di medicina tibetana e unani. Il Cocco, nelle sue forme estrattive, agisce come antielmintico, antidoto, antisettico, afrodisiaco, astringente, battericida, depurativo, diuretico, emostatico, pediculicida. I diversi usi del Cocco sono ben esemplificati nel suo uso in Kerala come purgante, rinfrescante, stomachico, emostatico e per le proprietà suppurative e vermifughe. Il Cocco è stato usato come rimedio popolare per ascessi, alopecia, amenorrea, asma, blenorragia, bronchite, contusioni, ustioni, cachessia, calcolosi, raffreddore, costipazione, tosse, debilitazione, idropisia, dissenteria, dismenorrea, mal d’orecchi, erisipela, febbre, influenza, gengivite, gonorrea, ematemesi, emottisi, ittero, menorragia, nausea, tisi, gravidanza, eruzioni cutanee, scabbia, scorbuto, mal di gola, mal di stomaco, gonfiore, sifilide, mal di denti, tubercolosi, tumori, tifo, venereo malattie e ferite; [16][17] è anche ritenuto anti-blenorragico, antibronchitico, febbrifugo e anti-gengivitico. I fiori di Cocco sono commestibili; vengono mescolati con cagliata per i diabetici e vengono dati agli sposi novelli come afrodisiaco. [23] Ibn ha riferito che gli abitanti delle Maldive ottenevano incomparabile potenza erotica grazie al pesce e al Cocco e lo ha confermato dalla sua esperienza. [18] [19] La letteratura antica tuttavia vieta l’uso della pianta di Cocco insieme ad altre nove piante per lavarsi i denti. [20] Manucci nel 1694 scrive che “Piccoli cocchi (coquinhos) sono usati per i disturbi infantili come diarrea e ulcere della bocca. Le noci di dimensioni di 71–76 cm chiamati lanha sono pieni di acqua dolce e rinfrescante, usata nell’infiammazione del fegato, reni e vescica e per aumentare la minzione; l’uso del Cocco è antichissimo come rinfrescante “nella stagione del gran caldo”. [21] [19]
Nel sistema medico indiano l’acqua di Cocco è una cura specifica per lo squilibrio di pitta (biliosità) (Sushruta Samhita) e BVP (Brahmavaivartapurana). [20] [15] Il succo del Cocco giovane è dotato di diverse proprietà medicamentose ed è usato nella medicina popolare per la guarigione per una serie di disturbi: alleviare febbre, mal di testa, disturbi di stomaco, diarrea e dissenteria. Il succo è anche impiegato per rafforzare il cuore e ridare energia ai malati. Le donne in gravidanza, ai tropici, bevono grandi quantità di succo di Cocco giovane perché credono che darà ai loro bambini forza e vitalità. L’acqua e la polpa delle noci di Cocco giovani contengono l’intera gamma di vitamine del gruppo B, con l’eccezione di B6 e B12. L’acqua di Cocco giovane è anche ricca di minerali, in particolare calcio (per le ossa), magnesio (per il cuore) e potassio (per i muscoli). Una noce di Cocco giovane media fornisce 3 grammi di fibra alimentare che aiuta la corretta digestione ed evacuazione. L’acqua di Cocco fresco è molto ricca di elettroliti in quantità molto superiore alla maggior parte delle bevande sportive. Per questo motivo l’acqua di Cocco è un’ottima scelta per atleti e bambini. L’acqua di noci di Cocco giovani è completamente sterile e può essere trasfusa direttamente al sangue umano e per questi motivi è stata regolarmente utilizzata durante la seconda guerra mondiale per i soldati feriti quando il plasma sanguigno non era disponibile. L’acqua di Cocco con pasta di sandalo viene utilizzata per i bagni. [22] Il latte di Cocco viene utilizzato in Kerala e in alcune zone del Tamil Nadu come cura efficace per le punture da fico d’India. [23] L’olio di Cocco è anche utilizzato in farmaci tradizionali, ad esempio, per l’eczema (con spicchi d’aglio schiacciati nell’olio) o ustioni [con erba hariali (Cynodon dactylon)]. L’olio di noce di Cocco mescolato con foglie essiccate in polvere di santha buthi è usato per curare le ustioni. [23] Una pasta a base di foglie di ratan jot in polvere è altrettanto molto efficace nella cura delle ustioni. Foglie di curry bollite in olio di Cocco producono un ottimo tonico per capelli per stimolarne la crescita e la pigmentazione. [23] In Karnataka, l’olio e il latte di Cocco vengono utilizzati in pre e post-partum. La pratica indigena usa l’olio di Cocco durante l’edema pre-parto e riso cotto nel latte di Cocco con zucchero o sagù per aumentare la galattogenesi. [24] Alcuni studi concludono che le persone che consumano l’olio di Cocco ogni giorno hanno un tasso metabolico più elevato e una migliore una magra massa corporea rendendolo quindi un ottimo alimento per le donne in menopausa.; altri studi concludono che le popolazioni della Polinesia e dello Sri Lanka, dove le noci di Cocco sono fanno parte della dieta, non soffrono di ipercolesterolemia ed hanno una bassa incidenza di malattie cardiache. Si crede che il toddy al Cocco (noto anche come vino di Cocco) sia favorevole per la salute in particolare per la vista ma funge anche da sedativo, leggero lassativo contro la stitichezza e viene prescritto come tonico per chi si sta riprendendo da malattie come la varicella. L’olio extra vergine di Cocco e il latte di Cocco sono facilmente e rapidamente assimilabili dal corpo a causa della catena corta e media degli acidi grassi e non vengono immagazzinati come grasso nel corpo a differenza di quello che avviene per i trigliceridi a catena lunga di prodotti animali. La cenere del guscio maturo del frutto è mescolata con calce e applicata sulla tigna. [25] La cenere della fibra della buccia del frutto di Cocco viene utilizzata per curare i vecchi casi di malattia di Pyle. Il paziente deve prendere questa cenere al mattino insieme alla cagliata in misura di un cucchiaino per un numero di giorni pari agli anni di malattia.
Lo zucchero di Cocco è classificato come a basso indice glicemico ed è considerato più sano rispetto allo zucchero bianco e di canna tradizionale e può essere usato come sostituto dello zucchero per caffè, tè, dolci da forno e in cucina. Lo zucchero della noce di Cocco ha un alto contenuto di minerali ed è una ricca fonte di potassio, magnesio, zinco e ferro; oltre a questi elementi contiene vitamine B1, B2, B3 e B6. Rispetto allo zucchero di canna, lo zucchero di Cocco contiene il doppio del ferro, una quantità quattro volte superiore di magnesio, e oltre 10 volte la quantità di zinco.
L’olio di Cocco nell’uso quotidiano
L’olio di Cocco ha molte applicazioni, principalmente per la salute e bellezza. L’olio di Cocco è inoltre particolarmente apprezzato per il massaggio ayurvedico. Innanzitutto, l’olio di Cocco può aiutare a proteggere la nostra pelle dai raggi UV raggi quando applicato topicamente. Uno studio ha dimostrato che l’olio Cocco è in grado di bloccare il 20% dei raggi UV emessi dal sole. [26] Si stima che il fattore di protezione solare di l’olio di Cocco sia 7. [26] Poiché l’olio di Cocco contiene trigliceridi a catena media, quando assunto per via orale, può aumentare il nostro tasso metabolico poiché questi acidi grassi possono essere assorbiti rapidamente e aumentare il numero di calorie bruciate. [26] [27] Alcuni studi hanno dimostrato che gli acidi grassi possono aumentare significativamente il nostro tasso metabolico temporaneamente. [27] [28] [29] Una media di 120 cal. può essere bruciato in un periodo di 24 ore quando si assumono 15-30 g di trigliceridi a catena media. [27] [30] Poiché più dell’80% dei grassi nell’olio di Cocco è saturo, l’olio di Cocco è adatto per essere usato per la cottura ad alta temperatura. I grassi saturi manterranno la loro struttura anche ad alte temperature a differenza dei degli acidi grassi polinsaturi presenti negli oli vegetali. [31] L’olio di Cocco l’olio è anche in grado di favorire la nostra salute dentale poiché distrugge batteri come lo Streptococcus mutans ed in generale i batteri che causano molte malattie dentali, come carie e malattie gengivali. Un risciacquo con olio di Cocco per 10 min., riduce i batteri nella nostra bocca quanto il risciacquo con un collutorio antisettico. [27] [31] Le proprietà antimicotiche e antibatteriche dell’olio di Cocco lo rendono un ottimo balsamo per le ferite. Uno studio ha concluso che quando i ratti venivano trattati con olio di Cocco sulle ferite, i marker infiammatori venivano diminuiti con un aumento della produzione di collagene che ha portato una maggiore velocità di guarigione della ferita. [27] [32] L’assunzione orale di olio di Cocco ha anche dimostrato di esercitare un forte effetto antinfiammatorio come dimostrato su diversi animali. È ipotizzato che nell’uomo l’assunzione orale di olio di Cocco determinerebbe una riduzione dei marcatori dello stress ossidativo stress e dell’infiammazione. [27] [33-35] Per applicazioni legate alla bellezza, l’olio di Cocco è in grado di idratare la nostra pelle quando applicato esternamente, specialmente per gli arti. [27] Si sconsiglia tuttavia l’applicazione sul viso per chi ha la pelle grassa mentre la riparazione dei talloni screpolati è possibile con l’uso di olio di Cocco. [27] Uno studio ha confrontato gli effetti dell’olio di Cocco, dell’olio minerale e dell’olio di girasole su capelli. Solo l’olio di Cocco ha mostrato effetti significativi sui capelli in quanto ha ridotto la perdita di proteine dai capelli, se applicato prima o dopo lo shampoo; questo vale sia per i capelli sani che per quelli danneggiati. [27] [36] L’olio di Cocco può essere utilizzato anche come struccante in quanto riesce a rimuovere anche il mascara più resistente. Per usi diversi dalla salute e dalla bellezza, viene utilizzato l’olio di Cocco in repellenti non tossici per insetti. Combinando oli essenziali con olio di Cocco, si ottiene un repellente per insetti che è in grado di fornire oltre il 98% di protezione dalle punture di alcune zanzare. [27] [37] L’olio di Cocco è adatto anche come smacchiatore quando mescolato con la stessa quantità di bicarbonato di sodio. La miscela applicata sulla macchia è in grado di rimuoverla dopo 5 minuti. [27] Le forti proprietà antibatteriche del Cocco olio lo rendono adatto per essere trasformato in deodorante. L’olio di Cocco può essere miscelato con altri ingredienti naturali, come la fecola di maranta, amido di mais, bicarbonato di sodio e olio profumato per ottenere un deodorante naturale. [27] L’olio di Cocco è anche usato come un lucido per mobili in legno. Agisce anche come repellente per la polvere dopo averlo applicato su mobili in legno. Inoltre conferisce un aroma gradevole e delicato. [27] Si può anche usare l’olio di Cocco per altri preparati di uso quotidiano di uso come dentifrici, scrub per le labbra, scrub corpo e crema da barba, detergenti per la persona.
L’olio di Cocco per il massaggio e per la pelle
Per il massaggio, anche per quello ayurvedico, in genere vengono preferiti gli oli di Cocco raffinati (RBD) nella loro forma profumata o deodorata. Questi oli, quando di buona qualità, garantiscono un eccellente profilo organolettico ai fini salutistici/medicamentosi e della sicurezza d’impiego; gli oli RBD risultano preferibili per il massaggio poiché la raffinazione fisica consente di eliminare quasi totalmente i trigliceridi a catena lunga che rendono l’olio di Cocco vergine molto scivoloso da usare.
Un olio di Cocco RBD di buona qualità per il massaggio dovrebbe derivare da una “prima” o “seconda” estrazione meccanica a “freddo” (cioè a temperatura controllata) della Copra, in assenza di solventi. La metodica d’estrazione preferibile è quella della spremitura secondo il principio della pressatura idraulica che consente condizioni di estrazione (temperatura e pressione) controllate mentre l’estrazione con espulsori ad alta pressione espone l’olio a temperature molte elevate che ne possono deteriorare la composizione organolettica causando, ad esempio, la perdita di tutte le vitamine termolabili. L’olio di Cocco per il massaggio dovrebbe essere raffinato (deodorato o sbiancato) con metodiche fisiche e non chimiche poiché l’impiego di solventi o sostanze chimiche per l’estrazione o la raffinazione influenzano la composizione naturale dell’olio, e se ne ritrovano quantitativi, pur modesti, nel prodotto finito. La raffinazione fisica migliora la capacità antiossidativa dell’olio finito e rimuove da esso sostanze potenzialmente irritanti; la raffinazione fisica migliora la conservabilità dell’olio.
L’olio di Cocco, nella sua forma raffinata è molto apprezzato per il massaggio del corpo in più paesi del mondo e si pone al primo posto fra gli oli lenitivi emollienti e rinfrescanti, non a caso è conosciuto ed utilizzato da sempre nelle zone più calde del pianeta. Nutre a fondo la pelle rendendola più elastica, è adatto alla cura della pelle secca, fragile, arrossata e screpolata. È un noto veicolo ed olio di base utilizzato come ingrediente principale per importanti oli ayurvedici tradizionali dedicati in particolare alla testa ed ai capelli. In Asia è ampiamente diffuso sia come olio da massaggio per il corpo e per la cura dei capelli che per massaggi quotidiani ai bambini. L’olio di Cocco è adatto anche come olio solare, essendo leggermente protettivo; inoltre mantiene l’umidità della cute ed è per questo particolarmente lenitivo ed indicato per pelli secche. Ottimo è il suo utilizzo durante la stagione calda, poiché la sua natura è rinfrescante e viene assorbito bene dalla pelle senza lasciare sensazione di untuosità.
L’olio di Cocco raffinato si dimostra particolarmente efficace per la massoterapia grazie al fatto che è facilmente assorbito e ben tollerato dalla maggior parte dei tipi di pelle e favorisce il recupero nei problemi muscolari come dolore e spasmi. A differenza dell’olio di Cocco vergine che può essere molto scivoloso da usare, l’olio raffinato, in cui vengono quasi eliminati i trigliceridi a catena lunga, consente al terapista di ottenere una trazione più profonda e migliore con tratti più brevi e aiuta ad alleviare gli spasmi muscolari ostinati e lenire i muscoli infiammati. [41] Nel massaggio si sfruttano inoltre le proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e antiossidanti dell’olio di Cocco che inoltre fornisce un’efficace barriera cutanea e favorisce la guarigione delle ferite. L’olio di Cocco offre il vantaggio di essere facilmente assorbito dalla pelle idratandola e senza ungerla. Un olio di Cocco di alta qualità verrà assorbito dalla pelle dando al terapeuta un ottimale “scivolamento ” nel massaggio e lascerà il paziente non unto alla fine di un massaggio. A causa dell’attrito e del calore che si generano durante un massaggio, molti oli possono cambiare durante il processo ma l’olio di Cocco non si secca e non diventa appiccicoso. A livello pratico l’olio di Cocco non macchia le lenzuola del lettino da massaggio e ha poco o nessun aroma, il che è un vantaggio per i pazienti che potrebbero avere un olfatto sensibile.
L’olio di Cocco contribuisce alla costruzione della barriera lipidica della pelle e aiuterà a prevenire la disidratazione. Un significativo studio pubblicato da Food and Chemical Toxicology nel 2017 si è focalizzato sugli effetti dell’olio di Cocco sulla pelle umana; i risultati in particolare confermano che l’olio di Cocco “contribuisce alle funzioni di barriera protettiva” e che possiede un effetto antinfiammatorio; [42] per questo motivi l’olio di Cocco può essere impiegato per affrontare efficacemente il problema della pelle secca, l’infiammazione e la cellulite o per il problema della disidratazione cronica. “Grazie alla sua capacità di costruire la barriera lipidica, l’olio di Cocco è ottimo per il trattamento delle smagliature” e per prevenirle durante la gravidanza “applicando l’olio sui fianchi e sulla pancia e, man mano che la gravidanza progredisce, anche sull’area del busto”. L’olio di Cocco risulta inoltre utile nell’invecchiamento (anti-aging per la pelle) poiché aiuta le fibre di collagene rafforzandole. L’olio di Cocco ha un generale impatto benefico sulle parti esterne del corpo come la pelle ad anche i capelli. Le persone che vivono ai tropici hanno usato l’olio di Cocco come idratante naturale da secoli.
Anche nella medicina ayurvedica l’olio di Cocco è stato usato per trattare numerosi disturbi della pelle, inclusa la guarigione delle ferite, e le infezioni microbiche come confermato anche da uno studio che ha dimostrato l’effetto benefico dell’olio di Cocco nella guarigione delle ferite cutanee nei ratti. [32] L’olio di Cocco può essere applicato come rimedio per curare il dolore delle ustioni. [34]
Uno studio comparativo condotto per determinare l’efficacia dell’olio di Cocco e dell’olio minerale come terapeutici idratanti nella xerosi da lieve a moderata ha dimostrato che entrambi gli oli avevano una notevole capacità di idratazione sulla pelle e aumentavano i livelli lipidici della superficie cutanea. La scala di classificazione della xerosi da parte degli investigatori e le scale analogiche visive utilizzate dai pazienti hanno mostrato maggiore miglioramento con l’olio di Cocco rispetto all’olio minerale. [43] Risultati analoghi sono stati confermati in un altro studio del 2019. [44] Uno studio ha dimostrato che l’olio di Cocco, grazie all’unicità della sua composizione chimica, impiegato per uso topico, dimostra buoni effetti nella gestione della dermatite atopica grazie ai sui effetti antiossidanti, antinfiammatori, antibatterici, cicatrizzanti e idratanti; [45] è stato dimostrato che il processo di sonificazione (estrazione ad ultrasuoni) dell’olio di Cocco aumenta la sua capacità di conferire idratazione ed elasticità alla pelle. [46]
Azione dell’olio di Cocco sui capelli
È stato dimostrato che l’olio di Cocco ha una forte affinità per le proteine dei capelli e penetra facilmente nel fusto del capello grazie al suo basso peso molecolare e catena lineare diritta. [47] In particolare uno studio ha confrontato l’olio minerale, l’olio di Cocco e l’olio di girasole nella prevenzione dei danni ai capelli e ha dimostrato che l’olio di Cocco è stato l’unico olio, usato come pre-lavaggio e post-lavaggio, che ha ridotto nettamente la perdita di proteine in capelli danneggiati e non danneggiati; questa azione è stata ricondotta all’elevata composizione di acidi grassi dell’olio di Cocco ed in particolare all’acido laurico, che è il principale acido grasso, e che fa sì che l’olio di Cocco arricchisca i capelli più degli altri oli testati. [47] Ruetsch et al. [47] hanno studiato la penetrazione dell’olio di Cocco e dell’olio minerale nelle fibre dei capelli umani. Lo studio ha mostrato una maggiore penetrazione dell’olio di Cocco rispetto all’olio minerale; questa caratteristica dell’olio di Cocco viene ricondotta alla sua natura polare per la presenza MCFA e per una certa quantità di MCT. Inoltre l’olio di Cocco è rappresentato principalmente un trigliceride dell’acido laurico che ha un peso molecolare più basso (inferiore a 1000 Da) che gli permette di penetrare facilmente nel fusto del capello. Questo studio ha dimostrato inoltre che l’olio di Cocco fornisce ai capelli migliori protezione all’affaticamento dei capelli generato dal lavaggio.
Azioni farmacologiche dell’olio di Cocco
– Azione antimicrobica. Numerosi studi scientifici confermano l’azione antibatterica, antivirale e antimicotica dell’olio di Cocco e dei suoi metaboliti ed in particolare dell’Acido laurico, dell’Acido caprico e della Monolaurina. L’olio di Cocco dimostra di capacità di disintegrare i lipidi di membrana dei microorganismi così come l’involucro dei virus (come dimostrato in vitro in virus RNA e DNA umani); la monolaurina e l’acido laurico dimostrano di inibire la crescita di S. aureus con meccanismi distruttivi delle pareti cellulari batteriche. [48] [49] [50] I metaboliti dell’olio di Cocco sono noti per produrre diversi effetti, sulle membrane, che portano ad alterazione delle funzioni delle cellule dei patogeni influenzando il segnale trasduzione per blocco di promotori, disaccoppiando i sistemi di energia, alterando lo stato respiratorio e alterando l’assorbimento di aminoacidi. In uno studio di confronto dell’azione di acidi grassi saturi (da C10 a C18) contro l’infezione da virus Junin (JUNV), Bartolotta e collaboratori [51] hanno dimostrato che l’acido laurico altera la distribuzione cellulare delle proteine del virus e porta a un blocco nell’assemblaggio e/o germogliamento della progenie virale. L’acido laurico dimostra di inibire il legame dei patogeni con cellula ospite; l’acido laurico non influenza la sintesi proteica della membrana dei patogeni, ma impedisce il legame delle proteine di membrana con la membrana della cellula ospite. È documentato [52] che la presenza di acido laurico inibisce la produzione della stomatite vescicolare infettiva da virus in modo dose-dipendente e anche in modo reversibile perché, dopo la rimozione di acido laurico, l’effetto antivirale è scomparso.
– Azione antiossidante e antinfiammatoria dell’olio di Cocco. I radicali liberi influenzano negativamente le biomolecole come proteine, lipidi e DNA e innescano lo stress ossidativo. Gli antiossidanti sono composti in grado di ritardare o inibire il processo di ossidazione eliminando i radicali liberi. [53] Diversi studi sono stati eseguiti per analizzare la proprietà antiossidante di oli vegetali altamente consumati compreso l’olio di Cocco. Uno studio comparativo di Janu et al. [54], condotto per indagare il contenuto fenolico totale e il potenziale antiossidante di oli vegetali comunemente consumati, (olio di Cocco (CNO), olio di girasole (SFO), olio di crusca di riso (RBO), olio di arachidi (GNO), olio di sesamo (SESO) e olio di senape (MO)), ha mostrato il seguente ordine di potenza: GNO > CNO > RBO > MO > SFO > SESO, e lo studio ha rivelato che GNO, CNO e RBO avevano una maggiore potenza nei confronti dei radicali liberi. Tra i vari oli di Cocco il F-VCO e H-VCO (olio extra vergine di Cocco) hanno mostrato un maggiore effetti scavenging sui radicali e una maggiore attività di inibizione. [55] L’olio di Cocco dimostra la capacità di aumentare gli enzimi antiossidanti e di riduzione della perossidazione lipidica. Nevin e Rajamohan [56] hanno ulteriormente confermato gli effetti dell’olio di Cocco sulla perossidazione lipidica sia in vitro che in vivo. Oltre all’attività antiossidante l’olio di Cocco dimostra attività antinfiammatoria. L’infiammazione coinvolge molti processi del sistema immunitario; per esempio, nelle risposte infiammatorie croniche ed acute, la componente immunologica delle cellule viene attivata in risposta ad organismi estranei o antigeni. [34] Alcuni studi hanno dimostrato che l’olio di Cocco tende ad aumentare gli enzimi antiossidanti e a diminuire l’espressione di sostanze infiammatorie come COX-2, iNOS e IL-6. Intahphuak et al. [34] hanno riportato che un dosaggio di 4 mg (20 μL) -1 di olio di Cocco ha mostrato moderati effetti antinfiammatori sull’edema dell’orecchio indotto da fenilpropionato nei ratti. Tuttavia, l’efficacia dell’olio di Cocco non era superiore a quello del farmaco standard indometacina. Zakaria et al. [57] utilizzando modelli in vivo hanno osservato che l’olio di Cocco riduce efficacemente l’infiammazione acuta, mentre, in modelli cronici, è risultato essere meno efficace.
– Altre azioni farmacologiche dell’olio di Cocco. All’olio di Cocco vengono attribuite altre azioni farmacologiche e nutraceutiche come quelle pro immunitarie [58] ipocolesterolemizzanti e cardioprotettive, [58] antiobesità, [58] antitumorali, chemio protettive [58] anti epatosteatosiche. [58]
Sicurezza d’uso
La letteratura scientifica disponibile conferma la sicurezza d’uso tradizionalmente nota dell’olio di Cocco rispetto al quale tuttavia sono sporadicamente descritte reazioni avverse cutanee soggettive per cui, come per qualsiasi olio vegetale, sarebbe utile procedere con le consuete prove di tollerabilità cutanea prima dell’uso abbondante dell’olio. L’olio di cocco, ottenuto dal frutto di cocco essiccato, è composto per il 90% da trigliceridi saturi. Può agire come ingrediente profumato, agente condizionante per capelli o agente condizionante per la pelle ed è contenuto in numerosissimi cosmetici a concentrazioni da dallo 0,0001% al 70%. In relazione alla presenza nell’olio di acidi grassi e delle loro forme idrogenate, dei corrispondenti alcoli grassi, degli esteri semplici, di sali inorganici di solfati dell’olio di cocco, l’olio di cocco e i relativi ingredienti risultano sicuri come ingredienti cosmetici nelle normali pratiche d’uso nelle concentrazioni e nei dosaggi raccomandati. [59] L’olio di Cocco, per uso alimentare, risulta sicuro per la maggior parte delle persone se usato nelle quantità comunemente impiegate. Risulta anche essere sicuro quando applicato sul cuoio capelluto in combinazione con altre erbe. La sicurezza dell’olio di cocco utilizzato per via orale in quantità medicinali è sconosciuta. Gravidanza e allattamento: l’olio di cocco è sicuro per donne in gravidanza e che allattano se usato nelle quantità normalmente presenti nella dieta ma la sicurezza dell’uso l’olio di cocco in quantità maggiori non è nota.
Tipologie di olio di cocco
Esistono quindi attualmente sul mercato diverse tipologie di olio di Cocco di cui le più comuni sono:
– Gli oli vergini di Cocco (generalmente indicati come VCNO oppure VCO) che nella loro migliore qualità derivano da latte di Cocco (processo a umido) ma possono derivare anche per spremitura da Copra (processo a secco) e meno comunemente da polpa fresca di Cocco, tuttavia non devono subire nessun tipo di raffinazione. Poiché non esiste un unico metodo specifico di preparazione dell’olio di Cocco è stato stabilito che tutti i tipi di olio che non subiscono raffinazione (ed alterazioni) sono considerati vergini; quest’olio è generalmente molto costoso ed è prevalentemente prodotto per l’uso alimentare a crudo o nutraceutico; [60] [61] l’olio vergine o extra-vegine di Cocco non risulta particolarmente indicato per il massaggio poiché risulta molto scivoloso.
– Gli oli raffinati di Cocco (generalmente indicati con RBD-CNO o semplicemente RBD per indicare un olio di Cocco sbiancato e/o raffinato e/o deodorato), che derivano generalmente da Copra con diverse procedure (spremitura o estrazione con espulsori ad alta pressione) e da diversi stadi di spremitura o espulsione (per gli oli di buona qualità la prima o la seconda estrazione); questi oli vengono comunemente sottoposti a raffinazione (compreso sbiancamento e deodorazione); le metodiche di raffinazione possono essere chimiche o fisiche; gli oli di Cocco raffinati di buona qualità vengono comunemente raffinati con metodiche fisiche. Questi oli possono essere impiegati sia per uso alimentare che dermocosmetico e sono quelli più comunemente impiegati per il massaggio nella loro forma anche deodorata.
– Altre produzioni di olio di cocco grezzo non raffinato (U-CNO) impiegato per diversi usi (industriali, alimentari, dermocosmetici) [62] ed altre tipologie di olio di Cocco come il TCO (olio di Cocco di testa, estratto con l’alcol isopropilico dalle sottile membrana marrone presente tra esocarpo ed endosperma del cocco) che è in realtà un sottoprodotto della preparazione dell’olio di Cocco oppure l’olio di Cocco ottenuto dai residui del latte di Cocco (Metodo Bawalan-Masa) impiegato in origine per la primaria produzione “a umido” del pregiato olio di cocco vergine o extra vergine.
Qualità dell’olio di cocco
Numerosi studi scientifici suggeriscono l’ideale profilo qualitativo dell’olio di Cocco sulla base del relativo profilo definito da principali parametri chimico fisici (contenuto in acidi grassi insaturi, acidi grassi saturi, lipidi, tocoferoli, etc. ) che dipendono da diversi fattori come la varietà genetica del Cocco impiegato, le procedure pre-estrattive su di essa (essicazione della Copra o trattamento del latte di Cocco), le metodiche di estrazione (a “secco o a “umido”) , le metodiche di raffinazione (fisiche o chimiche) e le possibili procedure di deodorazione.
L’olio di Cocco di buona qualità in genere rispetta i parametri fisici e chimici stabiliti dai disciplinari di produzione dei vari Paesi di origine.
– Caratteristiche fisiche dell’olio di Cocco. L’olio di Cocco è un liquido incolore a una temperatura di 30°C o superiore. Solidifica ad una temperatura di 25°C. L’olio di Cocco solidificato è di colore bianco. L’olio di Cocco non raffinato raggiunge il punto di fumo ad una temperatura di 170 °C mentre l’olio di Cocco raffinato raggiunge il punto di fumo a 232°C. L’olio di Cocco ha un tipico odore di Cocco solo se non è raffinato, sbiancato o deodorato. L’olio della noce di Cocco formerà una miscela omogenea bianca una volta mescolato con acqua e agitato. Senza agitazione, l’olio di Cocco risulta insolubile in acqua. [63] [64] L’olio di Cocco vergine deve essere quasi incolore, privo di sedimenti, con aroma naturale di Cocco fresco e privo di odori e gusti rancidi. In assenza di un rapporto di analisi di laboratorio, la qualità dell’olio vergine di Cocco può essere valutato attraverso la valutazione sensoriale testando i seguenti attributi: Colore: l’olio di Cocco vergine ha un aspetto limpido. Sulla base degli studi condotti il colore dell’olio viene alterato o da contaminanti nell’olio o da lavorazione ad alta temperatura e contaminazione microbica della polpa di Cocco prima dell’estrazione dell’olio. Dipendendo dal tipo di microrganismi che causano la contaminazione, il colore dell’olio può apparire giallo scuro o rosa o rosso-arancio. Aroma: olio di Cocco vergine di buona qualità non ha odore rancido ma un aroma dolce di Cocco che può variare da lieve a intenso a seconda del processo utilizzato per l’estrazione. Gusto: un olio di Cocco vergine di buona qualità non dovrebbe avere sapori sgradevoli o un sapore aspro. Non dovrebbe causare alcun prurito alla gola quando ingerito in quanto questa è un’indicazione che il contenuto di acido grassi liberi è già superiore allo standard prescritto. [65] Il grado di saturazione e la lunghezza della catena di carbonio di gli acidi grassi che compongono un particolare grasso o olio determina le sue proprietà, gli usi corrispondenti e i suoi effetti sulla salute. Più il grasso è saturo e più lunga è la catena, più duro è il grasso e più alto è il punto di fusione. L’olio di Cocco è unico tra i grassi e gli oli, poiché contiene la più alta percentuale di acidi grassi a catena media (MCFA) con una lunghezza della catena di carbonio da 8 a 12 atomi di carbonio. Il VCO si comporta e metabolizza in modo diverso nel corpo umano rispetto ad altri grassi saturi oli insaturi. GLI MCFA nell’olio di Cocco sono circa il 64%, con l’acido laurico (C12) che risulta il più elevato, in percentuale dal 47 al 53% a seconda della varietà di Cocco. La proprietà fisica più significativa dell’olio di Cocco è che a differenza della maggior parte dei grassi, non mostra uno scioglimento graduale con l’aumento della temperatura, ma passa piuttosto bruscamente da una fase solida ad una liquida in un intervallo di temperatura ristretto, similmente al burro di cacao. [66]
– Caratteristiche chimiche dell’olio di Cocco. I componenti principali dell’olio di Cocco sono gli acidi grassi saturi che sono circa il 94%, con circa il 62% di acidi grassi a catena media. [67] L’olio di Cocco contiene principalmente trigliceridi saturi, con acidi a catena media (acidi laurico e miristico) predominanti. [68] I trigliceridi sono rappresentati prevalentemente da acidi grassi a catena media – C8 (caprilico) e C10 (caprico)- e il principale acido grasso nell’olio di Cocco, l’acido laurico (C12), può essere classificato sia come acido grasso a catena media o a catena lunga. In termini di digestione, l’acido laurico si comporta più similmente a un acido grasso a catena lunga perché in maggioranza (70-75%) è assorbito con i chilomicroni rispetto al 95% degli acidi grassi a catena media viene che assorbito direttamente nella vena porta. Gli acidi grassi a catena media sono elettroliti deboli e sono altamente ionizzati a pH neutro che aumenta la loro solubilità. [69] In un campione di 100 g di olio di Cocco, sono contenuti 41,84 g (laurico) acido grasso saturo C12 (laurico), 16,65 g di acido grasso saturo C14 (miristico), 8,64 g di acido grasso saturo C16 (palmitico), 6,80 g di acido grasso saturo C8 (caprilico) e 2,52 g di acido grasso saturo C18 (stearico). L’olio di Cocco contiene generalmente anche triacilgliceroli (composti esterificati di acidi grassi) e altri componenti in quantità minore come fosfolipidi, steroli, tocoferoli e sostanze volatili. Ogni 100 g di olio di Cocco sono contenuti 99,06 g di grasso totale, 1 mg di calcio, 0,05 mg di ferro, 0,02 mg di zinco, 0,3 mg di colina, 0,11 mg di vitamina E. [70] Il contenuto di umidità dell’olio di Cocco varia con il metodo di estrazione utilizzato per ottenerlo. Ad esempio, l’olio di Cocco ottenuto dalla copra di Cocco avrà significativamente un contenuto di acqua inferiore a quello ottenuto dal Cocco fresco. L’olio estratto con metodi che comportano il riscaldamento possiede un contenuto di umidità inferiore rispetto a metodi di non esposizione al calore. Tra gli oli vegetali l’olio di Cocco è lento ad ossidarsi quindi resiste all’irrancidimento, con conseguente durata di conservazione più lunga. [67]
La produzione dell’olio di Cocco
L’olio di Cocco accompagna l’uomo da millenni non solo per scopi medicinali ma anche alimentari e, più recentemente, nutraceutici. È la storia che ci tramanda le metodiche tradizionali della produzione dell’olio di Cocco che variano a seconda della tradizione produttiva dei paesi di origine come ad esempio l’India o le Filippine; ai giorni d’oggi la crescente richiesta mondiale di olio di Cocco ha reso necessarie produzioni su larga scale che tuttavia, per l’olio di Cocco di buona qualità, si basano sugli stessi principi d’estrazione tramandati dalla tradizione. L’olio di Cocco può essere attualmente prodotto attraverso diverse metodologie (fino a 6 diverse) da diversi prodotti della noce della palma da Cocco (Cocos nucifera L. – fam. Arecaceae) cioè dalla polpa della noce di Cocco essiccata chiamata Copra (più comunemente), dalla polpa fresca della noce di Cocco (meno comunemente) oppure dal latte di Cocco. A seconda della materia prima impiegata e delle varie metodiche di produzione si ottengono diverse tipologie di olio di Cocco riconoscibili dalle sigle generalmente riportate sulle relative etichette delle confezioni commercializzate; questi oli di Cocco posseggono caratteristiche organolettiche diverse che possono renderli più raccomandati per l’uso alimentare o per quello dermocosmetico.
La produzione dell’olio di Cocco accompagna l’umanità da tempi antichissimi e la letteratura descrive diverse metodologie tradizionali dell’olio di Cocco; nell’antichità il procedimento di estrazione dell’olio dalla polpa della noce di Cocco prevedeva l’impiego di pietre pesanti, cunei, leve e corde intrecciate per applicare pressione sul cocco essiccato e spremere l’olio. Successivamente, come ad esempio in India, sono state introdotte metodologie più efficienti, a volte ancora in uso, come quella del “Ghani” (chekkus), un grande pestello/mortaio, (usato similmente anche per l’estrazione dell’olio di sesamo) azionato in origine da buoi o dall’uomo, a cui successivamente sono stati applicati motori elettrici o a vapore. L’olio viene rilasciato per attrito e pressione e defluisce da una piccola apertura alla base del mortaio. Le procedure dell’estrazione dell’olio di Cocco variano tradizionalmente a seconda dei paesi di origine, ed esempio nelle Filippine sono molto diffuse metodiche domestiche tradizionali basate sul principio d’estrazione dell’olio dal latte dei Cocco. Ai giorni d’oggi l’industrializzazione ha messo a punto processi produttivi anche molto sofisticati che rispondono all’esigenza produttiva su larga scala. I moderni processi produttivi (tranne la metodica di estrazione tramite solvente e quella con enzimi) più largamente adottati si ispirano tuttavia ai principi di fondo delle metodiche più antiche e principalmente quello della “spremitura/pressatura” della polpa essiccata o fresca della noce di Cocco anche se l’olio di Cocco può essere tradizionalmente ottenuto anche dal latte di Cocco.
La moderna produzione dell’olio di Cocco di qualità può impiegare, come materia prima, derivati diversi della noce di Cocco e cioè: la polpa del cocco essiccata chiamata Copra (nella maggior parte dei casi); la polpa fresca (meno frequentemente); il latte di Cocco.
Le noci di cocco hanno un endosperma solido e liquido. L’endosperma solido è la polpa di cocco.
I procedimenti a partire dalla polpa del cocco (indipendentemente che sia fresca o disidratata) vengono definiti processi produttivi “a secco” (comunemente chiamati Fresh-dry) mentre quelli a partire dal latte di cocco vengono definiti “a umido”.
I processi di estrazione dell’olio di cocco possono essere classificati quindi in due gruppi principali: 1. processi a secco a partire dalla polpa del Cocco; 2. processi a umido a partire dal latte di Cocco.
Processo a secco
Nei processi d’estrazione “a secco” il procedimento di base è quello di sottoporre frammenti di polpa di Cocco pre essiccata cioè la Copra (meno frequentemente a da polpa fresca) a metodiche di estrazione meccanica oppure a estrazione con solventi. Le principali metodiche d’estrazione meccanica attualmente in uso per la produzione dell’olio di Cocco su scala industriale sono quelle che sfruttano le presse idrauliche oppure quelle che impiegano gli espulsori ad alta, media e bassa pressione (metodi Fresh-dry). Questi diverse tipologie di estrazione meccanica differiscono tra loro anche significativamente per la quantità di pressione esercitata e la temperatura a cui viene esposto l’olio e producono un olio finito con caratteristiche organolettiche diverse. Le diverse metodiche vengono generalmente scelte sulla base dei volumi produttivi, della qualità dell’olio desiderata e del suo uso. I processi con solventi dalla Copra sfruttano principi d’estrazione diversi e sono illustrati di seguito. In alcuni casi le due tecniche meccaniche e quella con solventi possono essere combinate in fasi successive per il recupero di olio residuo dai sottoprodotti della prima estrazione. L’olio di cocco preparato con questi metodi è comunemente chiamato anche olio di Copra.
La Copra, che è la polpa essiccata del Cocco, viene preparata da cocco maturo e il contenuto di acqua nei frammenti di cocco deve essere ridotto dal 50% a circa il 6% durante l’essiccazione prima della spremitura. [55]
Il pre trattamento di asciugatura della polpa del Cocco è fondamentale per la qualità dell’olio finito; poiché infatti la polpa di cocco contiene proteine e carboidrati, oltre ad acqua e olio, essa è incline a attacchi fungini, che producono aflatossine. La polpa fresca del cocco è molto suscettibile al deterioramento, il che provoca la produzione di acidi grassi liberi e l’irrancidimento dovuto a attacchi fungini e per altri motivi. Per ridurre le contaminazioni fungine, il processo di essiccazione deve essere avviato non appena la noce è aperta. L’acqua di cocco (endosperma liquido) è in contatto con la polpa di cocco bianca nella noce. Poiché l’acqua di cocco è una buona fonte di nutrienti, le metà di cocco prima di essere asciugate devono essere lavate per evitare facili contaminazioni fungine. Con l’evaporazione dell’acqua, il rapporto olio/acqua della polpa di cocco aumenta. È più facile estrarre l’olio da copra essiccata, che ha un basso contenuto di umidità, rispetto all’ estrazione dell’olio di cocco dalla polpa di cocco fresca che contiene molta acqua. L’asciugatura corretta della copra per minimizzare il contenuto di acqua è importante per la produzione di olio cocco per spremitura. Il contenuto di acqua dell’olio di cocco, estratto da copra opportunamente essiccata, è trascurabile. Il contenuto d’acqua influisce sulla qualità dell’olio di cocco perché la presenza di acqua nell’olio di cocco favorisce l’idrolisi dei trigliceridi che causa irrancidimento idrolitico. [55] Nella produzione da cocco disidratato, l’essiccazione avviene in generale (ma non sempre) dopo aver tolto la sottile buccia che avvolge la polpa (testa), che conferisce il colore giallastro chiaro all’olio di cocco. Nella produzione di olio di cocco vergine, la” testa” viene analogamente rimossa e la polpa bianca di cocco viene utilizzata per produrre olio incolore.
Tutti i metodi di produzione di un olio di Cocco di qualità devono essere sempre preceduti da fasi di controllo ispezione delle “noci” prima dell’estrazione. Tutte le noci vengono ispezionate per separarle scartando noci immature, germinate o avariate. Solo le noci completamente mature, da 12 a 13 mesi, possono essere utilizzate per la produzione di olio di qualità. Le noci perfettamente mature non devono presentare “austori” di parassiti perché il contenuto di olio della noce inizia a ridursi una volta formato l’austorio e la qualità si deteriora man mano che l’austorio diventa più grande. Procedure adeguate devono esser adottate affinché le noci non si rompano durante lo scarico. Allo stesso modo, l’esposizione alla luce solare delle noci decorticate durante la consegna; la pesatura e lo scarico devono evitare la rottura del guscio che causerà il deterioramento della noce. Le noci spezzate inizieranno a marcire dopo un’ora al sole. [65]
Principali principi d’estrazione dell’olio di cocco con processi “a secco”
La prima fase dell’estrazione dell’olio mediante una pressa idraulica o espulsori è la pulizia della copra per eliminare qualsiasi impurità. Quindi la polpa viene frantumata in particelle fini e delicatamente riscaldata a vapore per 30 min. Questo processo di riscaldamento facilita l’espulsione dell’olio nel processo di pressa idraulica per separare l’olio di cocco. [55]
-Estrazione con espulsori ad alta pressione: rappresenta il principale metodo di estrazione dell’olio di cocco dalla copra. La copra viene pressata in grandi espulsori che generano grandi quantità di calore e pressione. L’olio di cocco grezzo risultante è d’aspetto marrone e torbido. Questo olio deve essere ulteriormente purificato filtrandolo e sottoponendolo a raffinazione per rimuovere gli acidi grassi liberi (un prodotto di degradazione dall’olio), umidità residua, sapore sgradevole o odore. L’olio di cocco ottenuto in questo modo è il meno costoso di tutti gli oli di cocco; [55] gli espulsori ad alta pressione generano temperature e pressione molto elevate; l’esposizione dell’olio a temperature elevate ne altera il finale contenuto organolettico. Dall’olio grezzo ottenuto da questo processo, attraverso successive lavorazioni, vengono prodotti oli finiti per uso alimentare, dermocosmetico o industriale. [55]
-Estrazione con espulsori a media e bassa pressione: analogamente agli espulsori ad alta pressione, a partire dalla polpa del Cocco, sfruttano pressione e calore per l’estrazione tuttavia con potenza inferiore. Producono oli grezzi che generalmente vengono raffinati ma sono maggiormente conservativi di nutrienti e sostanze medicamentose. Rispetto ai metodi ad alta pressione hanno una resa produttiva inferiore e l’olio grezzo viene generalmente sottoposto ad ulteriore estrazione; in genere questi processi producono anche altri sottoprodotti come la farina di cocco; l’olio ottenuto necessita di un ulteriore passaggio industriale per eliminare il quantitativo di acqua che risulta superiore rispetto ai metodi ad alta pressione; sono metodologie mediamente più costose che necessitano di impianti industriali tecnologicamente avanzati. L’olio grezzo ottenuto risulta di media qualità. [55]
-Spremitura “a freddo” tramite pressatura idraulica: è la metodica di estrazione a secco dell’olio di Cocco più simile alle metodiche tradizionali. Consente di ottenere un olio grezzo di buona qualità che può venire semplicemente filtrato e utilizzato come tale; poiché per l’uso quest’olio non deve necessariamente essere raffinato, quando non viene raffinato può essere etichettato come olio “vergine” poiché per convenzione è ritenuto tale qualunque olio di cocco non sottoposto a metodiche di raffinazione. La qualità della copra utilizzata in questo caso è di alta qualità e libera da contaminazioni fungine. In questa lavorazione vengono utilizzati essiccatori speciali per la preparazione della copra e la “testa” viene eliminata. In questo caso la spremitura viene considerata “a freddo”, poiché la temperatura è controllata;[58] la bassa temperatura di estrazione e la relativa pressione impiegata consentono di mantenere praticamente inalterato il naturale profilo organolettico dell’olio; l’olio grezzo ottenuto da questa metodica può essere sottoposto a ulteriore raffinazione/deodorazione a secondo dell’uso finale del prodotto; quest’olio necessita di un ulteriore passaggio per eliminare i residui d’acqua in eccesso; questa metodica, tra quelle a secco, viene generalmente ritenuta tra le migliori per ottenere un olio di Cocco finito di qualità sia per uso dermocosmetico che alimentare. [55]
Nelle metodiche d’estrazione meccanica a pressione moderata (presse idrauliche o espulsori), rispetto alle metodiche con espulsori ad alta pressione, la resa di olio può ridursi del 15%. Questo olio rimanente può essere ulteriormente estratto mediante con solvente. La miscela risultante include olio, solvente ed estratto farina di cocco. Il solvente nella miscela viene rimosso con riscaldamento (perché è volatile) e il solvente viene recuperato per condensazione. Il solvente rimanente nella soluzione oleosa viene rimosso per distillazione. Tracce di solvente rimaste nella farina e nell’olio vengono rimossi mediante strippaggio a vapore a pressione ridotta. I passaggi ad alta temperatura nel processo di estrazione con solvente possono degradare termicamente l’olio e minime concentrazioni di solvente rimarranno anche nell’olio dopo purificazione. [55]
L’olio grezzo preparato con questi metodi può essere ulteriormente lavorato e affinato in fasi successive tuttavia la raffinazione non è essenziale per eliminare il contenuto di gomma che nell’olio di cocco è naturalmente molto inferiore rispetto ad altri oli vegetali o di semi.
Una veloce ed economica rimozione di acidi grassi indesiderabili può essere ottenuta utilizzando deboli soluzioni alcaline dalle quali gli acidi grassi liberi vengono rimossi come saponi. Il processo alcalino tuttavia non viene comunemente impiegato nella produzione su scala industriale di olio cocco di buona qualità, infatti gli acidi grassi liberi possono essere rimossi anche con metodiche fisiche (vuoto /distillazione). Le sostanze responsabili del colore dell’olio di cocco possono essere rimosse con agenti sbiancanti o filtrando l’olio attraverso carbone attivo. La rimozione degli odori sgradevoli può essere eseguita mediante strippaggio fisico a vapore. [55]
– Estrazione con solvente: che consente l’estrazione dell’olio di cocco da copra. L’esano (n-esano) è considerato il più efficiente solvente per l’estrazione dell’olio poiché gli oli si dissolvono facilmente in esso e facilita la sua rimozione dall’olio. È un solvente di costo relativamente basso ma è infiammabile, lievemente tossico ed esplosivo per cui ha forti impatti ambientali e genera problemi per la produzione su scala industriale. L’estrazione con solvente lascia bassi livelli di residui nell’olio, il che è sicuro, ma indesiderabile per scopi alimentari o dermocosmetici. L’estrazione di olio mediante solvente è più adatta per l’olio semi contenenti quantità relativamente basse di olio e poiché la copra contiene circa il 70% di olio, l’estrazione meccanica è più efficiente ed economica. [55]
– Estrazione mediante CO2 supercritica: l’estrazione degli oli di semi mediante anidride carbonica supercritica (SCCO2) può superare il problema dei residui di solvente presenti negli oli estratti per estrazione con solvente. Diversi composti nei semi oleosi possono essere estratti facendo variare la pressione e la temperatura del carbonio biossido tuttavia queste unità di estrazione necessitano di investimenti elevati e questa tecnologia non è molto diffusa, sebbene la qualità dell’olio estratto con questo metodo sia elevata. [55]
Stadi di estrazione
A partire dalla copra si può ottenere da una prima estrazione, con le diverse metodiche, un olio grezzo che viene sottoposto in successione, secondo la qualità di olio che si vuole ottenere a filtrazione, rimozione delle gomme, deacidificazione, decolorazione, deodorizzazione per ottenere un olio finito. Successivamente alla prima estrazione la copra può essere sottoposta ad una seconda estrazione che produce un olio ancora grezzo, che successivamente può essere sottoposto a filtrazione, rimozione delle gomme, deacidificazione, decolorazione, deodorizzazione per ottenere un olio finito e la “torta di Cocco” da cui si possono ottenere diversi sottoprodotti di interesse alimentare e industriale. [55]
Preparazione dell’olio di cocco con processi “a umido”
-Bollitura del latte di Cocco. Tra i metodi umidi in cui viene utilizzata la polpa di cocco fresca per l’estrazione dell’olio, la bollitura del latte di cocco per separare l’olio di cocco è stato il principale processo domestico presso varie popolazioni (Sri Lanka, India). In questo processo, la polpa di cocco viene raschiata e pressata a mano con acqua per ottenere il latte di cocco. Questa emulsione di latte di cocco viene riscaldata fino a quando l’acqua non sarà evaporata e l’olio rimanente sarà separato. L’olio può anche essere separato dall’acqua mentre il latte di cocco sta ancora bollendo. Il riscaldamento provoca il depositarsi di proteine sul fondo del contenitore. Quando si continua il riscaldamento, l’acqua nell’emulsione evapora. A causa della sua elevata temperatura di ebollizione, l’olio di cocco non evapora notevolmente durante questo processo. Infine, l’olio di cocco può essere separato per decantazione dai residui contenenti proteine, carboidrati e altre sostanze. L’olio di cocco risultante possiede un piacevole aroma di cocco ed è privo di acqua. Questo olio si conserva molto a lungo tempo senza formare prodotti di ossidazione che causano rancidità tuttavia, a causa della caramellizzazione e altro reazioni, l’olio di cocco prodotto con questo metodo ha un colore particolare. Uno svantaggio di questo metodo è l’elevata quantità di energia necessaria e un periodo di tempo relativamente più lungo impiegato per far evaporare l’acqua dall’emulsione di latte di cocco. Non vi sono macchine progettate per produrre olio di cocco su scala industriale con questo metodo. Questo metodo è limitato alla preparazione dell’olio di cocco in piccola scala o per il consumo domestico. L’olio di cocco prodotto con questo metodo è indicato come olio di cocco da metodo tradizionale ed è ritenuto un olio di Cocco “vergine”. [55]
-Processo di centrifugazione. Questo metodo a umido e a freddo consente la preparazione di olio di cocco vergine. La principale differenza tra l’estrazione dell’olio vergine e l’estrazione di altri tipi di olio di cocco è l’uso di temperature più basse nel processo di estrazione dell’olio. Il metodo principale d’estrazione dell’olio di cocco vergine è attualmente la centrifugazione. In questo metodo, la polpa di cocco fresco viene tritata e pressata con un espulsore. L’emulsione al latte di cocco ottenuta dalla pressatura contiene circa il 40% olio. Nella produzione di olio di cocco vergine di alta qualità, la pressatura deve essere eseguita utilizzando una macchina speciale in cui sia il “piatto” di pressatura sia il dotto di trasporto del latte (manica) sono raffreddati con acqua fredda. La temperatura del latte di viene mantenuta al di sotto di 25 C. Usando una centrifuga, la crema viene poi concentrata per ottenere una percentuale maggiore di olio mentre le proteine e le sostanze idrosolubili vengono separate. L’olio di cocco prodotto con questo metodo ha un sapore di cocco molto leggero e la consistenza dell’olio di cocco è estremamente delicata e liscia. In alcuni casi il latte di Cocco viene raffreddato a 10°C per 10 h per solidificare i lipidi. Successivamente viene scartato lo strato acquoso e il blocco lipidico è lasciato riposare a 30°C fino a completa dissoluzione. La miscela viene centrifugata e lo strato di olio viene separato. Nel metodo tradizionale filippino per l’estrazione dell’olio di cocco vergine, l’emulsione di latte di cocco viene lasciata riposare per un tempo stabilito e naturalmente gli enzimi naturali degradano le proteine che trattengono l’olio in soluzione consentendo all’olio di essere separato. L’olio di cocco prodotto da questo metodo di centrifugazione è considerato uno di quelli di qualità più elevata. Questi oli sono costosi e di solito sono etichettati come “olio extra vergine” di cocco e impiegati per l’utilizzo alimentare “a crudo” o per usi nutraceutici. [55]
-Processo di fermentazione. Il metodo di fermentazione è il meno coerente di tutti i processi di produzione dell’olio di cocco a umido. Pertanto, la qualità di l’olio di cocco prodotto con questo metodo varia notevolmente tra i diversi produttori. L’olio deve essere ulteriormente purificato per scopi alimentari. Nella preparazione dell’olio di cocco con questo metodo, il cocco fresco viene prima grattugiato e poi il latte di cocco o la crema viene spremuta dalla polpa bianca. Questo latte è posto in tini o secchi e lasciato fermentare a circa 37 C. Gli enzimi e i batteri rompono le proteine in emulsione e separano il latte in diversi strati che includono uno strato superiore di cagliata proteica, uno strato di olio di cocco sotto, un altro strato di cagliata e uno di acqua. La cagliata proteica sulla parte superiore può essere rimossa e poi lo strato di olio può essere sifonato. [55] Per fermentazione si intende generalmente l’aggiunta di lievito o enzima o microrganismo adatto ad una materia prima per ottenere un prodotto desiderato. Tuttavia, nel caso del Metodo di fermentazione per la produzione di VCO, nessun’altra sostanza viene aggiunta. È stato osservato che quando una miscela di latte di Cocco viene fatta riposare per più di 10 ore in condizioni favorevoli, l’olio si separa naturalmente dall’acqua e dalle proteine. Il meccanismo di questa separazione naturale senza l’aggiunta di qualsiasi agente di fermentazione è inspiegabile. Una teoria suggerisce che un enzima naturale nella polpa di Cocco, che è successivamente viene trasferito al latte di Cocco, venga attivato ad un certo punto della fermentazione. Un’altra teoria è che i batteri lattici presenti nell’aria, che hanno, la capacità di rompere i legami proteici, agiscano sul latte di Cocco provocando la separazione del VCO. Si può ipotizzare che il termine, “Metodo di fermentazione naturale”, sia stato coniato perché l’acqua e la cagliata che si stacca dall’olio, odora e ha un sapore aspro. È “naturale” perché non viene aggiunta alcuna altra sostanza per ottenere la fermentazione. Di tutte le tecnologie di lavorazione del VCO, il metodo domestico modificato ed Il metodo di fermentazione naturale necessitano del minor lavoro e del minimo apporto energetico. Tuttavia, se il processo di fermentazione non è adeguatamente controllato, produce olio con odore acido e contenuto di acidi grassi liberi relativamente più alto annullando il risparmio sul costo del lavoro in quanto l’olio non può essere classificato come VCO. Controlli precisi per la maturazione delle noci di Cocco e la le condizioni ambientali per la camera di fermentazione sono necessarie per ottenere un buon recupero dell’olio di alta qualità. Il metodo di fermentazione naturale modificato comprende due parti distinte – estrazione/preparazione del latte di Cocco e lavorazione del VCO dal latte. [65]
-Estrazione assistita da enzimi. Solitamente gli oli nelle piante si trovano all’interno di cellule vegetative legate ad altre macromolecole come le proteine e carboidrati pertanto l’idrolisi delle macromolecole facilita il processo di estrazione dell’olio. Un’alta resa di olio di cocco può essere ottenuta utilizzando enzimi per idrolizzare il materiale cellulare nella polpa di cocco. Gli enzimi possono essere miscele grezze degli enzimi proteasi, cellulasi, emicellulasi e amilasi. L’estrazione degli oli commestibili assistita da enzimi è un metodo ecologico basato sull’isolamento dell’olio di cocco dalle proteine nell’emulsione. La farina di copra viene preparata tagliando la copra e passandola attraverso una maglia da 1 mm oppure il cocco fresco viene grattugiato e mescolato con acqua e la miscela viene trattata con enzimi. L’olio rilasciato può essere separato con centrifugazione. Un trattamento enzimatico riportato include l’ebollizione della copra macinata con acqua seguita da raffreddamento e trattamento enzimatico. [55]
-Metodo Bawalan-Masa: (Filippine) è il processo che utilizza i residui del latte di Cocco come materia prima. Il residuo viene sbollentato ed essiccato ad un contenuto di umidità specifico e sgrassato in condizioni controllate. Produce olio di Cocco a basso contenuto di grassi e ricco di fibre e fiocchi. I fiocchi sono macinati per produrre farina di Cocco ad alto contenuto di fibra alimentare. Questo metodo consente un ulteriore recupero di olio di alto valore dai residui e rende la lavorazione del latte di Cocco più redditizia. L’olio ottenuto dura più di 1 anno. Produce farina di Cocco a basso contenuto di grassi e ricca di fibre come co-prodotto. Il processo di produzione deve avvenire in un impianto integrato per la lavorazione del latte di Cocco. [65]
Deodorazione dell’olio di Cocco
Il consumo sempre maggiore di grassi, anche nel mondo occidentale ha stimolato la ricerca tecnica industriale a perfezionare sempre nuove metodiche per la lavorazione di grassi vegetali e animali che per caratteristiche proprie o a causa della loro lavorazione possono avere colore ed odore non graditi ai consumatori. Anche l’olio di Cocco, nelle sue forme estrattive possiede un caratteristico profumo “dolce” che può essere ridotto attraverso specifiche metodiche di deodorazione. Le più moderne metodiche di deodorazione e/o raffinazione garantiscono l’integrità organolettica degli oli sottoposti a questi procedimenti e si basano sull’impiego di metodiche fisiche (temperatura controllata, pressione, vapore); queste metodiche, di fatto naturali, sono molto diverse da altre procedure dalle quali si può ottenere la deodorazione dell’olio attraverso un trattamento chimico) degli oli vegetali; il trattamento chimico influisce sulla naturale struttura chimica dell’olio. Alle procedure fisiche, attualmente più impiegate, si affiancano oggi anche alcune loro varianti che prevedono la sostituzione (o l’aggiunta) del vapore con altri gas inerti (es. azoto). [71] La deodorizzazione è di solito il passaggio finale nella produzione di oli e grassi commestibili o dermocosmetici da fonti vegetali e animali. Gli oli vegetali in genere contengono impurità volatili che possono conferire all’olio odore e sapore discutibili. In sintesi per i processi di deodorizzazione fisica si sfruttano le naturali differenze di volatilità tra i trigliceridi di un olio vegetale e quelle delle componenti che determinano sapore e aromi indesiderati. Sebbene non siano stati completamente caratterizzati, molti dei composti responsabili di gusto e odori indesiderabili (impurità) di un olio vegetale, e che convenzionalmente vengono rimossi per deodorizzazione, sono stati identificati come pesticidi, acidi grassi liberi, aldeidi, chetoni, alcoli, idrocarburi, tocoferoli, steroli e fitosteroli. [72] [73]
I processi di deodorazione di oli e grassi sono stati praticati per molti anni mediante distillazione per poi evolversi in moderni e complessi metodi che applicano principi di chimica fisica e ingegneria chimica per cui i primi metodi, che impiegavano semplicemente il riscaldamento per volatilizzare materiali odorosi, hanno lasciato il posto a metodi migliorati che hanno aggiunto il vapore, durante la fase di riscaldamento, per accelerare la vaporizzazione e la successiva rimozione delle impurità. [73] Per esempio nelle tecniche europee della metà del XIX secolo si otteneva la deodorizzazione dei grassi soffiando vapore attraverso oli riscaldati. I metodi successivi hanno utilizzato il vapore surriscaldato. Le moderne tecniche di deodorizzazione commerciale si pongono l’obiettivo primario di non alterare l’originale composizione organolettica dell’olio restituendolo deodorato nella sua totale ed originaria integrità. Ad esempio la deodorizzazione fisica degli oli avviene attualmente in condizioni di alto vuoto per prevenire il degrado ossidativo durante la lavorazione inoltre l’olio rimane esposto al calore il più breve tempo possibile, per minimizzare gli effetti non desiderati che possono verificarsi a livelli elevati temperature. Gli aspetti teorici dello stripping a vapore infatti sono governati dalla legge di Raoult e dalla legge di Dalton. Di conseguenza, la quantità di ogni impurità rimossa è direttamente proporzionale alla sua tensione di vapore, che a sua volta è direttamente proporzionale alla temperatura di deodorizzazione e alla quantità di vapore aggiunto. Il processo di deodorazione avviene attualmente in appositi impianti industriali chiamati deodoratori. Il processo di deodorizzazione degli oli vegetali è un passaggio del processo di raffinazione al quale generalmente vengono sottoposti gran parte degli oli vegetali indipendentemente dalla loro specifico uso. [74] Le tecniche di deodorizzazione degli oli sono conosciute sin dalla storia della produzione degli oli vegetali e in origine consistevano nel far “bollire” gli oli in normali condizioni atmosferiche ad alte temperature mentre oggi le tecniche più moderne fondano sul principio di trattare gli oli a temperature opportunamente controllate, in condizioni di bassa pressione per precisi periodi di tempo. [74] Poiché esiste una differenza sostanziale tra la tensione di vapore dell’olio e le sostanze volatili che influenzano il sapore, il colore e la stabilità, in teoria la deodorizzazione può consistere in qualsiasi metodo per far evaporare queste sostanze senza danneggiare l’olio; per questo motivo la moderna tecnologia industriale ha messo a punto una serie di procedimenti di deodorizzazione, con alcune varianti tecniche, basate sul principio summenzionato. [74] La deodorizzazione fisica degli oli può essere ottenuta anche attraverso il processo per il quale gli acidi grassi liberi, in un greggio o nell’olio, vengono rimossi per evaporazione anziché essere neutralizzati e rimossi (attraverso saponificazione) come in un processo di raffinazione alcalina. [74] Il processo di deodorizzazione è molto simile alla metodica di raffinazione fisica tuttavia evita la rimozione dall’olio di elevate quantità di acidi grassi senza danneggiarli. [74] Concettualmente il processo di deodorizzazione è un procedimento di purificazione basato sul trasferimento di massa, a cui è esposto l’olio in particolari condizioni superficiali di pressione, che costringe le sostanze volatili allo stato di vapore. [74] Le condizioni ideali di deodorizzazione, nei deodoratori, si ottengono esponendo un sottile strato di olio ad a un gas di trasporto a temperatura controllata e bassa pressione; durante questo trattamento viene utilizzato quindi un gas di strippaggio (normalmente vapore), l’olio viene agitato, assicurandosi che tutto l’olio sia sottoposto a condizioni superficiali controllate di pressione per convogliare i volatili dal deodoratore al sistema di recupero del vapore. Nella maggior parte dei processi di deodorizzazione, l’esposizione dell’olio a temperature controllate determina anche un fenomeno fisico di “sbiancamento” derivante dalle condizioni fisiche di trattamento che determinano una “rottura” o una evaporazione di pigmenti carotenoidi e di altri composti coloranti. [74] Una deodorizzazione efficace richiede un “ambiente” fisico controllato ed una adeguata “agitazione” dell’olio per un certo periodo per consentire ottimali condizioni di equilibrio di trattamento ed il tempo sufficiente per lo sbiancamento a caldo. [74] Generalmente l’olio trattato (in relazione anche suo uso successivo) provenendo dall’impianto di candeggio (o in alcuni casi dal processo di pretrattamento di raffinazione fisica), normalmente alla temperatura di 60–90 ° C, viene disareato cioè deossigenato; questo processo è fondamentale prima del riscaldamento dell’olio a temperature superiori a 100 ° C, come per la maggior parte degli oli (in particolare quelli derivati da fonte di sementi), poiché se l’olio contiene ossigeno, a contatto con superfici riscaldanti, deposita su di esse prodotti di polimerizzazione. [74]
Dopo il processo di deossigenazione l’olio passa normalmente attraverso uno scambiatore olio-olio (scaldato con olio precedentemente deodorato) per essere preriscaldato e quindi l’olio caldo viene quindi riscaldato fino alla precisa temperatura di deodorazione (nota per ciascun tipo di olio vegetale). Dopo essere stato portato a temperatura, l’olio viene agitato vigorosamente nel deodoratore, per un certo periodo di tempo, fino a quando la maggior parte dei volatili è stata rimossa ed è avvenuto lo sbiancamento a caldo. L’olio viene quindi raffreddato, normalmente prima passando attraverso un economizzatore a recupero di calore, e poi attraverso raffreddamento finale. Durante il raffreddamento nell’olio possono essere aggiunte piccola quantità di agente chelante, come l’acido citrico, così come degli antiossidanti. [87] I volatili rimossi durante i processi di deodorazione sono condensati e generalmente recuperati in un condensatore diretto, noto come scrubber a vapore. I gas volatili, compreso il vapore di stripping e altri composti più volatili, vengono condensati nel sistema del vuoto. I principi di base di funzionamento dei deodoratori sono essenzialmente gli stessi, tuttavia esistono diversi tipi di sistemi per eseguire queste operazioni. Una classificazione generale delle metodiche più adottate e funzionali ai volumi produttivi è: discontinue, continue e semicontinue. [74]
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A cura della direzione scientifica di Benefica